Capitolo 6 : Non sarai mai... sola.

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Fui lieta di riconoscere la voce che arrivò alle mie orecchie. Alex correva verso di me, la velocità con cui le gambe ricoprirono quella distanza fu incredibile. Rischiò persino di inciampare varie volte,facendo lo slalom tra le varie lapidi.

Fu allora che la mia mente si riscosse, abbassai lo sguardo sulla mia mano, osservando la carne bruciata in più punti.

Un liquido caldo colò giù dalla mia spalla ed il dolore pungente mi risvegliò i sensi.

<<Merda>> Imprecò Alex inginocchiandosi davanti a me, mi spostò leggermente la felpa di lato, cercando di esaminare la pelle lacerata della spalla.
<<Cos'era quello?>> Chiesi e mi girai di nuovo verso quell'essere.

Alex mi prese il mento tra le dita, riportandomi con lo sguardo su di lui.

<<Non guardarlo>> disse mentre cominciò a frugare nello zaino, che si era tolto dalle spalle.
<<Ma quella cosa...>>
<<Era un demone, uno dei più graziosi direi>> un bruciore intenso mi risvegliò portandomi a risucchiare l'aria tra i denti, allora mi accorsi del liquido che il ragazzo stava versando sulla ferita.

<<Scusa>> disse, accortosi della mia reazione, poi prese a premere forte con una garza, rendendo il dolore ancora più intenso e portandomi a sussultare.
<<La ferita non è profonda, ma sto cercando di ripulirla dall'acido tossico del demone, mi dispiace, devi resistere ancora un po'>>

Le sue parole non arrivarono neanche alle mie orecchie, mentre la gola ricominciava a chiudersi, e il panico ad attanagliarmi lo stomaco.
Guardai Alex, concentrato sulla spalla ferita.

<<Ti ho chiamato>> sussurrai <<Ho chiesto aiuto ma non sei arrivato, non mi hai sentito>>...


... <<Smettila Abigail, tutti hanno i loro problemi, ma mi sembra che tu stia ingigantendo un po' troppo la cosa>>

I miei occhi si spalancarono per lo stupore, mentre il panico cominciò a salirmi in gola.
La mia migliore amica, a cui avevo appena avuto il coraggio di confessare gli abusi che subivo, mi aveva appena dato della bugiarda.

<<Che cosa?>> Borbottai, incredula di ciò che stavo sentendo.
<<Voglio dire, ci sta che ogni tanto si arrabbino, ma inventare storie del genere, dire che tua madre ti scaraventa contro il muro ogni volta che non è dell'umore... mi sembra esagerato, ci sta che ogni volta ti sgridi, ma avrà sicuramente un motivo>>

Le sue parole mi colpirono come un pugno nello stomaco, la mia gola iniziò a bruciare.

<<Stai dicendo che... sto mentendo?>> Sussurrai incredula.

Clare rimase a fissarmi per qualche minuto, poi scrollò le spalle.

<<I servizi sociali controllano regolarmente le famiglie dei bambini che vengono adottati. Mia madre ha dei colleghi piuttosto efficienti, te lo posso assicurare. Mi sembra strano che succeda una cosa del genere alle loro spalle>>

Mi ritrovai senza più niente da dire, con l'anima che gridava, che pregava di credermi, di darmi qualcosa a cui appigliarmi, anche il più piccolo spiraglio di luce.
Non ne trovai, era tutto buio in quel tunnel, pieno di ostacoli e di gente che mi urlava di arrendermi.

<<Ti sto chiedendo aiuto Clare, ti ho confidato la mia situazione, ho allungato la mia mano aspettando che mi porgessi la tua, che fossi pronta ad ascoltarmi e a credermi>> cominciai ma realizzai presto quanto tutto ciò fosse una perdita di tempo, capii in quel momento che avrei dovuto affrontare tutto da sola, ancora una volta.

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