Parte 23 Ho una paura tremenda

264 12 0
                                    

Questo è il lunedì più lunedì della mia intera vita. Quando ieri sera ho poggiato la testa sul cuscino, sono crollata immediatamente nel sonno più buio che abbia mai sperimentato. Ho dormito ancora vestita e truccata per nove ore filate, e non appena è suonata la sveglia ho desiderato più di qualunque altra cosa tornare a letto in un sonno senza sogni.

Mi sono sforzata di alzarmi e affrontare la giornata. Mia madre mi ha osservata rapidamente e mi ha diagnosticato una qualche sindrome influenzale. Effettivamente sono febbricitante e senza forze. Ho telefonato a lavoro con la voce impastata e ho spiegato che sarei tornata in un paio di giorni. Ho trascorso il resto della mattinata collassata tra le lenzuola, infreddolita nonostante i trenta gradi di questo giugno.

Per fortuna la testa pesante non mi lascia spazio per qualsiasi pensiero sulla giornata di ieri. Mentre dormivo, sotto effetto degli antipiretici, ho avuto qualche confuso flashback di me e Filippo in quella vasca idromassaggio, Filippo che mi allaccia intorno al polso il bracciale di sua madre, Laura che gli prende la mano e la stringe, Filippo che si domanda se può presentarsi come mio amico di famiglia. Tra un sonno e l'altro, ricordo di aver letto un suo messaggio in cui mi chiedeva scusa per come era terminato il weekend. Che per quel che valeva, non era mai stato tanto felice. E poi mi aggiornava su sua madre che sarebbe tornata il giorno successivo alla residenza per anziani, scongiurato ormai qualsiasi danno cerebrale.

Dovrei essere almeno in parte contenta, constatando che ha trovato il tempo per contattarmi e farmi sapere di essere felice di aver trascorso del tempo con me. Ma la verità è che speravo che questo fine settimana mi avrebbe dato qualche risposta. Credevo che, illudendoci di vivere la nostra storia in libertà, condividendo i pasti, il letto, il risveglio, la quotidianità, lui avrebbe capito cosa volesse dalla sua vita. Il punto è che credo di aver capito io, invece, qualcosa su quello che voglio.

Non posso andare avanti così. Mi sono scoperta innamorata di lui, disposta a iniziare un futuro insieme. Ma lui non può farlo perché ha un legame. E per quanto questo legame sia usurato dal tempo e dalle cose che sono successe, loro sono e restano una famiglia. Non voglio essere io a fargli decidere di non volerne più fare parte. Non voglio e non posso avere questa responsabilità. Questo è un momento difficile per loro: Andrea, e ora anche Adele di cui preoccuparsi, l'imminente matrimonio di Celeste. Voglio dire, un matrimonio! Sua figlia sta per sposarsi. E io sarò invitata come vicina di casa, mentre dovrò stare a guardarli in posa per le foto di rito come una famiglia felice.

A forza di pensarci, mi esplode la testa. Mando giù un altro antipiretico e riprendo in mano il telefono. Digito una risposta per Filippo, senza pensarci troppo. "Non ti preoccupare per il weekend. Sono felice per tua madre. Mi sono presa un'influenza, tieniti sotto controllo anche tu". Premo invio e poso lo smartphone sul comodino. Poi, crollo di nuovo.


"Marta?" 

La voce bassa di mia madre mi fa riemergere dall'acqua. Stavo sognando di annegare in un viscido fango nero, cercando di uscirne alla ricerca di un paio di occhi azzurri. Stropiccio gli occhi e mi guardo intorno. E' giorno? Notte?
"Che ore sono?". La mia voce sembra arrivare dritta dal regno di Ade.

"Sono le 10 di mattina. Ero un po' in pensiero, hai dormito senza sosta da ieri pomeriggio." 

Cerco di guardarla negli occhi e riesco a leggere una certa apprensione. Le sorrido stancamente.

"Devo confessarti che mi sento molto meglio."

Lei mi porge una tazza. "E' un infuso freddo. L'ho zuccherato perché ti tiri un po' su."

Afferro mollemente la tazza e la ringrazio con gli occhi. Lei esce dalla stanza rasserenata. E' vero, questa lunga dormita mi ha fatto bene. Mi sento piuttosto sudata, ma la testa è tornata leggera e non sento più la febbre.

Vicino al cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora