Parte 25 Non c'è niente che vada in noi

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Forse i miei genitori hanno intuito che qualcosa non va. Non riesco nemmeno a sforzarmi di comportarmi normalmente. Li sento bisbigliare tra loro venerdì sera, mentre rientro a casa e li trovo ad affettare insieme delle verdure al bancone della cucina.

"Forse sta realizzando solo ora quello che è successo. Non ti sembrava un po' troppo su di giri, negli ultimi giorni?". Mio padre si è fermato cercando gli occhi di mia madre. Lei continua ad affondare il coltello nella carota. "Sì, deve essere una fase discendente. Ti ricordo che quel ragazzo le ha lasciato un bruttissimo trauma". Si ferma con il coltello a mezz'aria. "Non è che dovremmo rimandare il nostro viaggio?"

Mi appoggio alla porta con un leggero sorriso. Come sono fortunata ad avere qualcuno che si preoccupi per me. Richiudo rumorosamente la porta fingendo di essere appena rientrata, per dare loro il tempo di zittirsi. Mi sforzo di illuminarmi nel migliore sorriso che mi riesca e li saluto.

"Marta, ti ricordi che tra qualche giorno noi andremo in crociera, sì?", mi domanda mia madre poggiandomi una mano sulla spalla. Io sposto lo sguardo da uno all'altro: sono indecisi sul da farsi.

"Sì, certo. E' in programma da gennaio, se non sbaglio."

"Volevamo solo capire se te la senti di rimanere da sola."

Sorrido a tutti e due e mi insinuo tra di loro abbracciandoli. "Andate e godetevi questa vacanza. Io non ho problemi a rimanere da sola."

E così, domenica i miei genitori preparano i bagagli e mi lasciano sola a badare alla casa per dieci giorni. Appena escono dalla porta, mi stendo sul divano con gli occhi chiusi. Progetto di restare così, immobile a riprendermi dallo sforzo immane di apparire normale ai miei genitori per una lunga settimana, per qualche ora. Lo squillo del citofono però mi distrae.

Un colpo al cuore. E se fosse Filippo? Ho cercato di evitarlo il più possibile, in questi giorni. Ho ricevuto un solo messaggio da parte sua, il giorno dopo il nostro incontro. "E' davvero finita?", recitava. Non ho avuto il coraggio di rispondergli. Dopo, non ha più cercato di contattarmi né di incontrarmi, anche se sarà inevitabile averci a che fare vivendo praticamente attaccati uno all'altro. Sbuffando, vado alla porta. La apro e mi trovo davanti Carolina con una vaschetta bianca in mano.

"Ho portato il gelato!"



"Non avrei mai sperato che potesse andare tanto bene". Carolina ha gli occhi sognanti mentre con il cucchiaino mescola i gusti di gelato nella sua ciotola. Si è ormai sciolto, tanto si è distratta a parlare, ed è ridotto a una crema liquida beige striata di marrone. "Sono felice di aver aspettato così tanto. Tutta questa attesa che c'è stata prima che si concretizzasse, ha reso tutto così magico!"

Un sorriso genuino mi si dipinge in volto. Lei è la mia migliore amica, la persona più buona che conosca, e vederla così felice della sua nuova relazione mi riempie il cuore. "Sei davvero... radiosa."

"Già, lo sono. Tanto quanto tu, invece, sei spenta". Allunga una mano sulla mia gamba. "Non intendi proprio provare a chiarire con Filippo?"

Mi siedo con le gambe incrociate, passandomi tra le dita il cucchiaio. "Non c'è nulla da chiarire, Carolina. Ho ormai compreso alcune cose che prima avevo sempre voluto evitare di vedere."

"Insomma, non hai chiuso perché hai capito che lui ancora va a letto con sua moglie."

Scuoto la testa guardando in basso. "No, certo che no. E' stato l'ultimo tassello di un puzzle che avevo davanti agli occhi, ma di cui non volevo vedere l'immagine generale." Mi prendo una ciocca di capelli in mano e inizio ad attorcigliarla intorno alle dita. "Io non sono in grado di fare l'amante. Amavo stare con lui, mi dimenticavo di qualsiasi problema, ma non appena tornavo alla realtà, in men che non si dica tornavano i sensi di colpa. Ho avuto dubbi dall'inizio, su suo figlio, sulla sofferenza che vive la sua famiglia. Su Celeste. E ora, sapere che il comportamento di Filippo sta rovinando la famiglia intera, per colpa mia, mi ha fatto crollare."

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