Capitolo 2

51 4 0
                                    

Tieni il viso rivolto
verso il sole
e le ombre staranno dietro di te

Il giardino si apre davanti a me. Non faccio in tempo a godermi la visione di quell'angolo di pace, che una folla di ragazzi mi investe. Mi rialzo e un sapore metallico mi invade la bocca, sangue, afferro i miei libri e mi volto in direzione degli armadietti; il sangue mi cola dal naso e dal ginocchio destro anche le mani sono graffiate. Mentre inserisco il codice, inavvertitamente mi arriva un pizzicotto; lancio un mugolio di disappunto e mi volto, la mia faccia viene inondata da un turbine di capelli rossi, alzo gli occhi al cielo "Leina, non è un bel momento, vedi!" Le indico la sbucciatura e i tagli; lei mi guarda senza levarsi quel sorriso solare che si porta sempre dietro "Eddai" mi sferra un altro pizzicotto, io giuro che questa la ammazzo, "Sono venuta qui per darti una buona notizia è tu mi accogli così?" La guardo storto mentre mi disinfetto la ferita "Domani a scuola arriverà un nuovo ragazzo!" La vedo saltare dalla gioia, tuttavia il mio sguardo disinvolto non la soddisfa "Si chiama Aton, è alto un metro e settanta, è b e l l i s s i m o"Alzo un sopracciglio, ma come si fa ad essere così elettrizzate per un ragazzo? Insomma, è un ragazzo e non ha nulla di diverso da noi. Lei mi osserva e mi sferra un terzo pizzicotto, chiudo gli occhi ed espiro piano, si io questa la ammazzo proprio, "Ora fai così ma poi domani so già che gli sbaverai dietro, come tutte d'altro canto" Mi sorride divertita, alzo gli occhi al cielo e mi incammino verso il giardino, "Piuttosto mi dici come hai avuto informazioni su di lui?" Lei scoppia a ridere e mi indica un avviso appeso alla porta, si tratta di un volantino di carta con sopra la foto di un ragazzo castano; alzo un sopracciglio, sotto la foto ci sta scritto il nome, cognome, l'altezza, l'età e la classe. "Si chiama Aton Solmer, ha sedici anni, è alto un metro e settanta e..." Mi blocco, accanto alla scritta, classe, torreggia un uno affiancato da una I "Si, sarà in classe nostra" Leina anticipa la mia frase, cercando di analizzare la mia reazione; l'unica cosa che vede, però, è panico; ci mette un po' a capire il perché, ma poi realizza, "cazzo" L'unica cosa che mi esce dalle labbra. Lei mi fissa a bocca aperta e poi ride scherzosa "Ma tu guarda che combinazione!" Le lancio un'occhiataccia, io quella mattina mi ero offerta come 'guida di classe' visto che nessuno si proponeva, questo significa che devo portare quel tizio in giro per la scuola! Leina mi prende a braccetto e mi porta su una panchina, prende dallo zaino un panino e lo addenta "Allora, cosa hai intenzione di fare?".

Mi sdraio sul letto. Chiudo gli occhi e lascio la mia mente. Viaggio sui ricordi cercando sempre quella minima cosa, anche un'immagine, che mi faccia vedere il loro volto. Inizio a camminare sulla mia vita, senza neanche guardare sotto i miei piedi, senza prestare attenzione al percorso vitale che percorro con tanta difficoltà; mi blocco, non riesco ad andare oltre, mi giro, una donna sta davanti a me, ha dei capelli corti marroni, quasi neri, il volto è sfocato; indossa un maglione di lana con una giacca a vento sopra. Accanto a lei c'è un uomo; ha delle ciocche dorate nei capelli neri, anche lui indossa la giacca a vento. Sono in tenuta da sci e si stanno preparando per fare una discesa. Provo a voltarmi non posso rivederlo, non posso. Iniziano a scendere, all'inizio ridono, ma poi le risate si spengono, piano...piano... la neve sporca di sangue... il freddo sulla pelle... i loro corpi in mezzo agli alberi...
Spalanco gli occhi, sento il cuore che mi batte, mia zia arriva correndo e senza chiedere nulla, senza volere spiegazioni, mi abbraccia.

Theia mi osserva preoccupata "Sto bene!" glielo ripeto per la quindicesima volta; "non sei ancora riuscita a vedere i volti vero?" Abbasso lo sguardo "no...". Apro l'armadio e prendo un paio di jeans larghi chiari, afferro la prima maglietta che trovo, facendo attenzione che non lasci neanche uno spiraglio di pelle fuori ed esco. Sbuffo mentre scendo dall'autobus; Leina arriva saltellando e mi abbraccia solare, ma basta una mia occhiataccia per farle capire che non sono dell'umore giusto per ricambiare dimostrazioni d'affetto; "Quindi alla fine sei venuta?" Mi sorride gioiosa. "Non ho intenzione di saltare il mio secondo giorno scuola per un essere umano" Per tutta risposta mi prende a braccetto e mi trascina in aula, senza neanche farmi passare dall'armadietto.
Alla prima ora abbiamo algebra. Entriamo in aula. Accanto alla cattedra lo individuo immediatamente, ha il volto rilassato, il ciuffo gli copre in parte gli occhi; indossa una maglietta grigia e dei jeans scuri. Alzo gli occhi e mi siedo. "Signorina Caracta?" "Presente" Alzo la mano, cercando di trattenermi a mandare a quel paese mezzo mondo. "Le dispiacerebbe far vedere un po' della scuola a questo ragazzo?" Si "No" Il prof mi sorride "Allora cosa aspetta? Si alzi" Scanso la sedia ed esco invitandolo a seguirmi.

Spazio all'autrice
Heyy, vi sta piacendo questa lettura?
io spero di sì, ricordate di farmi sapere che ne pensate
e mettete la stellina, grazie <3

Neve d'estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora