CINQUE

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Costantino guardava la pioggia scendere fitta al di là della finestra. Beveva una tazza di caffè bollente, pronto per iniziare una nuova giornata di incarichi e ordini da eseguire. Odiava il suo lavoro, ma era l'unico lavoro che era riuscito ad accollarsi dopo il disastro. Stava morendo di fame, buttato su quello schifo di marciapiede lercio pieno di piscio e vomito. Era l'ombra di se stesso, un uomo che continuava a maledirsi, aspettando il momento in cui la malattia avesse avuto la pietà di venirselo a prendere, come aveva fatto con la sua compagna, Benedetta. Di benedetto non c'era stato proprio niente nel suo lento declino, un'agonia che giorno dopo giorno diventava sempre più insostenibile. Ma Costantino era rimasto al suo fianco, stringendole la mano anche quando della mano non era rimasto altro che un palmo. La maggior parte delle dita erano cadute a causa della cancrena. La malattia se l'era mangiata viva giorno dopo giorno, fino a che i suoi organi ormai ridotti in poltiglia non avevano ceduto uno dopo l'altro. Di lei alla fine non era rimasto più niente, né la sua pelle luminosa, né i suoi bei capelli biondi e ricci. I suoi occhi erano tane buie e vacue, che chissà cosa avevano visto nei suoi ultimi giorni di vita.

Lei era morta. Lui no. Aveva pregato che la signora con la falce lo venisse a prendere facendolo a brandelli, ma così non era stato. Era miracolosamente sopravvissuto, rientrando per questo nel progetto di O.M.N.I.A. tra gli immuni al virus. Era stato fortunato, con lui la malattia non poteva niente. Fortunato, sì.

E adesso era uno dei vigilantes della Città Nuova, così la chiamavano all'inizio. La città che poteva ridare speranza ad un branco di persone a cui il virus aveva tolto tutto, persino la voglia di vivere. Ma questa opportunità non poteva essere lasciata passare senza essere colta. E dagli uffici centrali avevano visto quello che si poteva ricavare dal peggio che era successo. Una nuova società, migliorata, più istruita, priva di quegli innumerevoli vizi di cui gli uomini si erano macchiati nei loro inutili anni di vita su questa terra. E tutto sarebbe partito da quei ragazzi, la nuova generazione. Costantino aveva il compito di monitorarli costantemente, lui che di figli non ne aveva mai voluti, nemmeno quando stava con Benedetta, adesso si ritrovava tra i piedi una mandria di giovani nel pieno delle tipiche crisi ormonali adolescenziali. Uno soprattutto non riusciva proprio a digerirlo. Lorenzo.

Quel sorriso strafottente sulle labbra avrebbe voluto strapparglielo a furia di cazzotti, fino a spaccarli, quei denti perfetti. La sua arroganza era insopportabile. Ma era il figlio del capo e l'unica cosa che riusciva a rincuorarlo era che presto o tardi quel lurido figlio di puttana sarebbe stato alle sue dipendenze, una volta entrato nella sua squadra non si sarebbe più potuto ribellare. Fino a quel momento poteva soltanto agire nell'ombra ed approfittare di qualsiasi passo falso che quel pezzo di merda commetteva.

Una volta arrivato nell'aula magna ai piedi del tabellone alzò gli occhi verso i nomi dei ragazzi che iniziavano ad apparire nelle caselle dei match. Studiò quella tabella gigantesca che troneggiava in mezzo alla stanza. A sinistra c'era una colonna blu in cui ogni riga veniva occupata da nomi di ragazzi, in corrispondenza dei quali, nella colonna rossa, comparivano i nomi delle ragazze. Poi sotto a tutto, nel riquadro bianco, rimanevano in ordine sparso i nomi mescolati di quei ragazzi che ancora non erano stati accoppiati. I match variavano giornalmente, in base ai risultati fisici e didattici degli studenti, in merito ai successi ottenuti, o ai fallimenti. Niente era deciso fino all'ultimo giorno dell'anno Ventunotrentuno, quando tutti i presenti avessero finalmente compiuto diciotto anni. Queste erano le regole.

Ma vi era un'altra possibilità. La possibilità lasciata ai vigilantes senza compagna di poter scegliere tra i nomi rimasti spaiati una persona che li accompagnasse per il resto dei loro patetici giorni. Erano quelli difettati, quelli che erano stati portati almeno due volte dai pillars negli uffici centrali, o quelli che avevano subito danni fisici permanenti, fossero essi gravi o semplici cicatrici. Dovevi soltanto individuarne uno e presentare la richiesta ai su detti pillars che valutavano la domanda e procedevano alle assegnazioni.

Costantino alzò gli occhi verso lo schermo soffermandosi su un nome in particolare. Lui aveva già fatto la sua scelta.  

Ventunotrentuno - I figli dell'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora