Memorie

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Lontano da te
sento un gran vuoto
una solitudine che mi mangia
Con te
sento quel rassicurante
desiderio di fuga.
- Roger McGough



Mi svegliai quando il sole mi riscaldò il viso e la luce filtrò attraverso le mie palpebre chiuse.
Chi sono io?
Mi alzai a sedere strizzando gli occhi e sentendo il dolore irradiarsi dalla cima della mia spina dorsale fino alla zona lombare.
Da dove vengo?
Con un gemito mi stiracchiai, maledicendo il divano e la sua scomodità. Il mio sguardo cadde su Karan che dormiva a terra accanto ad Ari... sempre meglio del pavimento...
Perché il destino mi ha portata qui?
Haru era ancora sdraiato, con un braccio sotto la nuca, osservava il soffitto con sguardo concentrato.
Qual è lo scopo della mia vita?
Haru spostò lo sguardo su di me e mi sembrò di vedere l'accenno di un sorriso. Si alzò a sedere e ci guardammo negli occhi, come se ci fossimo rincontrati per la prima volta dopo tanto tempo.
Un flashback mi invase la mente

Due corpi avvinghiati l'uno all'altra. Si guardavano negli occhi.
Poi l'immagine cambiò e io mi ritrovai in prima persona, ad immergere la mano tra i capelli neri di lui, sentendone la consistenza, come quella della seta,
come se fosse realmente accaduto...
Ma non era reale, lo avevo solo sognato quella notte.
E una cosa era certa, quello non era Kian.
Haru si alzò in piedi e mi porse una mano
"vieni con me"
Posai la mia mano sulla sua e mi alzai con lui. Lo seguii su per le scale. Dove mi stava portando?
Poi ci fermammo davanti ad una porta semi aperta. Lui la aprì e mi fece cenno di entrare per prima. Lo guardai confusa, senza riuscire a comprendere quali fossero le sue intenzioni. Lui annuì, come per rassicurarmi e io entrai. Era una stanza tutta rosa, con un letto singolo dal copriletto del medesimo colore. Mi sembrò di aver viaggiato nello spazio-tempo, perché quella camera non aveva nulla a che vedere con l'arredamento del resto della vecchia casa. Era la camera di una bambina...
Il mio cuore smise di battere e trattenni il respiro. Osservai ogni piccolo dettaglio, studiando il legno color panna dell'armadio e i piccoli fiorellini bianchi cuciti sul copriletto. Feci qualche passo avanti e il mio sguardo venne catturato da una sedia a dondolo in legno, abbandonata in un angolo. Sulla sedia era adagiato un coniglietto di stoffa, color panna. Il mio cuore ebbe un sussulto, come se lo riconoscesse.
Vidi il volto di mia madre, sorrideva... Tra le sue mani c'era coniglietto bianco, identico a quello poggiato sulla culla. Una lacrima senza controllo, mi bagnò la guancia. Subito me la pulii via con la manica della maglietta.
Cosa significa questo?
<< È morta non è così? >>
Mi voltai di scatto e vidi Ares sulla soglia della camera da letto, il suo volto nascondeva un dolore profondo.
Lottai contro il desiderio di stringermi il petto, nella speranza di alleviare il dolore.
No. Non piangere. Non farlo.
Ma una dopo l'altra le lacrime scendevano e non c'era nulla che potessi fare per fermarle. Neanche infilarmi le unghie nei palmi delle mani sortiva più alcun effetto.
Annuì.

Allora era vero...
Il sangue che scorreva nelle sue vene era lo stesso sangue che scorreva nelle mie.
Ci avvicinammo l'uno all'altra, studiandoci, come a cercare noi stessi nei dettagli dell'altro. Increduli, nella speranza di riconoscerci.
Da un lato speravo di incontrare mio padre nei suoi occhi, di conoscere quell'uomo che non avevo mai neppure visto in foto. Ma il mio cuore sembrò spezzarsi quando lo osservai con attenzione.
Come avevo fatto a non notarlo? I suoi occhi...
Erano identici a quelli di mia madre.

<< Sei identica a lui >> Ares fece un passo indietro, come se all'improvviso mi temesse. << E tu sei identico a lei >> risposi io. << Ma tu non sei lei e io non sono lui >> continuai sperando di accorciare di nuovo le distanze. Lui sembrò sorpreso dalle mie parole e potei percepire la tensione diminuire.
Mi fece cenno di seguirlo, potevo sentire il suo cuore farsi sempre più pesante man mano che la porta in fondo al corridoio diventava sempre più vicina. Si sfilò la collana di corda che aveva appesa al collo e rivelò una chiave. La usò per aprire la serratura della porta in legno scuro. Quest'ultima si aprì con un click e lui girò il pomello. Un odore di stantio mi inondò le narici, assieme ad una ventata di aria gelida. La porta si aprì con un cigolio e subito le vidi...due culle una accanto all'altra.
<< Non ce la faccio >> dissi subito, girandomi di spalle e portandomi una mano al petto, come se il mio cuore potesse fuggire a gambe levate da un momento all'altro. Ares, sebbene titubante, alla fine mi posò una mano sulla spalla. Ci guardammo e in lui vedi quella stessa sofferenza, quello stesso peso sul cuore. Fu come se guardassi me stessa, quella parte di me che avevo segregato negli abissi del mio essere. Quella bambina che voleva scappare dal mondo, che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non sentire. Una bambina terrorizzata, incredibilmente sola e senza amore. Non ci dovetti pensare, lo feci e basta, senza temere le conseguenze delle mie azioni. Lo abbracciai, e lui, dopo alcuni attimi di esitazione, mi strinse, come se fossi un'àncora in mezzo al mare aperto.
Il pianto fu liberatorio e inevitabile. Entrambi stavamo rilasciando un dolore antico e, anche se non ci conoscevamo affatto, anche se io per lui ero una perfetta sconosciuta e lui per me lo stesso, la verità era che entrambi avevamo bisogno di una famiglia. E a quel punto non importava se mio fratello fosse lui o qualsiasi altro Terrestre, io volevo essere amata. Incondizionatamente.
In quel momento realizzai quanto io desiderassi una roccia a cui aggrapparmi quando c'era una tempesta. Qualcuno che ti guardava le spalle, qualcuno che sarebbe rimasto dalla tua parte a prescindere da tutto.
La lealtà...
E questo ormai andava ben al di là di Ares, perché sapevo che, a prescindere, io avrei proiettato quei desideri e quelle aspettative su chiunque avessi incontrato. Proprio come avevo fatto con Kian e come stavo facendo con Haru.
Quando Ares ed io tornammo a guardarci, nei suoi occhi lessi la stessa emozione, lo stesso bisogno. In un unico grande sospiro, lasciai andare quella pesantezza e le mie labbra, per un momento, parvero curvarsi all'insù.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 25 ⏰

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