Arrivato a casa, Luca salì su per le scale di legno – che già scricchiolavano di per sé al minimo movimento – cercando di pestare i piedi con più forza possibile, con la speranza che qualcuno dei suoi coinquilini mettesse il naso fuori dalla porta. Sentiva il bisogno di fare due chiacchiere.
La porta della stanza della dj al primo piano era spalancata, lei suonava davanti alla finestra, dandogli le spalle. La salutò a gran voce, ma lei indossava le cuffie e scuoteva la testa a ritmo e non lo sentì.
Anche l'artista al secondo piano aveva la porta aperta. Luca si soffermò a guardarlo. Lavorava con una miretta a un busto di creta, i muscoli della fronte corrucciati in un'espressione concentrata. Per terra c'erano pezzi di carta e argilla e la rampa delle scale era impregnata di umidità fresca. Alzò brevemente lo sguardo quando Luca lo salutò, rispose al saluto con gli occhi, e tornò subito a focalizzarsi sul suo lavoro.
Lo stanza dello studente accanto a quella di Luca in mansarda era chiusa.
Luca si sedette sul bordo del letto, senza sapere cosa fare. Era triste per aver perso un lavoro a cui teneva, eppure c'era di più. Una specie di vuoto.
Si rese conto che da quando era arrivato a Londra quasi un anno prima non si era mai fermato. La sera appena arrivava a casa era stremato, spesso ubriaco, e si addormentava non appena la testa toccava il cuscino. Durante il suo giorno libero dormiva fino al pomeriggio.
Chi sono diventato?
Erano cambiate parecchie cose, da quando era arrivato.
Adrijana lo aveva chiamato un paio di volte negli ultimi mesi, gli era sembrato dalla voce che stesse lentamente tornando in sé. O forse era solo un'illusione della distanza.
Decise di telefonare a Eugenio.
«Luca, ti richiamo più tardi, ora non posso parlare. C'è qui Alessandra.»
«Alessandra?»
«Sì. Ti spiego dopo. Ciao.»
Mah.
Tornò a pensare al suo arrivo a Londra, cercando di ricostruire nella mente la persona che era stato, un anno prima.
Il ricordo di Debbie riaffiorò. Sentì un moto di tenerezza. Si vergognò di non averla mai cercata in quei mesi.
Meglio tardi che mai! pensò, preso da un'improvvisa euforia. Scese di corsa le scale di legno, facendo un gran baccano.
La dj si affacciò alla porta.
«Cos'è che è passata, una mandria di elefanti?» gridò.
Si avviò a grandi balzi verso la stazione della metro. Non vedeva l'ora di raccontare a Debbie che alla fine ce l'aveva fatta, a trovare un lavoro come cuoco, e per di più senza mostrare il curriculum. E voleva ringraziarla, perché senza di lei non ci sarebbe mai riuscito. Senza di lei con tutta probabilità sarebbe tornato in Italia dopo un paio di settimane, affamato e con la coda tra le gambe.
In metro gli venne da ridere pensando allo sguardo severo che avrebbe assunto lei quando le avrebbe detto che quel lavoro di cuoco lo aveva già perso. Dopodiché avrebbe pensato a quale sarebbe stata la prossima mossa da fare per Luca. Nessuno poteva consigliarlo meglio di lei.
Arrivò trafelato alla reception.
«Posso parlare con Debbie?» chiese al receptionist che stava dietro il vetro.
«Debbie?»
«Debbie. La tua collega. Lavorava qui, l'anno scorso.»
«Non credo di conoscere nessuna Debbie» disse il ragazzo con voce incerta.
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L'Appartamento di Bond Street
Novela JuvenilA diciannove anni Luca lascia il paese natale, si trasferisce a Londra e inizia una nuova vita, dei cui dettagli i suoi cari sono all'oscuro. Cosa succede quando Luca scompare all'improvviso?