Capitolo 10

14 3 0
                                    

Le persone si aggrappano
all'odio così ostinatamente perché
sennò sarebbero costrette
ad amare

Scendo le scale di marmo sfiorando leggermente lo scorri mano con la punta delle dita. I vestiti che indosso mi fanno sembrare una miliardaria, ma non è così, le scarpe che mi aveva dato Eloise erano con il tacco troppo alto, così l'ho implorata di ridarmi le AirForce. I capelli si estendono nei miei soliti boccoli naturali e, anche se cerco di nasconderle, le mie forme abbondanti vengono risaltate dal vestito bianco panna che indosso. Guardo giù e vedo Aton seduto sulla poltrona dell'ampio salone di villa Solmer; riaffiorano i ricordi di quella notte, ma io li scaccio via con un gesto della mano. Appena entro nella sala rimango abbagliata dalla luce riflessa nel pavimento di marmo e dagli specchi che cospargono il muro. "Perché non ti siedi piccola ninfa." Sferro un sorriso sarcastico "Non ero un fiocchetto di neve? Hai cambiato gusto vedo." Anche lui sorride, ma con il solito sorriso da strafottente. "Io posso chiamarti come mi pare a me." Scoppio in una risata gelida. "Vorrei ricordarti che sono una persona, non una bambola che puoi chiamare come ti pare. Gradirei essere chiamata con il mio nome, non con dei nomignoli presi a caso dalle tue leggende." "Avanti, sai benissimo cosa significa chiamare una persona per nome." "Farla entrare nella tua vita" "Esatto fiocco di neve, ora dimmi, è questo che vuoi? Vuoi entrare nella mia vita?" Se solo sapesse quante volte me lo sono chiesta...
"Non ci credo neanche sotto minaccia che mi hai aspettata qui per parlare di nomi, nomignoli e robe varie." Cambio velocemente argomento. "Infatti no, volevo farti un paio di domandine, se non ti dispiace." Assumo un'aria altezzosa. "Si, mi dispiace." "Credi di cavartela così facilmente?! Che ingenua, ho serrato tutte le porte con un sistema di sicurezza, te ne andrai solo quando lo dico io." La sua risata mi fa venire la pelle d'oca. "Parla" sussurro riluttante. Assume un'espressione seria e dubbiosa "Perché lo hai fatto?" Si alza e inizia a girare pre la stanza. "Perché mi hai privato della morte? Mi potevi lasciar cadere giù da quel ponte, invece mi hai preso è riportato a terra." Una morsa mi stringe lo stomaco, ma quindi... "Ti ricordi qualcos'altro?" Si gira verso di me. "Non hai risposto alla mia doman..." Il panico mi assale. "Ti HO CHIESTO SE TI RICORDI QUALCOS'ALTRO DI QUELLA SERA!" In quel momento vedo la sua bocca distorcersi in un sorriso malato. "A questo punto la domanda cambia, in se c'è qualcosa che dovrei ricordare" i avvicina e in nostri nasi quasi si sfiorano... "Avanti fiocco di neve, ti sto ascoltando" Sento lo stomaco attorcigliarsi in un groviglio  e il battito accelerare. Siamo troppo vicini. Scosto la sedia e mi alzo; il ghigno beffardo si allarga sul suo volto e i ricordi tornano; ricordo quando aveva insultato me e i miei genitori, di tutte le volte in cui mi aveva insultata, per non parlare di quando mi aveva fatto entrare in quello stato. Non gliela darò vinta anche stavolta. Rido di gusto sembrando quasi isterica. "Vuoi che ti racconti di come, obbligata da Leina, ti ho gettato sul taxi? Vuoi che ti racconti di come ti ho trascinato per i corridoi di casa tua? Vuoi che ti racconti di come me ne sono andata correndo? Se vuoi ti racconto questo, ma non credo ti interessi." Gli sputo tutte queste falsità in faccia e poi sorrido. Questo è per i miei genitori brutto lurido. Il sorriso però dura poco perché all'improvviso mi ritrovo attaccata al muro, le mani in alto strette dal suo pugno e la sua mano sinistra sul mio fianco. Spalanco gli occhi e provo a divincolarmi, ma è tutto inutile. Avvicina la bocca all'orecchio e l'aria mi si blocca in gola; sento il suo fiato caldo invadermi. "Ti avviso ninfetta, meglio non giocare col fuoco, potresti scoprire che non sono molto bravo a trattenermi." Si stacca da me e io mi sistemo una spallina del vestito di sua sorella. Fa cenno al suo maggiordomo di aprire la porta e di lasciarmi uscire; mentre esco gli urlo "E tu stai attendo che il ghiaccio sa essere molto pericoloso."

Aton
Corro nella mia stanza cercandola disperatamente. Eppure mi ricordo di averla lasciata nel cassetto. Rovisto in giro e infine la trovo. Prendo la canna e la accendo, percepisco il mio calore corporeo aumentare e velocemente me la infilo in bocca, assaporo il fumo e gli lascio invadere il mio corpo... come sempre.Gliela farò pagare fosse l'ultima cosa che faccio; crede di potermi fronteggiare, sfidare! Va bene, che mi sfidi pure, vediamo come ne uscirà. Sento l'erba otturarmi il cervello e il bruciore placarsi, finalmente.

Spazio all'autrice
In questo capitolo ho provato
a farvi conoscere di
più il vero carattere di Beira
spero vi piaccia.

Neve d'estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora