Parte 32 Il matrimonio

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L'organista sta suonando motivi slegati tra loro per allietare l'attesa della sposa, mentre il quartetto d'archi intona gli strumenti nella cappella laterale. Il rumore delle chiacchiere degli invitati, elettrizzati per l'emozione, ne copre buona parte. Mi guardo intorno: le file dei banchi sono quasi interamente occupate da uomini, donne e bambini, tutti in abiti da cerimonia dei più disparati colori, ed è tutto un vociare e svolazzare di ventagli, voci eccitate, persone che si salutano abbracciandosi. Anche io sento crescere sempre di più dentro di me un'ansia positiva, alimentata dall'atmosfera di adrenalinica attesa. Come prima di un concerto tanto atteso.

Carolina al mio fianco continua ad allungare il collo qua e là per sbirciare le persone presenti davanti a noi e il modo in cui sono vestite. Lei è splendida in un abito alla caviglia con gonna bianca e blu a fiori, di tessuto molto leggero, e corpetto a mezza manica aderente blu scuro. Ho notato finalmente Paolo, il futuro sposo di Celeste, ma l'ho visto solo da lontano e da qui non riesco a osservare meglio. Capelli piuttosto lunghi biondi, fisico allenato, viso pulito. Non saprei, ho l'impressione che mi ricordi qualcuno che conosco.

Ai primi banchi, i famigliari degli sposi. Sul lato destro devono essersi accomodati i famigliari di Paolo, che però non riesco a vedere. Dall'altro lato invece, alcuni parenti di Celeste, tra cui riconosco Filippo e Laura. I due genitori sono seduti uno a fianco all'altro, e si stanno parlando sottovoce. Hanno un atteggiamento lievemente rigido, ma si parlano e sorridono con naturalezza. Laura indossa un completo incredibile che le dona molto: una gonna blu scuro aderente al ginocchio e un giacchino con corpetto accollato rosa carne con fiori della stessa tinta della gonna. Mi domando dove sia Andrea.

Do uno sguardo ai miei genitori, dall'altro lato della navata. Mia madre sta sistemando la cravatta bordeaux a mio padre, poi si riordina la giacca del tailleur verde salvia. Li osservo con un sorriso orgoglioso. Sono così belli, così innamorati, dopo tutti questi anni. Sarà l'emozione del momento, ma sento di stare per commuovermi.

Ecco che l'atmosfera si immobilizza, come durante un temporale, quando si resta in attesa del tuono dopo che il lampo si è fatto vedere. Tutti, uno dopo l'altro, si voltano verso l'ingresso della chiesa. In quell'istante, il quartetto d'archi prende a suonare il Canone di Pachelbel. Non appena la prima nota mi arriva alle orecchie, sento istantaneamente le ginocchia cedere, gli occhi gonfiarsi. Mi volto anche io ad osservare il punto su cui tutti hanno puntato lo sguardo.

All'ingresso della chiesa c'è Celeste. E' semplicemente radiosa: i suoi lineamenti sembrano distesi, rilassati, il suo sorriso gioioso. I capelli sono raccolti in uno chignon da cui cadono due ciocche a incorniciare il viso, e il velo è corto e sottile. L'abito è aderente, in pizzo, con una scollatura a cuore e le maniche lunghe e ampie. Al suo fianco, ad accompagnarla lungo la navata, Andrea, nella sua carrozzina. Indossa un abito dello stesso colore del padre, i capelli pettinati indietro, e sfoggia un sorriso smisurato. Sembra perfettamente in forma, elettrizzato ed emozionato. Avanzano mano nella mano, e solo dopo qualche passo a entrambi si fanno gli occhi lucidi, mentre gli invitati dai banchi applaudono ormai in preda alla commozione.

Il mio cuore è gonfio, sento la gola chiudersi e temo di non poter respirare. Sono davvero splendidi. Appena arrivano alla loro meta, Celeste si china a dare un bacio sulla guancia di Andrea e poi si avvicina a Paolo. I due si guardano come se d'un tratto fossero gli unici in tutta la chiesa. In quel momento, gli occhi di tutti sono puntati su di loro e su Andrea, e proprio in quel momento quest'ultimo si volta, fa scorrere lo sguardo sulle file dei banchi, infine incrocia i miei occhi e fa un deciso gesto di saluto con la mano.

Di colpo, tutta la chiesa si volta nella mia direzione. Io, un po' imbarazzata, sorrido timidamente di rimando e alzo la mano con discrezione per ricambiare il saluto.

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