9. L'ultima maledizione

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A Beacon Hills si verifica una lunga serie di stupri. Stiles capisce che è opera di uno stregone e trova il modo di fermarlo. Questi, però, riesce a lanciargli una maledizione che lo metterà in serio pericolo.
Tra streghe, amici che organizzano piani e nemici giurati, Stiles dovrà trovare il modo di salvare se stesso e il suo cuore.

Warnings: What if?, Dub-con, Withccraft

Come si evince dal sommario, nella storia si parla di stupri, quindi di Non-Con. Non ci sono scene esplicite e la cosa non riguarda Stiles e Derek, ma si tratta comunque di tematiche delicate, quindi siete avvisati.


Lo sceriffo Stilinski non aveva mai dovuto affrontare una cosa del genere in tutti i suoi anni di servizio in polizia. Gli erano capitati lupi mannari, cacciatori pazzi, lucertole assassine e volpi psicopatiche. Aveva visto incendi, corpi squartati, incidenti stradali e sparatorie, molti dei quali di origine sovrannaturale. Con tutta probabilità, c'erano più casi irrisolti a Beacon Hills che in tutto il resto della California, ma quello che stava succedendo in quei mesi era davvero troppo anche per loro.
Lo sceriffo osservò in silenzio Stiles che si avvicinava alla ragazza scarmigliata, con una tazza di camomilla bollente in mano, e scosse la testa. Negli ultimi novanta giorni ne avevano consumato in quantità industriali, tanto che ormai ne tenevano sempre una scorta accanto al caffè.
Trixie Benson aveva solo ventun anni ed era la tredicesima vittima di stupro negli ultimi tre mesi. Perlomeno, la tredicesima accertata, perché lo sceriffo Stilinski era abbastanza certo che ce ne fossero altre, troppo spaventate e imbarazzate per denunciare il crimine di cui erano state vittime.
Come sempre, non erano venuti a capo di nulla. Trixie non ricordava quasi nulla dell'aggressione, a parte il dolore e la vergogna. Lui e Parrish le avevano fatto un'infinità di domande e lei era stata abbastanza forte e coraggiosa da rispondere a tutte, ma non era comunque riuscita a fornire loro nulla di utile per le indagini.
Stiles, ovviamente, si era precipitato alla Centrale non appena aveva appreso la notizia. Erano ormai settimane che passava il suo tempo attaccato alla radio della polizia che avevano in casa e lo sceriffo si era arreso e aveva deciso di lasciarlo fare.
D'altronde, capiva bene il perché del suo comportamento. Stiles si sentiva ancora in colpa per quello che aveva fatto quando la Nogitsune si era impossessata di lui. Sapeva che la morte di Allison e di Aiden non erano colpa sua, ma inconsciamente non riusciva a perdonarsi. Dare una mano a lui nelle indagini, soprattutto in un caso del genere, con tante vittime innocenti, lo aiutava a venire a patti con la sua coscienza. Senza contare che suo figlio aveva sempre avuto delle intuizioni brillanti in passato e che, in quel momento, qualunque aiuto era più che gradito.
Appurato che la situazione fosse sotto controllo, si allontanò dalla scrivania per raggiungere Parrish, che aveva appena parlato con Melissa. Non che sperassero di trovare chissà quali indizi, viste le esperienze precedenti, ma la ragazza doveva essere visitata ed esaminata e l'ambulanza stava arrivando per portarla all'ospedale.

Rimasto solo con Trixie, Stiles si sedette sulla sedia che aveva appena liberato suo padre e la guardò. La ragazza iniziò ad agitarsi dopo una manciata di secondi, a disagio, e lui si diede dell'idiota.
"Scusami, non volevo metterti in ansia" la rassicurò. "Volevo solo assicurarmi che nemmeno tu avessi ferite serie."
L'ultima frase attirò l'attenzione della ragazza, che sollevò lo sguardo dalla tazza che stringeva tra le mani.
"Pensano che sia sempre lo stesso uomo?" chiese con un filo di voce.
Stiles annuì.
"Le aggressioni sono tutte molto simili, soprattutto il fatto che nessuna di voi ricordi nulla."
"Pensi che ci abbia drogate?"
"È possibile. In ospedale ti faranno i test per capire se ti ha dato qualcosa. Quello che mi sembra strano è che, in effetti, qualcosa lo ricordi."
"Faceva male" disse Trixie, con le lacrime agli occhi.
"Mi dispiace."
Stiles allungò la mano, come a volerla toccare, ma si fermò prima di completare il gesto, preoccupato di spaventarla o farle male. Lei lo notò e la cosa la innervosì ancora di più.
"Sai qual è la cosa peggiore?" sibilò, e continuò senza aspettare risposta. "Ricordo il dolore, ricordo che non mi piaceva, ma sono abbastanza sicura di non aver fatto nulla per oppormi. Perché non mi sono ribellata?"
"Forse ti minacciava in qualche modo" le fece notare lui. "È possibile che sia una delle cose che hai dimenticato. Oppure non avevi la possibilità di farlo, perché magari eri immobilizzata."
Lei annuì proprio nel momento in cui i paramedici entravano nella stanza. Stiles si alzò per lasciarli lavorare e raggiunse il padre nel suo ufficio.
"Non trovi strano che tutte le vittime non ricordino quasi nulla di quello che è capitato, ma che nessuna di loro avesse droghe nell'organismo?"
"Hai qualche teoria?" gli chiese lo sceriffo.
"Ho fatto delle ricerche."
"Non avevo dubbi."
Stiles fece una smorfia all'indirizzo del padre, ma non si lasciò abbattere.
"Ci sono alcuni esseri, diciamo sovrannaturali, che potrebbero fare una cosa del genere" iniziò a spiegare. "Ci sono i satiri, che pare si divertano a fare sesso. Il problema è che molti stupri sono avvenuti proprio in città mentre loro preferiscono le foreste. Tra l'altro, non mi risulta che abbiano poteri tali da cancellare la memoria delle persone."
"Quindi non sono loro?"
"Non credo, anche se ci sono alcune similitudini" confermò il ragazzo. "Poi ci sono gli alp, ma anche qui ci sono cose che non mi tornano. Gli alp dovrebbero avere caratteristiche simili ai vampiri, succhiano il sangue e preferiscono farlo dai capezzoli, chissà poi perché visto che farlo dal collo o dal polso sarebbe molto più efficiente, ma in ogni caso non hanno bisogno di stuprare le loro vittime per ottenerlo. E non ho trovato nulla sulla perdita di memoria nemmeno qui."
"Non credo che sia un... uno di quei cosi" intervenne lo sceriffo. "Le vittime non hanno segni di morsi o di punture vicino ai capezzoli né in nessun'altra parte del corpo, e nessuna di loro era anemica. C'è qualcos'altro?"
"Ci sarebbero gli incubus, ma quelli dovrebbero assalire le donne mentre dormono. Si potrebbe spiegare la perdita di memoria, ma le vittime erano tutte sveglie quando sono state aggredite."
"Quindi non è detto che lo stupratore sia un essere sovrannaturale" concluse lo sceriffo.
"Potrebbe essere umano," ammise Stiles "anche se il fatto che ricordino tutto tranne i particolari dello stupro e dello stupratore non mi convince. Non dovrebbe esistere nessuna sostanza in grado di produrre effetti del genere, ho fatto una ricerca anche su quello."
"Non abbiamo nessuna pista da seguire" si lamentò lo sceriffo, decidendo di ignorare il rapporto insano che suo figlio aveva con Google. "Non solo le vittime non ricordano nulla, ma quel bastardo non ha lasciato nessun indizio. Niente impronte, niente DNA, nessuna traccia digitale e nessuna immagine, di nessun tipo, né foto né video. Non abbiamo nulla e lui continuerà ad aggredire delle povere donne indifese senza che noi possiamo impedirlo."
"Sceriffo," si intromise Parrish, affacciandosi alla porta dell'ufficio "hanno portato Trixie in ospedale."
"D'accordo" si ricompose il padre di Stiles. "Andiamo anche noi e speriamo di essere più fortunati delle altre volte."

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