1. I licantropi non prendono l'influenza

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Era iniziato tutto con un paio di starnuti, durante una delle riunioni settimanali del branco. L'idea di quegli incontri era stata di Stiles, ci aveva pensato quando quasi tutte le loro vecchie conoscenze lupine avevano iniziato a tornare a Beacon Hills, e Scott si era detto subito d'accordo con un entusiasmo quasi eccessivo, lui e la sua idea del branco che doveva essere come una grande famiglia allargata.
Era iniziato tutto con un paio si starnuti, seguiti da qualche colpo di tosse. Lo avevano fissato tutti a bocca aperta, e pure abbastanza perplessi, e di certo almeno qualcuno di loro doveva aver pensato di essere di nuovo di fronte all'ennesima minaccia sovrannaturale, ma lui era riuscito a tranquillizzarli quasi tutti spiegando che doveva essere colpa della polvere che aveva sollevato a casa Hale, quel pomeriggio, durante i lavori per la ristrutturazione.
Si erano tutti rilassati alle sue rassicurazioni. Tutti tranne Stiles, ovviamente. Derek avrebbe dovuto sapere che quel ragazzino pestifero e fin troppo intuitivo non si sarebbe accontentato di una spiegazione così semplice, e così poco credibile, tra l'altro. Non quando aveva passato il resto della riunione a fissarlo, senza lasciarsi sfuggire nemmeno uno dei sussulti delle sue spalle, dovuti agli altri starnuti e agli altri colpi di tosse che si era sforzato di reprimere.
Per questo motivo, non lo stupì affatto ritrovarselo davanti alla porta del loft, quella sera, le braccia incrociate sul petto e un cipiglio scuro che non gli si addiceva per niente. E non lo stupì nemmeno il suo sbuffo seccato quando si lasciò sfuggire l'ennesimo starnuto di quella giornata, seguito da diversi colpi di tosse.
Stiles entrò nel loft a passo di marcia senza nemmeno preoccuparsi di chiedere il permesso e allungò una mano a tastargli la fronte, scuotendo subito la testa.
"Hai preso l'influenza" sentenziò.
"I licantropi non prendono l'influenza, Stiles" gli fece notare lui, come se fosse una verità che avrebbe dovuto essere riconosciuta universalmente.
"Starnuti, tosse e febbre" elencò il ragazzo, sollevando le dita man mano che parlava. "Hai almeno mangiato qualcosa?" chiese, e quando il licantropo non rispose gli sventolò il quarto dito sotto il naso. "Bene, anche l'inappetenza. Hai preso l'influenza" ripeté, con lo stesso tono che aveva usato lui solo qualche istante prima. "Deaton. Ora!"
Derek incrociò le braccia al petto, rifiutandosi di muovere un solo passo, e Stiles sbuffò per l'ennesima volta, blaterando qualcosa che aveva a che fare con lupi viziati, testardi e moribondi. Poi prese il suo cellulare, schiacciò un tasto di chiamata rapida e, prima che Derek potesse capire cosa stesse facendo, dall'altro capo della linea si sentì la voce del loro druido.
"Derek. Influenza. Loft!" disse il ragazzo, senza nemmeno lasciargli il tempo di finire il saluto con il quale l'uomo gli aveva risposto.
Furono le uniche parole che riuscì a pronunciare perché Derek gli strappò il cellulare di mano e chiuse la chiamata, ma a quel punto Stiles era più che soddisfatto, certo com'era che Deaton avesse capito e che si stesse già dirigendo a casa del giovane Hale.
"Tu!" ringhiò Derek, chiaramente irritato per la sua intromissione, ma a quel punto fu il turno di Stiles di incrociare di nuovo le braccia al petto.
"Taci e stai a cuccia!" gli ordinò. "Oppure chiamerò a raccolta tutto il branco, zio Peter e Melissa compresi."
il licantropo continuò a digrignare i denti, ma quella minaccia sarebbe stata spaventosa anche per un essere molto più potente di lui, ed era certo che Stiles l'avrebbe messa in pratica senza farsi il minimo scrupolo, in fondo lo conosceva bene, perciò decise di limitare i danni e andò a sedersi sul divano, in attesa dell'arrivo del veterinario, con un broncio che fece sollevare gli occhi al cielo a quel ragazzino fastidioso.

Deaton li raggiunse dopo appena quindici minuti, con tanto di trolley al seguito pieno di erbe, pozioni e rimedi vari contro qualunque cosa avesse potuto immaginare nel poco tempo che aveva avuto per prepararsi. Ignorò tutte le proteste seccate di Derek, esattamente come si era aspettato Stiles quando lo aveva chiamato, e lo visitò accuratamente, prima di sospirare sorpreso.
"Per caso, in questi ultimi giorni hai toccato qualche cane?" gli chiese, osservandolo con una strana espressione.
Derek scosse la testa, senza dire una parola, ancora arrabbiato per aver dovuto sottostare a quella seccatura, ma Stiles si affrettò a smentirlo.
"È stato il cane a toccare lui" disse, anche abbastanza divertito al ricordo. "Il barboncino sovrappeso della vicina di casa di Liam. Quella donna ha il brutto vizio di schiaffarlo davanti alla faccia di chiunque per far vedere quanto è bello, come se fossimo tutti ciechi come lei da dover guardare le cose da un paio di centimetri di distanza al massimo per poter capire cosa stiamo vedendo. Che poi, tra l'altro, quella povera bestia è pure brutta come il peccato. Comunque, l'ha messo anche davanti alla sua faccia" continuò, indicando il licantropo imbronciato "quando siamo andati a prendere Liam per la riunione della settimana scorsa, e quel botolo lo ha perfino leccato. Se devo essere sincero, è stata una scena abbastanza divertente, anche se a un certo punto ho temuto che il nostro lupo imbronciato lo avrebbe preso e buttato via."
"Capisco" commentò Deaton, senza aggiungere altro e guardando accigliato tutte le boccettine che si era portato dietro, come se gli avessero fatto un torto imperdonabile.
"Allora, come si cura l'influenza in un licantropo?" chiese Stiles, che si era stancato del silenzio sceso nel loft dopo circa trenta secondi.
"I licantropi non prendono l'influenza!" ribadì Derek, tentando di fulminarlo con lo sguardo ma senza ottenere nessun risultato.
"Derek ha ragione, i licantropi non possono prendere l'influenza" confermò Deaton. "Il loro metabolismo accelerato cura quasi all'istante malattie simili. Ma questo non vuol dire" aggiunse, facendo sparire all'istante la luce di trionfo che si era accesa negli occhi di Derek "che non si possano ammalare."
"D'accordo, ma se non è influenza, allora che cos'ha?" chiese ancora Stiles.
"Cimurro!" sentenziò il veterinario.
Entrambi i ragazzi rischiarono di strozzarsi con il loro stesso respiro: Derek per lo shock e l'incredulità che gli aveva provocato quella rivelazione, e Stiles nel tentativo di soffocare le risate che lo stavano scuotendo con forza.
"Non è possibile!" gracchiò il licantropo, chiaramente sopraffatto dalla notizia per riuscire a mantenere un minimo di contegno.
"Temo, invece, che lo sia" confermò Deaton. "Quattro giorni fa ho visitato lo stesso barboncino che ti ha leccato e gli ho diagnosticato proprio il cimurro. Questa particolare malattia, come probabilmente saprai, si trasmette anche con la saliva e tu hai tutti i sintomi, quindi non ho nessun dubbio: sei stato contagiato."
"Ok, ok" intervenne Stiles, visto che Derek sembrava troppo orripilato anche solo per pensare lucidamente, figuriamoci per parlare. "Non sono un esperto, ma mi pare di ricordare che Scott mi ha accennato qualcosa e ha detto che è una malattia grave e potenzialmente mortale. Quindi: cosa dobbiamo fare ora per curarlo?"
"Oh, non c'è da preoccuparsi troppo! Derek è pur sempre un licantropo e non corre rischi così gravi, sempre che segua una corretta terapia. Per lui sarà solo come una brutta influenza."
"Ah! Avevo ragione!" esultò Stiles, interrompendolo e fissando Derek con un'espressione soddisfatta, ignorando allegramente il suo sguardo assassino.
"In effetti..." confermò Deaton, che a quel punto sembrava anche lui molto divertito da quella situazione. "In ogni caso, dovrà assumere molti liquidi e prendere degli antibiotici, che forse può procurarci Melissa. Il vero problema è che gli altri licantropi non gli si potranno avvicinare fino a quando non sarà guarito, perché non possiamo correre il rischio che li contagi scatenando un'epidemia. La malattia, però, gli causerà spossatezza e inappetenza, senza contare la febbre alta e i problemi respiratori, perciò non può restare da solo."
"Posso benissimo cavarmela senza..."
"A cuccia, lupastro!" lo interruppe subito Stiles, per poi girarsi verso il veterinario, l'espressione determinata. "Starò io qui con lui fino a quando non starà di nuovo bene."
"Ottimo!" approvò il druido, ignorando anche lui le sentite proteste di Derek. "Avviserò Melissa e le chiederò di portarvi gli antibiotici, e magari di passare anche dallo sceriffo per farsi dare qualche cambio di vestiti per te, e poi chiamerò Scott per aggiornarlo sulla situazione e avvisarlo che nessun altro deve avvicinarsi al loft finché Derek sarà contagioso."
"Aspettate un momento!" ringhiò Derek. "Mi state dicendo che dovrò praticamente stare in prigione dentro casa mia per non si sa quanto tempo con lui come secondino?" si indignò, indicando il ragazzo che lo guardava con un sorrisino divertito sulle labbra.
"Suvvia, si tratterà di un paio di settimane, tre al massimo se non seguirai le istruzioni, e io non la definirei proprio una prigione" cercò di blandirlo Deaton, senza ottenere grandi risultati a dire il vero.
Derek continuò a fissarli in cagnesco, e Stiles sbuffò spazientito.
"Non puoi rischiare di contagiare gli altri, quindi starai qui!" sentenziò. "Vedila come ti pare, prigione o no, ma ti assicuro che non varcherai quella porta finché non sarai guarito del tutto. Non ti permetterò di mettere a rischio il branco!"
Stiles sapeva che quello era un colpo basso, ma in quel momento dovevano essere certi che Derek non avrebbe fatto sciocchezze e che avrebbe seguito la terapia indicata dal loro druido. E il licantropo non poté fare altro che cedere, anche se non ne sembrava per niente felice.
Due minuti dopo Deaton aveva lasciato il loft e Stiles fissava Derek con le braccia incrociate.
"A letto. Subito!" gli ordinò. "Oppure chiederò a Lydia di prendere il mio posto e allora sì che potrai dire di essere come un detenuto rinchiuso in prigione" lo minacciò.

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