Capitolo 5

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Loro non volevano andare
Ma era già scritto che
Quel giorno avrei perso il
Loro amore...

Mancano pochi giorni alle vacanze di natale. I primi quattro mesi di scuola sono volati.
Leina mi sta trascinando per i corridoi mentre corre; siamo di nuovo in ritardo per chimica, credo proprio che stavolta ci metterà cinque in condotta. Ci fiondiamo dentro la classe come dei bisonti ubriachi, beccandoci uno sguardo di fuoco da parte del prof; alzo gli occhi e ridacchio divertita sotto lo sguardo imbronciato della mia migliore (e unica) amica. Tiro fuori il quaderno e inizio a scrivere.

Cammino per le strade di Pedivalle. I miei scarponi affondano nella neve fresca con cui cerco di impedire ogni contatto e le mani sono chiuse all'interno della pelliccia con cui mi sto coprendo, all'interno di esse sta una corona di rose, intrecciate per settimane dalle mani esperte di mia zia. Avrebbe voluto esserci,ma aveva delle consegne urgenti che non poteva rimandare.
Entro nel cimitero, sono le sei e mezza di sera ed è tutto buio, ma io non ho mai avuto paura dei cimiteri; è l'unico luogo in cui riesco a sentirli vicini. Mi avvicino alla lapide, mi inginocchio e sorrido accarezzando la lapide, niente foto, nulla; tiro fuori la corona di rose ma nel poggiarla mi taglio con una spina. Basta quello, basta quella dannata goccia di sangue sul manto nevoso, le pupille mi si allargano, le mani mi tremano, sento tante lacrime sulle mie guance scorrere e cadere sulla lapide, grido, grido di dolore, la testa mi gira... vedo una figura... è tutta scura... mi sta prendendo... NERO.

Socchiudo le palpebre. È tutto bianco... "s-sono morta?" Domando titubante a bassa voce, nessuna risposta, "c-c-c'è  nes-suno?" "Buongiorno fiocco di neve". Mi siedo di scatto cosa! Accanto me Aton mi guarda, le mani infilate nella giacca di pelle, la schiena appoggiata al muro e gli occhi coperti dal ciuffo nero e quel dannato sorrisetto di scherno. Da quando era successa quella cosa a casa mia avevamo evitato ogni forma di contatto. "Che ci fai qui" sibilo. Alza un sopracciglio "Non mi dici neanche grazie" si avvicina con il viso e per la prima volta riesco a vedere le sue iridi, sono calde, di un marrone intenso... sento un sussulto dentro di me... no. "Grazie? Per cosa? Per avermi portata a casa tua? Per avermi messa sul tuo letto? Per avermi rapita?" Torna al suo posto è scoppia in una risata "Ti ho rapita? Mi prendi in giro ninfa?! Avevi la testa sanguinante, probabilmente l'avevi sbattuta contro la lapide, e ringrazia che non hai sbattuto il braccio ingessato; io ti ho portata qui per farti guarire! A e questo è il letto del mio ospedale privato!" Solo in quel momento mi accorgo della fasciatura sulla mia testa e che il braccio è guarito. Si avvicina ancora di più... un altro sussulto, basta, "L'ho fatto solo per non imbrattare la lapide di quei due poverini con il tuo sangue sporco" Assumo un'espressione triste, ma poi torno subito normale. Mi sdraio e mi giro dall'altra parte; perché mi sta formicolando lo stomaco?

Accendo il telefono, segna dieci chiamate perse dalla zia. Sono in macchina con Aton e il suo autista. "Zia scusa, ho avuto qualche problema, sto tornando adesso... si... un bacio" "È questa casa vostra madame" "Si, grazie infinite". Nel scendere sfioro la mano di Aton e il calore mi invade, lui la ritrae bruscamente... per un secondo quel calore ha placato ogni dolore, ogni ferita, tutto si è alleggerito, ma solo per un dannato, minuscolo secondo...

Mi butto sul divano. Tra le mani tengo un nuovo quadernino che mi ha regalato Leina. Ho deciso che lo userò per scriverci tutti i miei sentimenti, tutte le mie emozioni, giorno per giorno. Lo apro e decido di iniziare scrivendo i nomi delle persone che hanno preso parte nella mia vita, o almeno a quelle a cui ho rivolto la parola.
Inizio subito con Theia: zia, affettuosa e giocherellona
Leina: migliore amica, estroversa e amichevole
Denise: compagna di scuola, smorfiosa e viziata
E infine, in fondo alla lista aggiungo titubante il nome di Aton; accanto a lui però rimane il vuoto. Fino a qualche ora fa avrei scritto 'nemico giurato' eppure ora... qualcosa sta accadendo; perché mi sento lo stomaco contorto quando lo vedo? Perché sussulto quando si avvicina? Perché a un suo tocco tutto è sparito?
Chiudo il quaderno, quasi a voler schiacciare quei pensieri lì dentro, lo butto per terra e corro di sopra; mi getto sotto la doccia, provando per l'ennesima a lavare via tutto. A volte vorrei strapparmi la pelle, in modo che tutti i problemi e sofferenze escano e si liberino nell'aria come centinaia di migliaia di fiocchi di neve.
E soprattutto mi chiedo il motivo di tutto questo, di questo caos; mi chiedo perché alcune persone hanno entrambi i genitori, perché alcune persone si addormentano col sorriso, perché alcune persone capiscono ciò che provano?
Perché loro si è io no?

Spazio all'autrice
Spero questo capitolo vi sia piaciuto, mi
dispiace che sono stata assente ma la
scuola impegna e ho avuto poco tempo da
dedicarvici, so che siete ancora pochi
ma siamo solo all'inizio della nostra avventura
spero vi stia piacendo <3

Neve d'estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora