Prologo

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Sono fatta di vetro.

Vetro che si incrina. Un materiale che per rompersi, fa del male agli altri. Un qualcosa che viene modellato prima di prendere forma.

Un coccio rotto che mostra l'esterno. Ma mai quello che contiene.

E mentre il mio cuore si impegna a incollare tutti i pezzi frantumati di me, il mio cervello pensa troppo. Pensa a come farò ad alzarmi dal letto ogni giorno.

Pensa a come sará un altro giorno senza di lei che sorride a me come mai aveva sorriso a qualcun'altro.

A come diceva che ero il suo cielo in ogni momento. In quelli più brutti e in quelli più belli.

E come potrei mai essere una fenice se per loro ero solo cenere?
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C'era una volta la bambina fatta di vetro. Lei faceva parte di una favola proibita. Di quelle che non rispettano i canoni di una qualsiasi storia.

La bambina fatta di vetro era stata modellata con amore e affetto dal suo fabbricatore.

Lui le aveva dato tutto ciò che non vedeva più nell'amore della sua vita, morta qualche anno prima.

Lunghi e ricci capelli rossi, come il sole dell'alba, pelle bianca come le nuvole e occhi azzurri come il cielo.

La bambina di vetro amava il suo fabbricatore come fosse stato il suo salvatore.

Ma questo un giorno, la prese e la scaraventò contro una parete. La piccola si frantumò in mille pezzi per tagliare la pelle di colui che l'aveva modellata.

Ma neanche una scheggia uscì dal laboratorio del vetraio, che come una bolla, la proteggeva.

Lui raccolse nuovamente tutti i pezzettini del suo cuore e li fuse insieme per l'ennesima volta.

Da quel giorno decise che lei si sarebbe chiamata Ceneri, perchè solo il vetro, come la fenice, ha una vita infinita.

Entrambi devono rompersi, bruciare e morire per un po'. Ma quando vengono aggiustati tornano a splendere più brillanti di prima.

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