Capitolo 3

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Il tuo destino è il destino
comune di tutti, su ogni
vita cade un po' di pioggia

Mi chiudo la porta della classe dietro le spalle. Inizio a camminare senza degnare di uno sguardo il nuovo arrivato. "Questa è l'aula di chimica, anche se vedi tutte queste fiale non ti illudere, ho sentito che non si fanno molti esperimenti." Mi volto per vedere se ha capito; sussulto, non sta guardando l'aula, sta guardando me; il suo sguardo mi penetra nella pelle, si infiltra nel sangue e il battito accelera. Mi riscuoto e alzo un sopracciglio, ma cos'ha da guardare, "Hei! Ti dispiace ascoltare?! Se vuoi saperlo non sono qui sotto forma volontaria" Non risponde "Ma che sei muto?!" Mi sta facendo salire i nervi; apre la bocca, ma poi la richiude, distoglie lo sguardo spostandolo sull'aula di chimica, mi volto di scatto e mi incammino offesa. "Ciao, sono Denise" sento la stessa voce squillante che avevo sentito la mattina precedente; mi volto roteando gli occhi, lei però non presta attenzione al mio movimento; tiene gli occhi fissi sulla schiena di Aton, "Perché ti sei fermata?" La sua voce mi penetra nell'anima e nel sangue. Alzo un sopracciglio divertita e trovo i suoi occhi fissi sui miei, le ginocchia mi tremano, chiudo gli occhi e sferro un sorriso falso "Non vedi che abbiamo una tua fan?" Punto gli occhi su Denise che non ha smesso di fissarlo; si volta lentamente e sfodera un sorriso suadente, poi prede della tempera dal laboratorio di arte e me lo schizza addosso, sulla maglietta bianca... come la neve macchiata di sangue, il respiro accelera e il battito cardiaco diventa incontrollabile; l'ultima cosa che sento è la sua voce che sussurra "sei un clown" e poi... poi... Nero.

I muri grigi e bianchi dell' infermeria mi circondano. Giro la testa a destra e vedo Leina seduta su una sedia con il libro di greco in mano, non si accorge che ho aperto gli occhi. Mi siedo e mi accorgo che il braccio destro è ingessato, ma stiamo a scherzando, Leina alza il volto e nei suoi occhi vedo una gioia immensa, mi sorride, mi sdraio, chiudo gli occhi "Chi mi ha portata in infermeria?" Di sicuro non Denise "Aton è arrivato in classe e ha detto che eri svenuta, sembrava calmo, allora mi sono precipitata nel corridoio e... beh eccoti qui" Se solo sapesse... "Dov'è?" Leina si alza e torna poco dopo con Aton; si ferma la circolazione, l'atmosfera cambia e il cuore fa finta di non esistere; ma perché mi fa quest'effetto? Lui mi si avvicina deciso, un sorriso da fighetto stampato in faccia e le mani infilate nelle tasche dei pantaloni. "Che c'è fiocco di neve, hai paura del ros..." non riesce a finire la frase, ha il volto girato verso destra, l'espressione stupita è un grosso segno rosso sulla guancia, la mia mano sinistra è alzata e la mia espressione è dura e impassibile. "Non provare mai più a d avvicinarti a me, non  provare neanche a guardarmi e soprattutto, non chiamarmi fiocco di neve". Lui si gira e si allontana, lasciandomi da sola insieme alle mie paure.

Non ho chiuso occhio. Detesto il giovedì, è la giornata più impegnativa, tre ore di latino e una di chimica. Leina mi saltella accanto come una capretta giuliva, sposto lo sguardo da un'altra parte, il braccio destro è ancora fermo dal gesso che mi avevano messo ieri. L'aula di latino assomiglia a una grande biblioteca, l'odore di vecchiume e di carta ingiallita invade l'intera stanza. Mi siedo al banco, in fondo come al solito. L'atmosfera si riscalda, il cuore accelera e mi sento tremare; percepisco il suo sguardo sulla pelle... "Biby?" La voce di Leina mi risveglia da quello stato di trans, apro il quaderno e cerco di ignorare i suoi occhi che mi stanno piano, piano uccidendo. Il Professore entra in classe e, senza neanche sedersi, inizia a parlare. Circa a metà lezione, dopo aver messo un sette e mezzo a Carol, un ragazzo di classe nostra, si alza e cammina deciso verso il mio banco, i suoi occhi severi mi osservano, sudo freddo, alza il braccio e indica... Aton; "Tu! Vieni qui" Lo vedo alzarsi, il ciuffo gli copre gli occhi e le mani sono perennemente fissate nelle tasche. "Ragazzo, devi andare ogni giorno a casa sua. Ha il braccio inutilizzabile e non accetto queste scuse per non fare i compiti" La sua bocca perde il solito ghigno beffardo, sembra trattenersi dal tirargli un gancio destro, si limita ad annuire ed ad allontanarsi. Non uno sguardo, non una parola... niente.

Leina mi guarda preoccupata mentre mi fa una treccia, in camera mia, l'ansia mi copre in un abbraccio stritolante. Manca un'ora, solo una dannata ora e poi, quel mostro arriverà; "Ricordati, agisci in modo normale, ma non farti mettere i piedi in testa. Lui tenterà di evitarti, ma se va fuori dall'argomento dei compiti zittiscilo!" Annuisco incerta; lui riesce ad abbassare la corazza che mi sono costruita con tanta fatica, e questo mi fa paura. Leina si alza dal letto ed esce; mancano solo cinque minuti... quattro... tre... due... uno... DRINNN! Sobbalzo, è arrivato.

Spazio all'autrice
Questo capitolo è un po' più lungo degli altri
spero lo abbiate seguito bene
lo stesso <3

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