La Negazione

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note: sono super di fretta quindi niente pic scusate gli errori scusate se non ho ancora risposto ma lo farò intanto beccateve sto capitolo bacini perdono


Seduta da un quarto d'ora di spalle, Adele, finalmente davanti a lui, incantevole nella sua lingerie rosso scarlatto, non ha aperto bocca da quando sono arrivati a Milanello. Per qualche ragione, deve ammetterlo, il piano è stato di Olivier Giroud, una specie di strano padre, in questo contesto.

Quando sono tutti tornati, con le due auto con cui erano arrivati, i soli a restare sono proprio loro tre, che più di tutti vogliono sapere cosa sia successo. È vero, fatto fuori Paolo il contratto, se così vogliamo chiamarlo, tra lui e Adele sarebbe stato di certo estinto, e il ruolo che avevano giocato loro, ignari come bestie da monta distratti dagli impulsi carnali, era arrivato al termine.

Ma perché neanche Adele intende collaborare? Eppure lui sente di avere mille domande da farle, nessuna alla quale risponderà, non se a chiederlo sarà lui... le è bastata incontrarla un secondo per realizzare che è vero, ciò che dice Rafael, anche gli altri, è vero. Lui che più di tutti si è comportato come una bestia affamata di carne e sangue, non può avere il posto che si è guadagnato Rafael nel suo cuore.

La vera umiliazione sta nel fatto che mentre loro si disperavano per lei, a lei importava solo di Paolo, di quello che voleva Paolo, di come non far arrabbiare Paolo. Che sia davvero innamorata di lui?

"Quando questa follia avrà fine, vorrei essere riaccompagnata."
"Adele, non potevi restare con lui." Decide di farsi valere Olivier, l'unico a cui dia vagamente ascolto.
"Non sta a voi deciderlo."
"E questo è vero, ma non ti vogliamo impedire di stare con lui."
"Io sì." Risponde Theo incrociando le braccia al petto, dopo essersi posizionato davanti lo sguardo di Adele.
Lei cerca di trattenere una risata, poi sposta gli occhi ruffiani e furbi altrove. "Non che conti qualcosa."
"Come ti permetti?" Domanda con tono scherzoso.
"Vogliamo soltanto che torni a lavorare qui, dignitosamente."
"Vuoi dirmi che non era dignitoso il modo in cui sono arrivata?" Chiede lei, adesso apparentemente più calma e amichevole.
Olivier ridacchia, anche Theo, mentre Rafael dice soltanto: "Lo sai che se sei entrata 'dignitosamente' qui dentro, è colpa di Paolo, no?"

È in quel modo che Rafael la zittisce. Idiota. Ma quanto rancore può portare, nonostante tra loro non vi fosse niente? Theo è infastidito dalla sua presenza, in effetti, sarebbe molto meglio se andasse via, come sembra essere sul punto di fare da parecchio tempo.

"Sai che c'è? Fai come ti pare, non mi importa." Dice, lasciando finalmente la stanza. Ci ha messo anche meno, tutto a causa del silenzio, del modo in cui Adele ha distolto lo sguardo da lui, per qualche ragione sembra avercela con lui.

Finalmente, adesso manca soltanto Olivier e potrà dedicarsi ai saluti privati con Adele, non sta nei boxer dalla gioia.

"Cosa non sto capendo che succede, tra di voi?" Dice, in questo assurdo italiano il francese più vecchio, osservando la ragazza nel suo splendore.
"Non ha importanza, devo tornare a casa."
"A casa, per giunta?" Quasi urla, involontariamente, incredulo.
"Sto solo dicendo... - Sembra iniziare a dire, mentre guarda con un pizzico di timore Theo, il quale si calma subito, disarmato dal suo sguardo. – Che non gli piacerà questa situazione."
"Se vuoi ti riaccompagno, allora." Sospira Olivier, mettendo le mani in tasca e scuotendole, alla ricerca delle chiavi della sua auto.
"S-Sì. Per favore, riaccompagnami." Dice freddamente Adele.

Il calciatore però non è affatto dello stesso avviso e quando la vede sollevarsi per avvicinarsi ad Olivier, la tiene ferma, seduta sulla punta del letto che ha occupato per qualche tempo, a Milanello. Sia Rafael che Olivier sono consapevoli del fatto che non la lascerà andare, quindi va bene, va benissimo così.

"Forse dovresti dormirci su." Sentenzia, tradendola, l'attaccante.
"Hai detto che mi avresti accompagnata!"
"Se viene Paolo fatemi sapere, tornerò."

Li saluta brevemente con la mano, anche se prima di uscire, lascia una pesante, intensa, occhiata incollata alla pelle di Adele che diventa sempre più calda, la pelle, non lei. Allora, rimasti da soli, cala l'imbarazzo al punto che la ragazza si solleva per andare in bagno, a giudicare dai rumori sembra pipì, e lui deve essere di certo un disgustoso pervertito ad eccitarsi per questo, ma quando torna in camera si assicura di essere assolutamente presentabile, nascondendo il barzotto con la scarpa, visto che ha accavallato le gambe in modo scomposto.

"Sei ancora qui? Non faccio più servizi."

Glielo dice senza fronzoli, senza neanche guardarlo in faccia, allora Theo si siede e lei gironzola per la camera, forse per scoprire se è ancora tutto come lo ha lasciato, il ragazzo si stende comodamente sul letto, osservandola.

"Neanche se ti pago."
Lei si volta, lo guarda male, poi torna a cercare. "Diventi ogni volta più simpatico."
"Lo so, sto anche imparando bene l'italiano."
"Il tuo accento è ridicolo."
"Anche il tuo invaghirti di Paolo. Si dice così, no?"

Deve essere nera, dopo questa frase. Al punto che si blocca, ma non si volta, poi prende dal cassetto un caricatore e lo attacca alla presa.

"Vuoi che vada via?"
"Fai quello che ti pare, non avrai quello che vuoi comunque."
"So di non essere il pupillo della squadra, come Rafael – risponde prontamente lui, sorridendole. – So anche di non rappresentare la stessa squadra, come Paolo. Ma sai, anche io ho dei sentimenti."
"Piantala." Lo fredda subito Adele, sedendo lontana, ma sullo stesso letto.

Theo scoppia a ridere, ha capito forse la sua tattica?

"Mi sei mancata davvero."
Lei si volta verso di lui, lo guarda rattristata, poi china lo sguardo. "Per voi, è tutto facile, anche dire cose del genere."
"Adesso è difficile dire 'mi manchi'? Oppure intendi che è una cosa per ricchi."
"Intendo che parli perché nulla grava su di te."
"Come no – si mette seduto anche Theo, guardandola. – Ho una moglie e un figlio, eppure sono qui."
"Sei qui perché ti aspetti qualcosa, non perché ti sia mancata davvero."
"Anche se avessi solo voluto scoparci con te, mi saresti mancata comunque."
"Non dirlo come se non fosse così."
"Mi piaci, Adele. Mi piaci quanto piaci a Paolo e a Rafael, smettila di trattarmi come se fossi di serie B."

Lei è sorpresa, non riesce a nasconderlo, si guarda intorno nervosa mentre le gote le diventano deliziosamente rosse. Theo sorride, gattonando fino al suo fianco, ma quando la vede cercare di alzarsi, la tira dal braccio affinché si stenda sul letto, allora sono uno sopra l'altra, al contrario, mentre si guardano silenziosamente negli occhi.

Theo riesce a vedere il suo riflesso nelle sue pupille, lei presumibilmente lo stesso, visto che non riesce a distogliere più lo sguardo.

"Torna a lavorare qui, ho bisogno di vederti. Anche se non scegliessi me, io vorrei poterti stare accanto comunque."
"Non dire... sciocchezze."

Theo allora la bacia ma lei non si sposta. Ruota fino ad arrivare alla sua stessa posizione e le afferra dolcemente la nuca, avvicinandola, mentre avidamente le divora le labbra carnose, dolci, sporcate vagamente di caffè.

"Hai preso il caffè prima di andare a dormire?" Chiede, sorpreso.
Lei stringe le labbra, guardandolo preoccupata. "Non andavamo a letto presto, la sera."
Theo allora, infastidito, si avvicina al suo collo e lo morde. "Ok, non parlarmi di lui, va bene?"
"Vuoi farlo comunque?" Gli chiede.
Lui, confuso, si allontana. "Perché? Saresti disposta a farlo?"
"Da quando ho iniziato a lavorare qui... chiamiamolo lavoro... diciamo che – il modo in cui sposta gli occhi è veramente adorabile. – Ho scoperto di avere molti più desideri di quello che credevo. Finisce, in un modo o nell'altro, che non riesco a rifiutare. Mi piace."

Merda... dirlo così direttamente, con quella voce, leggermente più bassa del solito, chiusa in quasi un sussurro ad alta voce. Merda... pensava onestamente di poter dedicare più tempo ai preliminari... eppure... mentre le bacia nuovamente il collo, addentando con le labbra la pelle profumata e calda di Adele, quest'ultima solleva una mano, poggiandola sui suoi riccioli, gli stessi con cui gioca, timidamente ancora.

"Mi dispiace."
"Eh?"
"Non ho mai pensato a cosa provassi davvero. Non ho mai validato nessuno dei vostri sentimenti, pensavo... - dice, ansimando leggermente – soltanto a proteggermi."

La Mascotte! || MILAN - INTER || IN PAUSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora