TRE

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Giacomo non poteva credere a quello che aveva visto quella mattina. C'era mancato davvero poco, solo un piccolo passo sbagliato in più e potevano scoprire tutto. Potevano trovare il chip nascosto nell'orologio di Lorenzo, la cicatrice sul polso, le fughe dell'amico. Li avrebbero puniti tutti quanti e Dio solo sa cosa avrebbero potuto fargli. Nessuno ne aveva idea. Nessuno sapeva cosa accadeva quando venivi portato agli uffici centrali di O.M.N.I.A. ma sicuramente niente di buono visto quello che era successo con Costantino al campo di atletica. Lorenzo era un cazzo di incosciente. Ma cazzo se gli faceva salire l'adrenalina. Avrebbe voluto avere lui le palle di rispondere in quel modo a quel bastardo.

"É uno sconsiderato." Sua madre aveva interrotto i suoi pensieri. Erano seduti tutti insieme in sala, dopo la cena in famiglia, la cena dove si tiravano le conclusioni settimanali, dove si raccontavano i traguardi raggiunti, le stelle conquistate, i possibili match scoperti. I match erano l'argomento preferito di quell'anno, erano la novità. Gli anni passati erano visti come una remota possibilità ancora molto lontana per essere intesa come realmente possibile. E invece, alla fine, era arrivata. Inesorabile come lo scorrere del tempo.

"Costantino è un prepotente, mamma." Alyssa era intervenuta in difesa di Lorenzo. Sua sorella odiava i vigilantes come ognuno di loro. Sua sorella gemella aveva le palle, come Lorenzo. Era più simile al suo amico che a lui, suo fratello.

"Alyssa, non puoi rivolgerti così quando parli dei vigilantes." Sua madre era scandalizzata.

"Tanto mica possono sentirmi qui!" si giustificò alzando le braccia a mezz'aria. "Purtroppo." borbottò infine incrociandole al petto, indispettita.

"Cerca di non farti troppo influenzare tu." Intervenne suo padre, rivolgendosi a Giacomo.

"Non credo che possa essere possibile." Sghignazzò sua sorella, sbeffeggiandolo come al suo solito.

Giacomo si strusciò una mano sulla fronte. Non aveva voglia di ribattere, di affrontare il solito argomento del ragazzo che non riesce a farsi valere, e di quanto riuscisse ad essere più mascolina sua sorella di lui. Non ne aveva la forza dopo tutta la giornata passata ad aiutare Lorenzo a riprendersi e a sentire i suoi discorsi su cosa aveva visto là fuori nei suoi giri di perlustrazione. Aveva ascoltato i suoi racconti sul mare, su quanto fosse immenso e dispersivo. Giacomo adorava nuotare. Durante gli allenamenti in piscina fantasticava sempre su come sarebbe stato nuotare in quella distesa di acqua salata invece che in una vasca piena di cloro. Perché aveva letto sui libri che l'acqua di mare era ricca di sale, che per questo riuscivi a rimanere a galla più facilmente che in piscina. Avrebbe voluto assaporare quell'acqua che sapeva di mare. Da piccolo aveva provato a buttare un po' di sale in un bicchiere d'acqua e aveva immerso due dita portandosele poi alle labbra, provando a ricreare l'illusione di quel sapore. Poi aveva buttato nel bicchiere una cimice vedendola galleggiare e sperando che quel bicchiere per quel povero insetto fosse più simile al mare di quanto per lui lo fosse la piscina. Ma il suo esperimento non era andato a buon fine e la cimice era lentamente morta affogata, stremata dallo sforzo di rimanere a galla.

Lorenzo continuava a ripetere che era impossibile, letteralmente impossibile che non ci fossero nient'altro che gli uffici di O.M.N.I.A. al di là del mare, su quella cazzo di isola che si vedeva in lontananza. Ed era altrettanto impossibile che non potessero in nessun modo raggiungere la costa se non dal porto dove partivano le navi per gli stessi uffici centrali. Giacomo era sicuro che prima o poi Lorenzo avrebbe trovato il modo, perché quando quel ragazzo si metteva in testa qualcosa nessuno riusciva a fermarlo.

"Cosa stai facendo?"

Non si era accorto che, mentre rovistava nei cassetti dello studio in cerca di un piccolo cavetto elettrico che gli mancava per finire il suo progetto, Alyssa era entrata spingendo la porta che era rimasta accostata, senza fare rumore.

Giacomo sobbalzò, come colto sul fatto, pronto a nascondere la manciata di cavetti dietro la schiena.

"Niente." Ma non era stato credibile.

Sua sorella rimase un po' sulla porta a fissarlo, poi guardò dietro di sé cercando di individuare i genitori e infine si chiuse la porta alle spalle.

"Avanti, cosa state combinando?"

"Che cosa? Combinando chi?"

"Smettila Giacomo, non sono un'idiota, e ho visto quella cazzo di scena al campo di atletica. Avevate tutti e tre il culo sudicio e Lorenzo si è immolato per la causa. È chiaro anche ad un cieco. Solo per quel pagliaccio di Costantino non lo è, perché è troppo preso a fare a gara con Lorenzo a chi ce l'ha più grosso."

Alyssa aveva sparato talmente a zero che Giacomo rimase impassibile ad occhi spalancati senza sapere come ribattere. Lei indicò con un'alzata del mento le mani del fratello dietro la schiena.

"Che cosa nascondi lì?"

Giacomo strinse i fili nelle mani e sospirò arreso, abbassando gli occhi. Era sempre sua sorella, non era una spia, e non era nemmeno una vigliacca senza carattere. Poteva fidarsi di lei. Poteva fidarsi meno della reazione che avrebbero avuto i suoi compagni se fossero venuti a saperlo.

"Sai mantenere un segreto, Alyssa?"

Più tardi, Giacomo era di ritorno al dormitorio. Lorenzo era steso sul letto, attorcigliato alle coperte sfatte con solo i pantaloncini addosso. Sul fianco si vedeva la pelle leggermente arrossata dove era entrata in contatto con il taser. Quei segni lievi sarebbero stati invisibili già la mattina successiva. Nicolas si stava bevendo la sua solita camomilla digestiva prima di andare a dormire. In mano aveva un manuale di meccanica applicata, la sua unica vera passione. Fatta eccezione che per le lezioni di medicina.

"Ragazzi!" urlò richiamandoli entrambi all'ordine. "Ho bisogno di parlarvi."

Lorenzo scostò le lenzuola avvicinandosi al tavolo del salottino, stiracchiandosi la schiena, allungando le braccia in alto verso il soffitto. Era incredibile quanto fosse alto questo ragazzo, steso in quel modo a Giacomo pareva che potesse davvero arrivare a toccare la luce del lampadario. Nico abbassò il libro alzando soltanto le sopracciglia. In quel momento di attenzione valutò se raccontare ai suoi amici quello che aveva rivelato ad Alyssa. Il loro piano non era più soltanto loro, ma la sorella era stata fondamentale per aiutarlo a sbrogliare l'ultimo filo della matassa che mancava per finire il suo progetto. Così amava chiamare il ricalcolatore dei chip. Ma decise di non dire niente, non voleva rovinare la sorpresa ai ragazzi. Tutto a suo tempo.

"Cosa devi dirci di tanto importante?" Lorenzo poggio la schiena alla sedia accavallando la gamba in attesa.

"Hai scoperto il tuo match?" chiese incuriosito Nico.

Lorenzo fece una smorfia schifata guardandolo di sbieco. "Ma dai."

"Che c'è?" ribatté Nicolas allargando le mani.

"Niente di tutto questo." Li zittì Giacomo, riconquistando la loro attenzione. Poi tirò fuori dallo zaino una strana macchinetta con un display e una sequenza di tasti.

Lorenzo lo afferrò al volo, prima che Nico potesse allungarsi sul tavolo per raggiungerlo. Poi guardò Giacomo. Di nuovo, quella luce verde che gli brillava negli occhi fece deglutire il ragazzo un paio di volte. Era incredibile fino a che punto gli occhi di Lorenzo fossero magnetici.

"Ce l'hai fatta?" sussurrò eccitato.

Giacomo sorrise, godendosi il suo piccolo istante di celebrità. Poi annuì soddisfatto e indicò il dispositivo nelle mani dell'amico.

"Premi il tasto più grande in alto a destra."

Lorenzo eseguì il comando di Giacomo e subito il display si illuminò di un verde opaco e debole. Niente a che vedere con la luce che illuminava lo sguardo del ragazzo.

"Bene" disse Giacomo poggiandosi alla sedia e incrociando le mani dietro la testa in una comoda posizione di relax. "E adesso chi vuole farsi un bel giretto?"   

Ventunotrentuno - I figli dell'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora