I loro occhi erano qualcosa di assurdo, e dovete credermi se vi dico che ogni volta che uno dei due si girava, l'altro perdeva qualche battito.
"Maybe I don't really wanna know, how your garden grows, 'cause I just wanna fly"
-Oasis3 anni dopo...
<Ehy Ash>Disse mia zia Milly.
<Sei bellissima>. Quel giorno era il mio compleanno. Mi ero vestita per l'occasione visto che sarei andata a cena con Josh. Di nuovo, ero ritornata in quel vestito, che ormai stava iniziando a starmi stretto, azzurro, con le spalline blu. Avevo lasciato che i capelli scendessero in libere onde sulle spalle.Quella notte non avevo fatto incubi, c'è il tuo zampino, lo so mamma. Guardai il cielo e sorrisi.
<Sai che io e la mamma non ci parlavamo tanto vero?>Chiese lei torturandosi le mani.
Annui tranquilla, finalmente stavo bene.
<Però lei mi diede una cosa, prima di andarsene, per te>
Mi bloccai.
<Tieni>Allungò la mano che stringeva una lettera.Presi un respiro.
"Ciao bambina mia, io non so se ci sarò ancora, in caso volevo dirti di non piangere! Io sto benissimo! Lo so che ti manco, ma non smetterò mai di volerti bene, sappilo. Conservami in un posto speciale del tuo cuore, e vai a parlare con Ale e la zia per me. Guarda l'alba o il tramonto e pensa a me. Ascolta i Queen e suona per me. Lo so che i tuoi ricci sono difficili da gestire, ma non smettere mai di farteli! Non ti preoccupare di essere troppo alta o troppo bassa, non preoccuparti di perdere, o di vincere. Vivi la tua vita, al meglio mi raccomando. Trova l'amore, poi ovviamente presentamelo! Non farti abbattere da piccoli incidenti di percorso, tutti nella vita ne hanno, guarda dove sono finita io! Vivi, ridi, ama fin che puoi, non dimenticarti di me, ma facci un sorriso sopra.
Ti scrivo questa lettera per un motivo importante. Da bambina, mi chiedevi sempre perchè ti avessi chiamato "Ashes". Bene, ho qui la risposta per te. Ti ho sempre detto che la nonna si chiamava "Joy" ma non esattamente cosí. La nonna, si chiamava proprio come te. Finalmente l'avrai capito, spero. Se hai imparato ad osservare lo sai. Tu sarai sempre la mia piccola fenice. Che dalle ceneri risorge e torna, come la gioia. Perchè i bei momenti non finiscono, vanno solo un po' più in basso, sotto la cenere."
Non sapevo che dire. Finalmente avevo la risposta a tutte le mie domande in mano. Ti voglio bene mamma. E farò tutto. Guardai il tramonto e finalmente ci vidi te.
Una moto sgasò davanti a me. Quel giorno io e Josh saremmo andati a vivere insieme. Proprio per il mio compleanno mi aveva svegliato e messo le chiavi in mano.
Si alzò dalla moto in tutta la sua bellezza. I ciuffetti neri gli ricadevano sulla fronte. I suoi occhi grigi si illuminarono non appena mi videro in quel vestito. Lo stesso in cui ero fasciata la prima volta che ci eravamo visti. Era vestito con una camicia nera. I primi due bottoni erano sbottonati come se gli fosse costato troppo allacciarli. Alle gambe portava i suoi soliti jeans scuri.
Mi raggiunse piano e poi mi sollevò da terra per abbracciarmi. Gli diedi un bacio dolce e casto sulle labbra. Lui mi guardò ancora stralunato da tutte queste attenzioni. "Non mi ci abituerò mai" mi disse una volta.
Salutai mia zia con la mano e lei ricambiò sorridendo.
Finalmente volavo con le mie ali da fenice. Forse erano ali sporche, ma le migliori con cui avessi mai preso il volo.
<Mi hai portata al fast-food per il mio compleanno?>Chiesi entusiasta guardando la struttura di fronte a me.
<Ti conosco troppo bene>Disse lui affondando il viso nel mio incavo del collo. Gli accarezzai i capelli.
<Tu aspetta qui>Mi ordinò prima di entrare nel ristorante.Tutto attorno a me l'aria autunnale stava iniziando a farsi sentire più che mai. Le foglia che ormai stavano prendendo un colore rossiccio svolazzavano per tutta la cittá. Una folata di vento mi portò a stringermi nelle spalle.
Josh uscí fiero dal ristorante con un sacchetto in mano.
<Dove andiamo?>Domandai impaziente. Iniziai a tamburellare un piede per terra.Sorrise cosí gioiosamente che mi mancò il fiato. Era cosí bello che anche il mio cuore tremava.
Due fossette accompagnavano quel sorriso che ormai avevo imparato a memoria. Finalmente vidi i suoi occhi grigi splendere. Era raro che sorridesse in questo modo. Cosí tanto che avrei voluto tirare fuori il telefono e fargli una foto. Ma sapevo che avrebbe rovinato tutto. Volevo imprimerlo nella mia mente questo volto. Ed anche quando non ce lo avrei voluto, sará ricomparso per ricordarmi che è tutto ok. Va bene sbagliare, va bene essere rotti o spezzati. È giusto correre senza una meta. Può capitare di perdersi. Non rimani indietro. Non sei peggio.<Lo scoprirai>Cosí dicendo mi prese in braccio poggiandomi sulla moto. Forse il mio inconscio sapeva giá dove mi stava portando ma non volle dirmelo. Solo per il gusto di godermi la sorpresa.
Mi strinsi a lui guardando il sole diventare aranciato. Illuminando il mare di una luce tutta sua, unica e diversa da tutte le altre. E cosí banalmente ma a modo nostro lui mi portò alla spiaggia.
Era il nostro posto. Un luogo che sapeva di casa. Pensare che ne avremmo avuta una reale, di casa. Mi faceva tremare dalla gioia.
Non sapevo più cosa fare, avrei voluto urlare che lo amavo, piangere dalla gioia e sorridere fino a che le guancie non mi avrebbero fatto male.
Scesi dalla moto e mi slacciai goffamente il casco, era rimasta sempre io. Spezzata definitivamente, ma avevo trovato l'altro coccio rotto pronto a stringermi.
Divisa in mille pezzi come il vetro, avevo ferito, mi ero rotta, ma finalmente lasciavo vedere attraverso le mille crepe il mio cuore.
Mi caricò sulle spalle neanche fossi un sacco di patate.
<Dai mettimi giù, non sei simpatico!> Ridacchiai dandogli dei colpetti sulla schiena.<Mhmh>Cosí dicendo mi assestò una pacca sul sedere.
<Ahia!>.
<Sta zitta va francesina>Esclamò usando il nomignolo con cui mi chiamava anni fa.
Per un attimo eravamo tornati quegli stupidi ragazzini di 17 e 18 anni. O forse non eravamo mai cambiati. Tornati a quando bisticciavamo e ci amavamo senza sapere cosa volesse dire. Nessuno sa amare. Si scopre come si ama solo facendolo. Da ogni errore commesso si impara. E grazie a questo, sapevo di amarlo un pochino di più ogni minuto che passava.
Avevamo smesso di curarci, ma questo non significava che non saremmo mai guariti. Ci sono ferite che solo il tempo e l'amore sanno gestire.
<Siamo arrivati, posso scendere ora?>
<Ma guarda questa, non apprezza nemmeno il servizio taxi gratuito>Disse cercando di trattenere a stento un sorriso.
Mi fece scendere e appena giù lo baciai. Durò un secondo, ma non importava. Per me era in eterno.
E cosí seduti sulla spiaggia guardavamo le nuvole mangiando patatine fritte e panini unti.
<E il gelato non lo hai preso?>Chiesi fingendo un broncio alla fine.
Lui mi guardò e rise. Cosí tanto come non aveva mai fatto in quei 3 anni da cui lo conoscevo. Splendeva più del sole del tramonto magnifico che ci passava davanti. Pensai di essere stata molto fortunata a trovarlo, non sarei dovuta viaggiare per vedere albe e tramonti cosí belli.
<Credo proprio di amarti, Ashes Black>.
Spazio autrice:
Tornare qui dopo tempo emoziona sempre, ma ci rifarò l'abitudine credo.
Alla fine ho optato per rimanere sulla solita lunghezza media, va bene?
Non saranno tutti rosa e fiori questi episodi, ma sono certa che sarete curiosi!
Ily
Stay tuned❤️
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Phoenix
Storie brevi> Ash è nata e cresciuta fieramente nella frenetica ma ben organizzata Parigi. Un camino caldo ad asciugarle i capelli, ricci come il sole, una mamma premurosa e tutti i tipi di passioni da sviluppare. Chi si pensava che una malattia potesse distrug...