Capitolo 4 : Tu mi conosci.

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Una secchiata d'acqua gelida mi arrivò dritta in faccia, precipitai prima di riuscire a toccarle una spalla, sotto di me il mare mi riportò giù ad una velocità straordinaria.

L'impatto con la sabbia mi tolse tutta l'aria dai polmoni, premetti i gomiti tirandomi seduta, visibilmente confusa e ansimante.

Dietro di me, le figure di Alex e Blake correvano nella mia direzione. Osservai Kyla davanti a me, circondata dall'acqua marina, scendere lentamente verso la spiaggia.

<<Cos'è successo?>> Domandò Blake, col fiato in gola per la corsa.

Kyla comparve al mio fianco e mi prese sotto un braccio, Alex sotto l'altro, aiutandomi ad alzarmi.

<<Io... ho visto...>> balbettai, cercando di regolarizzare il respiro, che si era fatto fin troppo pesante.
<<Angel tranquilla, siamo qui>> Kyla mi strinse la spalla cercando di stabilire un contatto visivo, senza però alcun successo.

Blake si rivolse ad Alex, lo sguardo colmo di preoccupazione.

<<E' arrivato il momento, non potete più stare qui, è troppo pericoloso, sia per te che per lei>>

Alex annuì prontamente, lo sguardo si fece di una serietà che non avevo mai visto prima. Poi si avvicinò a me e fece per prendermi un braccio, ma io mi scostai in fretta.

<<Di che parlate? Cosa sta succedendo?>> Balbettai aggrottando le sopracciglia.
<<Angel, devi fidarti di Alex, per favore>>

Rivolsi lo sguardo verso il rosso, la mascella era tesa, il corpo irrigidito, gli occhi pieni di angoscia.
Quest'ultimi incontrarono i miei e l'occhiata che mi rivolse fu priva di malevolenza, e fu proprio quello, insieme alla sua solita familiarità, che mi spinse ad andare con lui, a cogliere le richieste che mi stavano disperatamente porgendo.
Annuii con sicurezza, incrociando il suo sguardo.

Alexander non aspettò altro, mi prese per il braccio e cominciammo a correre, lasciandoci alle spalle Blake e Kyla.
Cercai di stare al passo col rosso, evitando di inciampare e finire goffamente con la faccia a terra.
Attraversammo la spiaggia e ripercorremmo tutta la strada fatta in precedenza, i polmoni cominciarono a bruciarmi da quanto forte stavamo correndo. Arrivammo alle porte di Himmel e le attraversammo senza troppi problemi.

Gli sguardi confusi della gente erano passati velocemente su di noi ma nessuno aveva provato a fermarci, o almeno nessuno era riuscito a farlo in tempo.

Seguii il rosso al di fuori di quel magico luogo, non riconobbi assolutamente niente della via che stavamo percorrendo. Era tutto un lastricato di rocce argentee, uguale identico al percorso che avevamo fatto quando ero arrivata il primo giorno, eppure non era lo stesso.
Finalmente, quando ormai il nulla ci circondava, ci fermammo ed Alex mi afferrò il braccio, costringendomi a voltarmi verso di lui. A differenza mia il ragazzo non sembrava troppo stanco e affaticato dalla corsa, apparte per il respiro leggermente irregolare.

<<Adesso devi ascoltarmi ok? Niente contestazioni, niente domande, devi affidarti completamente a me. Se ti dico di fare una cosa, la fai, se ti dico di correre, corri, se ti dico di difenderti, ti difendi, se ti dico di saltare, salti>> mentre pronunciava quelle parole, il rosso sembrava un ragazzo completamente diverso, quasi la responsabilità avesse improvvisamente fatto fronte sul suo carattere.

Annuii ansimante, non riuscendo a dire altro, poi Alex si passò lo zaino, che mi ero accorta avesse sulle spalle solo il quel momento, sul davanti e tirò fuori qualcosa di lungo e affilato.
Un pugnale.
Mi prese la mano e io non opposi resistenza quando mi poggiò l'oggetto sul palmo.

<<A cosa serve questo?>> Chiesi però, non riuscendo a trattenermi.

Alex sospirò, visibilmente irritato dal mio continuo parlare. Che si adeguasse, non poteva certo aspettarsi che stessi zitta tutto il tempo.

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