Asteria

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L'attrazione è fisica.

L'affinità è chimica.

Non capirci un cazzo è matematico

- nonfaretardi


<< Lasciami andare Kian! >> Esclamai dimenandomi. Mi guardai indietro, ma ormai il bastardo era lontano. Sbuffai, era troppo tardi, avevo perso la mia occasione per fargli urlare perdono. << Perché lo difendi sempre?! >> Lo interrogai fissando i miei occhi nei suoi. << Ti sbagli, è te che difendo >> disse lui, come se fosse scocciato dalla mia stupidità. << Me? Kian, i miei genitori sono a capo di tutti i Notturni e mio padre è secondo solo alla Dharma Jea, perché mai dovresti difendermi da Ares? >> domandai io irritata dal comportamento di Kian. Lui mi afferrò per le spalle << devi smetterla di crederti invincibile, altrimenti rischi di farti male. Ares è il figlioccio delle Empuse. Non si scherza con chi prende il tè con la dea della morte, hai capito? Non me ne frega niente se tua madre è la Kubaba o la Santa Maria >> Kian era nero dalla rabbia, una vena gli pulsava sulla fronte e la stretta attorno alle mie braccia si era fortificata. Sembrava veramente spaventato dalle Empuse...ripensai a ciò che aveva detto e scoppiai a ridere a crepapelle. Kian andò su tutte le furie, mi lasciò andare e con un ringhio strinse i pugni e prese a camminare di gran carriera verso il lato opposto al mio. << Non si scherza con chi prende il tè con la dea della morte >> ripetei tra una risata e l'altra, incapace di smettere. << la Santa Maria...!!! >> Non respiravo più dalle risate. << ASTERIA! >> Tuonò Kian con un'intensità tale da farmi gelare il sangue nelle vene. Piombò il silenzio e la prima foglia d'autunno si staccò da un ramo e cadde morta al suolo.

<< D'accordo, d'accordo, starò lontana da Ares... e da tutti gli amici della dea della morte - soffocai una risata - io non so che idea ti sia fatto del popolo dei figli di Gemeter, ma non è così terribile come pensi sai? >> Dissi io cercando di farlo calmare.

<< Ti sei già scordata di quella notte?! >> Esclamò lui, subito il ricordo mi inondò i pensieri.

Ero appena entrata all'Accademia Karma e non mi ero mai sentita così felice e realizzata come in quel momento. Mio padre era fiero di me, mia madre invece, era delusa. Lei desiderava un destino diverso per me. Ovvero il suo stesso destino. Secondo lei dovevo diventare la prossima Kubaba e dedicare la mia vita ai figli di Gemeter. Io però provavo rancore e odio nei suoi confronti. Ero stanca di essere paragonata alle altre figlie di Gemeter, secondo lei erano tutte superiori a me, dopotutto lei era la grande madre, perciò erano tutte sue figlie. Non aveva bisogno di una figlia di sangue...

Aveva addirittura ripudiato per sempre mio fratello e aveva sacrificato molte cose a me care, in vista di un bene comune. Io provavo disgusto e disprezzo e una cosa era certa, non sarei mai diventata come lei. Il giorno in cui scoprii di essere entrata all'Accademia mi resi conto di aver dimenticato al villaggio un oggetto a me molto caro. Si trattava di un anello che solitamente portavo appeso al collo con una catenina, era appartenuto a mia sorella... quella stessa notte tornai al villaggio che si trovava ai piedi di Kalpana, vicino ad un villaggio di Karmici che impediva ai Terrestri di attraversare le montagne.

Non appena entrai in una delle vie che portavano al paese venni circondata da alcune figure incappucciate. Erano cinque e io le conoscevo. Erano le pupille di mia madre. Una di loro alzò il braccio e dalla sua mano si srotolò una catenella con un anello. << Cerchi questo? >> Domandò. Non appena lo vidi mi avventai su di lei, ma in men che non si dica dei rami spuntarono dal terreno e mi afferrarono braccia e mani impedendomi i movimenti. Digrignai i denti. << Ridammelo! >> Esclamai. Le ragazze risero. << La Grande Madre era certa che avresti reagito così >> disse una di loro << sapeva che saresti tornata per questo inutile pezzo di ferro >> disse un'altra. << Devi lasciare il passato alle spalle Asti, consacrarti alle figlie di Gemeter e segui le orme di tua madre >> disse Athala, colei da bambina era stata mia amica. << È stata lei a mandarvi? >> Domandai, anche se conoscevo già la risposta, quella consapevolezza fu come una pugnalata nel cuore.

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