Capitolo 12

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Fermin's POV

Raquel arriva qualche minuto dopo, portandosi appresso

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Raquel arriva qualche minuto dopo, portandosi appresso...

« Amalia? »

« Ehm...ciao..? » mi saluta lei, timidamente.

Raquel guarda più volte me e Amalia, vedendo che non ci scambiamo alcuna parola: « Sai una cosa Fermin? » proferisce lei poi « io devo andare a casa ora, però lei può rimanere qua con te »

« Oh no, no assolutamente no! » si intromette Amalia « No vi stavate allenando voi due, io non...»

« Nah, tranquila » la rassicura lei « ho dei compiti di algebra che mi attendono, e poi se voglio allenarmi, posso sempre usare i suoi pesi che ha a casa »

E congedandosi in quel modo, Raquel si dilegua, lasciando soli me e Amalia, su cui ci incombe un enorme velo di disagio.

« Io...io non volevo interrompere il vostro allenamento » mormora lei « insomma...

« Non preoccuparti, Raquel non è mai stata una fan del sudore e dello sport, non avrebbe fatto niente »

La vedo fare un cenno affermativo in modo molto distratto.

« Era comunque un momento che stavate passando insieme e io non volevo rovinarlo » ribatte lei delicatamente.

« Ci passo fin troppo tempo insieme, praticamente 24h/24 dentro le mura di casa » replicai in modo ironico.

« Beh, questo vuol dire che comunque avete un legame profondo, per passare così tanto tempo in compagnia »

« Così profondo che a volte mi verrebbe voglia di tirarle una padellata in faccia dal nervoso »

La noto sorridere alla mia battuta e questo mi fa un po' rilassare.

« Molto violento come gesto » sottolinea lei, senza far scomparire dal volto l'espressione divertita.

« In qualche modo devo far prevalere i diritti del mio status di primogenito »

« Primogenito? » ripete lei confusa « pensavo che lei fosse...»

« E' mia sorella minore » specifico io immediatamente nel modo più chiaro possibile.

« Oh! » esclama Amalia, probabilmente colta di sprovvista dalla rivelazione.

« Credevi fosse la...mia ragazza? »

Lei semplicemente si limita ad annuire: « Beh, è nel tuo range »

Io rido: « Ho un...range piuttosto ampio », ammetto, per poi aggiungere: « ma no, al momento non ho nessuno »
Lei per l'ennesima volta annuisce, cercando di farsi più piccola tra i vari attrezzi da ginnastica.

« Quindi hai deciso di seguire il mio consiglio » tiro le somme, io.

Lei me lo conferma.

« Sai, prima o poi mi sarei aspettato di vederti venire qui e sfogarti un po' » rivelo io « Soprattutto dopo aver sentito le stronzate che girano sulla tua famiglia e sulla tua ipotetica e mancata sospensione »

La vedo abbassare gli occhi e guardarsi le scarpe.

« E' difficile, lo so » mormoro io, porgendole un paio guantoni « ma credo che con questi ti sentirai un po' meglio »

« E'...è davvero difficile » mormora lei « insomma, tutti questi anni, si son focalizzati su di me, e in un certo senso mi sono abituata. Ma insultare e tirare in mezzo i miei genitori? La mia famiglia? Questo per me è troppo, è stata la goccia del vaso che mi ha fatto impazzire »

Io le indico i guantoni, come per invitarla ad indossarli, cosa che fa.

Le do inizialmente alcune dritte per mollare dei ganci al sacco da boxe, permettendole poi di sfogarsi a suo piacimento. La vedo aumentare sempre di più il ritmo, e con esso anche la forza che impiega nel dare i pugni. Continua così per qualche minuto buono, fino a quando si ferma, ansimando dallo sforzo. È rossa in faccia, molto di più rispetto al colore dei suoi capelli.

« Beh, avevi bisogno di buttare fuori un po' di roba » constato io sorridendo, seduto su una pila alta di materassi vicino a lei.

« E questo non è ancora niente » proferisce lei, prendendo un ennesimo respiro profondo.

« Quindi... alla fine hai deciso di volermi conoscere meglio » deduco io, beccandomi uno sguardo confuso da lei.

« Su che base lo stai dicendo? » mi chiede lei infatti.

« Beh, a parte il fatto che potevi scegliere qualsiasi altra palestra ma hai scelto proprio questa, sapendo che è anche quella in cui ci vado io? »

La vedo tentennare e io ghigno, convinto delle mie supposizioni fondate.

« Diciamo che sei venuta in questa perché stavi cercando un qualche tipo di supporto, da me »

Lei sbuffa, scuotendo la testa: « Egocentrico »

Io incrocio le braccia: « Mila mi ha raccontato cosa è successo. Deduco che tu ora ti senta sola, senza alcun aiuto, in questo momento delicato dell'ultimo semestre. È per questo che sei venuta qui. Speravi di trovarmi »

Lei alza gli occhi al cielo, continuando a scuotere la testa.

« Sono l'unico oltre a Mila che sa delle tue indagini e sai bene che io sono più che disposto ad aiutarti » commento io « Tutto torna. Dimmi se ho ragione »

Lei mi fissa: « Possiamo riprendere? » mi domanda poi, indicando il sacco da boxe.

Io scendo con un salto agile dalla pila su cui ero seduto, avvicinandomi a lei ridendo: « Lo prendo come un si »

Lei scuote la testa nuovamente, stavolta però con un piccolo accenno di sorriso sul volto.

Mengual || Fermín Aldeguer [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora