La Terza Prova

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"Siamo quel che siamo, ricordi e combinazioni di abitudini.

Momenti sbagliati nell'universo dei secondi.

Imprevisti naturali di grovigli di emozioni.

Attrazioni forti generate da contraddizioni.

In fondo restiamo libere parole in cerca di una poesia"

- Maurizio Tarantino


I sensi di colpa mi tormentarono per le ore successive, come avevo potuto scappare in quel modo? Mi sentivo una vera stronza. Non andai a pranzo quel giorno, avevo ancora lo stomaco chiuso. Feci una passeggiata in quel meraviglioso giardino, dove alcuni studenti si esercitavano a comunicare con Terra, altri invece si allenavano nelle arti marziali, in uno stato di massima concentrazione. Era ora di pranzo, perciò non c'erano molti Terrestri. Mi sdraiai sul prato, sotto la chioma del grande salice piangente. La brezza fresca mi accarezzò il viso portandomi in uno stato di calma assoluta. Chiusi gli occhi e mi concentrai sul cinguettio degli uccelli, sul profumo di erba tagliata. Con il prato sotto di me che mi cullava, fu come ritornare nel grembo materno e il dolore, per un attimo, cessò di esistere. Per la prima volta, dopo molto tempo, riuscii a riconnettermi con la Prima Madre, facendomi da lei guarire e nutrire. Mi resi conto che le mie paure erano infondate e riuscii a vedere le cose da una prospettiva più alta. Guardando il cielo sopra di me, nella sua immensità, ero in grado di osservare i problemi per quelli che erano, nulla. Nulla paragonato al cosmo infinito.

Ero piuttosto certa che fosse l'energia di quel luogo ad accompagnarmi in quel viaggio e, in quel momento, come mai prima di allora, desiderai con tutta me stessa farne parte. Volevo entrare all'Accademia, a tutti i costi. Desideravo sdraiarmi su quel prato tutti i giorni e sentirmi in pace con me stessa e con tutti gli esseri del creato.

Quando alla fine mi alzai, ero un essere diverso, con una rinnovata determinazione. Con la fiducia in me stessa e il cuore più leggero. Sapevo che ce l'avrei fatta da sola, non avevo bisogno di nessuno, io ero perfettamente in grado di comunicare con Acqua e Terra da sola.

Feci un respiro profondo e rientrai all'Accademia che era ormai pomeriggio, con lo stomaco che mi brontolava per la fame. La mensa però era chiusa e sembrava che dovessi aspettare la cena per poter mangiare qualcosa. Rassegnata, decisi di farmi un giro di perlustrazione dell'Accademia. Nell'atrio non c'era quasi nessuno, giusto qualcuno che passava di lì, andando da un posto all'altro. Mi chiesi dove fossero tutti gli studenti. Salii le scale e non appena arrivai al primo piano iniziai a sentire un brusio in lontananza. Sembrava che fossero tutti al secondo piano, così presi a salire le scale e infatti le voci si fecero sempre più chiare, così come i pensieri. Infatti spesso evitavo i luoghi troppo affollati. A causa delle mie forti capacità psichiche e telepatiche, ero in grado di captare onde pensiero di tutti i tipi, come l'antenna di una radio. Il problema era che poi si creava una confusione mentale pazzesca e non riuscivo più a distinguere quali fossero i miei pensieri e quali fossero quelli degli altri. Per molti anni mi ero allenata a discernere i pensieri e anche come spegnere l'antenna per potermi ri-centrare. Ma era un'abilità difficile da sviluppare, richiedeva anni e anni di allenamento. E anche se ormai siamo esperti a fare questo, in tutti i momenti in cui stiamo male, spesso non siamo più in grado di mantenere alte le barriere ed entra tutto come un fiume in piena travolgendoci. Arrivata al secondo piano trovai una sala comune gigantesca, piena zeppa di studenti, sia in piedi che seduti sui divani, a chiacchierare davanti ad una tazza fumante. Mi spuntò un sorriso, forse perché anche loro sorridevano e scherzavano e, essendo io, già di buonumore, mi fu più semplice entrare nel mood. La sala era piena di divani, poltrone e tavolini. Alla mia sinistra c'era una caffetteria e l'ambiente in sé aveva davvero un'atmosfera piacevole e confortevole. Mi diressi subito alla caffetteria, sperando di trovare del cibo. Presi un panino e un tè freddo e mi andai a sedere su una poltroncina da dove si poteva osservare indisturbati, un po' lontana e fuori dal chiacchiericcio, così da sentirsi parte di quel momento, ma allo stesso tempo restando a proprio agio. In realtà c'erano delle volte in cui mi andava proprio di fare amicizia e di scambiare idee e opinioni, mi piaceva fare conversazioni interessanti, ma era anche raro trovare qualcuno veramente in grado di stimolare la mia curiosità. A volte mi divertivo a captare i pensieri, ero sempre stata estremamente curiosa di sapere cosa passasse per la mente degli altri. Sentire i loro pensieri mi faceva ricordare come fossimo tutti identici, nella nostra essenza. Ognuno era lì, preoccupato per le sciocchezze, sperando di fare bella figura, convinto che tutti lo guardino e lo giudichino. Magari c'era la ragazza che si aggiustava il vestito chiedendosi se le stesse bene e se non la facesse sembrare grassa e il ragazzo che invece si preoccupava di essersi fatto bene la barba e se avesse un buon odore. Era così che mi ero resa conto che in realtà sono tutti così concentrati a pensare ed a preoccuparsi per loro stessi che è già tanto se sono consapevoli del fatto che sei lì davanti a loro. Da quel momento in poi avevo smesso di farmi troppi problemi, ed ero stata in grado di lasciarmi andare ed essere me stessa.

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