Fuggire dai problemi

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Camminavano uno a fianco all'altra, in silenzio, ma non perché non avessero niente da dirsi, ma perché mentre uno stava lottando contro se stesso, l'altra aveva tante domande da porgli e non sapeva da quale iniziare.
<< Perché sembra quasi che tu sia voluto fuggire da lì?>> prese coraggio.
Rimase sorpreso da quella domanda, non credeva che i suoi gesti fossero così trasparenti.
<< Cosa ti ha dato questa impressione? Magari volevo semplicemente rimanere solo con te.>> disse senza distogliere gli occhi dalla strada e in tono serio.
<< Sai che con me non funziona.>>
<< Peccato.>>
<< Non vuoi proprio parlarne?>> voltò la testa per guardarlo dal basso. La figura di Eren svettava in confronto alla sua, più minuta.
<< Sai come si dice, se fingi che non esiste finisci per convincerti.>> alzò le spalle.
<< Mai sentita una stronzata simile.>>
<< Ah no?>> quasi gli venne da ridere. A guardarla non sembrava affatto una da parolacce.
<< No. Ma conosco quella che fa "scappare dai problemi non li fa allontanare".>>
<< Mai sentita.>>
La ragazza scoppiò a ridere e scuotendo la testa lasciò che la ciocca incastrata dietro l'orecchio si liberasse.
<< Cos'è successo Eren? Si sono accorti tutti che c'è qualcosa che non va e tutti si stanno preoccupando per te.>> disse dopo essere tornata seria.
<< Ah quindi anche tu ti preoccupi per me?>>
Decise di sdrammatizzare la situazione utilizzando un tono giocoso e poggiandole il braccio intorno alle spalle per stringersela vicino.
<< Che dolce.>> continuò fingendosi divertito.
<< Ma dai che schifo, questo sarebbe il tuo modo di provarci con le ragazze?!>> la bionda stette al gioco, sapendo che questo era quello di cui aveva bisogno Eren in quel momento. Sentiva di poterlo capire.
<< Ma per favore, ti stai già innamorando.>>
<< Si, sento le gambe che mi tremano.>>
Si guardarono e scoppiarono a ridere, sta volta neanche quella di Eren fu totalmente falsa di risata e se ne stupì, dopo tutto quel tempo.
Arrivarono nella via del mercato, tra le bancarelle si divisero, lei andava avanti veloce vedendo ogni prodotto in vendita, lui restava qualche passo indietro a guardarla e a chiedersi come facesse ad essere così piena di vita e intraprendente in una situazione simile. Voleva davvero prenderla come esempio di vita.
<< Guarda!>> Historia si voltò verso di lui con un sorriso raggiante e gli indicò un banco che vendeva giocattoli per bambini, aspettò che Eren si avvicinasse per guardare anche lei l'esposizione.
<< In orfanotrofio giocavo spesso con queste costruzioni.>> indicò dei mattoncini in legno, chiari e lisci.
Sentiva nella sua voce un velo di nostalgia e si chiese se anche Mikasa avrebbe parlato così degli anni in orfanotrofio. Perché lui non glielo aveva mai chiesto?
In fin dei conti, aveva passato più tempo ad incolparsi di sentimenti che non aveva voluto, a fare piani per allontanarla, che a parlarle veramente e a chiederle come si sentisse in tutta questa situazione.
Era davvero un pessimo fratello, sotto ogni punto di vista.
<< Lei chi è?>>
Si stupì di come per la seconda volta la ragazza lo avesse destabilizzato con due semplici domande, all'apparenza. Quest'ultima poi, non era affatto semplice. Oltre al non poterlo rivelare, c'era il non saper rispondere.
Era la sorella? La sorellastra? La bambina che i genitori avevano adottato e che ora si era fatta la ragazza più bella che avesse mai visto? Ma poi quale "ora", gli era sempre morto dietro, almeno da quando aveva 12/14 anni.
Poteva pensare fosse "solo Mikasa"? Lo avrebbe tanto voluto.
<< Tu.>> rispose tenendo l'espressione seria e lo sguardo ai giochi.
<< Fai il serio.>> lo rimproverò.
Lui si voltò verso di lei, prendendole le mani nelle sue. << Così mi ferisci Historia, mai stato più serio.>>
<< Far finta che i problemi non esistano non li fa sparire.>> tolse le mani dalla sua presa. << Ma se non vuoi dirmelo, significa che è qualcuna di cui non puoi parlare.>>
Eren si allontanò dalla bancarella, andando a quella dopo e fingendo di guardare ciò che esponeva. Historia lo guardò per un secondo prima di raggiungerlo.
Pensava veramente che se non avesse avuto Ymir nella sua vita, si sarebbe potuta innamorare di Eren e dei suoi modi di fare. Infondo era un bel ragazzo, soprattutto ora che crescendo aveva sviluppato le spalle larghe, un corpo longilineo e il volto più spigoloso. C'era qualcosa negli occhi però che più di tutto le faceva credere che avrebbe potuto provare dei sentimenti per lui, erano diversi da quelli degli altri ragazzi della loro età, oltre al bel colore, avevano una maturità, una profondità, una sofferenza, come se celassero qualcosa di indicibile.
<< Dammi qua, nana.>> disse interrompendo i pensieri della ragazza e togliendole di mano le buste di stoffa nel quale aveva riposto ciò che aveva comprato. La ragazza non fiatò, dopo un istante di perplessità sorrise grata.
<< Penso che le storie d'amore vadano vissute, che almeno ci si debba provare.>>
<< Cosa?>> rispose lui, era troppo soprappensiero e non aveva seguito bene il discorso.
<< Ti stai comportando come Ymir, siete insopportabili, talmente spinti da buoni propositi dal non pensare al libero arbitrio delle persone che dite di amare.>>
<< Spiegati meglio.>>
<< Vi torturate cercando di nascondere i vostri sentimenti, credendo possano ferire le persone, ma sai ad averla qui cosa le direi? Che è una stupida, che mi ha sottovalutata, che voglio avere io il controllo della mia vita e voglio scegliere io per chi o cosa o se stare male, a costo di provare le pene peggiori.>>
Eren aggrottò la fronte chiedendosi se la ragazza avesse capito i suoi sentimenti a chi erano rivolti. Tanto valeva chiederglielo.
<< Ma...hai capito?>> la guardò di sfuggita e intimorito.
<< Credo di si, ma non mi hai smentito, quindi si.>>
<< Non devi dirlo a nessuno Historia.>>
<< Non lo farò, ma tu devi parlarle.>>
Arrivarono davanti il portone fatiscente della casa di Historia.
<< Non posso, ci sono i miei genitori di mezzo. Tu non hai idea di come parlano di noi, non avrebbe senso rovinare tutto per un amore che non è neanche ricambiato.>> disse aspettando che la chiave nella toppa della serratura girasse.
Historia entrò per prima e poi lo invitò ad entrare.
<< Ma sei scemo? Come fai a dire che non è ricambiato?>>
Entrarono in casa ed Eren poggiò gli acquisti sul tavolo in legno della cucina.
<< Lo so.>> disse con i ricordi dei due quasi baci rifiutati che gli passarono davanti.
<< Quello che ho notato io è ben diverso.>> disse con finta supponenza mentre sistemava i cibi nella credenza.
<< E sentiamo, che avresti notato?>> le chiese poggiandosi al bancone della cucina, molto vicino a lei, con le braccia incrociate e con il viso girato per guardarla mentre si sforzava di arrivare a sistemare cose sui ripiani più alti.
<< Ti guarda spesso, quando ti muovi si muove anche lei, non ha occhi per nessun altro. Possibile che non lo noti?>> disse sbuffando, più per la fatica che stava facendo che per la stupidità dell'amico.
<< Sei solo una romanticona.>> la prese in giro mentre si posizionava dietro di lei per allungarsi verso le mensole e prendere ciò che la ragazza più bassa non riusciva ad afferrare.
<< Sarà, ma ho occhio per queste cose.>> gli levò l'oggetto dalle mani, fingendosi offesa.
Eren rise, sapeva infondo le fosse grata per l'aiuto.
<< Resti a cena?>> chiese mentre tirava fuori diverse pentolaie.
<< Quando sono uscito non l'ho detto ai miei, se non torno si preoccupano.>>
<< Dai fammi compagnia, non facciamo tardi.>>
Capì perché la ragazza stava insistendo tanto, non doveva affatto essere bello mangiare tutti i giorni sola, con un peso come il suo sul cuore.
Annuì e vide nascere un sorriso dolce sul suo viso. Se poteva far star bene almeno lei, ci avrebbe provato.
Sì mise al suo fianco e iniziò, senza chiedere il permesso o che gli fosse stato chiesto, ad aiutarla a cucinare. Dopotutto lo faceva spesso a casa, quando era più piccolo e stare troppo nella stessa stanza di Mikasa non era ancora un problema.
<< Reiner invece?>> chiese incuriosito.
Tutti sapevano della cotta che il ragazzo più grande avesse per lei.
<< Simpatico.>> tagliò corto facendo ridere Eren.
<< Poveretto.>> rise ancora.
<< Che ho detto?>> chiese perplessa guardandolo continuare a ridere.
<< "Simpatico" equivale a dire "non mi piace", ma con un velo di pietà.>> cercò di smettere di ridere.
<< Non voglio ferire i suoi sentimenti.>> si giustificò.
Eren tornò serio dopo quale altra risata e si voltò a guardarla. << Ma ora lui non è qui.>>
La ragazza rischiò quasi di arrossire per il modo in cui Eren aveva parlato, sembrava quasi volesse ammiccarle, il che non era strano, giocava spesso con lei in questo modo, ma c'era stato un pizzico di qualcosa di diverso.
<< Cucina e zitto.>> rispose tenendo lo sguardo basso e la testa china per non far vedere il volto.
Così facendo non poté notare il sorriso malizioso e consapevole che era nato sulle labbra del ragazzo al suo fianco.

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