3.I'm having a good time

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Ho sempre pensato che chi parla poco ha gli occhi che fanno un casino tremendo.

I'm a shooting star, leaping trough the sky.
-Freddy Mercury

Salii in sella e mi diressi verso quella che ormai ero costretta a chiamare casa.

Corsi in camera mia come una bambina solo per l'emozione di indossare quel vestito per la prima volta.

Tirai fuori una scatolina che avevo posto in valigia e ne estrassi il vestito di mia madre. Me lo regalò per i quindici anni.
Lo stesso anno in cui lo regalarono a lei.

Era il vestito con cui incontrò mio padre. Lui lo conobbi per poco. Circa quattro anni. Poi dopo se ne andò in cielo.

Me lo misi, non avevo mai indossato qualcosa che fasciasse cosí tanto le mie forme.
Mi guardai allo specchio e non mi sembrai neanche io.
Il vestito era azzurro notte. Le spalline apparivano leggermente più scure dell'abito che mi arrivava a circa metá coscia. Tutte le grinze continuavano a portarlo su, ma il massimo a cui si accorciava era appena sotto il sedere.

Scesi le scale con calma. Consapevole che Alec mi stava aspettando di sotto, presi un bel respiro.
Avevo paura del giudizio altrui? Si.
Ero sensibile? Troppo.
Lo mostravo? No.
Con che cosa coprivo ciò? Rabbia, tanta rabbia.

Finite le scale trovai mio cugino intento a fumare appoggiato al portone d'ingresso.
E di nuovo quella sensazione si diffuse dentro me.

Nasceva triste, cresceva rabbiosa, moriva con il retrogusto di rimorso.

I miei occhi si appannarono di rabbia.

Andai da lui. Gli staccai la sigaretta dalle labbra, lo fulminai e andai avanti. Come sempre avevo fatto. Ci eravamo ripromessi di non fumare. Suo padre era morto di polmonite da fumo, il mio si stava ammalando.
Lo avevamo promesso a lei.

Forse ero stata troppo rude. Ma era cosí che schiacciavo la sensibilitá.

<Ehy, stella, mi dispiace. Comunque ti avevo detto che li avresti conquistati tutti, ma non pensavo che la prendessi come una sfida>Ridacchiò lui.

Non capii<Di che parli garcon?>Il mio francese uscí fuori.
<Ti sei messa in tiro>Osservò squadrandomi.

<E tu sogni, mi sono solo sistemata per una festa, anche se non sei abituato a vedermi cosí, so come ci si comporta alle feste>.

<Ah si?>Domandò divertito.
<Non è la prima a cui vado, idiot, a parigi avevo delle amiche e andavo alle feste>Confermai.

<Non sembri proprio il tipo. Dai sali in moto>Disse facendomi il gesto di venire.
<Ma io voglio andare con la mia>Ribattei.
<Hai il vestito, corto>Sottolineò.
Sbuffai e maledissi tutti i vestiti nel mondo.

Salii con lui, cercando di sistemarmi la fine del vestito sotto il sedere.
Lo abbracciai sentendo improvvisamente una sensazione di calore.

Il mondo scorse davanti a me. L'ultima volta che ero stata cosí ero abbracciata a mamma.
Non riuscivo a descrivere cosa provai in questo momento.

Pensai al fatto che la sua risata vivrá solo nella mia memoria. Che il suo viso sarebbe rimasto solo nei flashback della mia mente. La sua voce nel vento.

Arrivammo alla casa di Isa e Alec accostò. Smontai dalla moto e giá riuscivo ad intravedere il movimento che iniziava a dispandersi.

Carrie mi vide e mi saltò letteralmente addosso, per abbracciarmi.
<Sei cosí bella, Ash! Ti dona molto l'azzurro sai? Il rosso e l'azzurro fanno un contrasto bellissimo!> Esclamò lei felice. Tirai su un angolo della bocca per non demoralizzarla.

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