La conversazione finì lì, e quando io provai a riaprirla fui semplicemente ignorata, tanto che dopo tanti invani tentativi, persi la motivazione e smisi di provarci. Alex non fece che ignorarmi, disteso con la schiena rivolta verso di me, fingendo di dormire...
...<<Cosa fai qui tutta sola?>>
Girai lo sguardo in direzione della voce che mi stava parlando, ero seduta ad uno dei tavoli della mensa, in un angolo lontano dagli altri bambini. Evitavo di relazionarmi con altre persone di proposito, sapevo che non avrebbero mai apprezzato il mio aspetto. I miei vestiti erano di seconda mano, spesso strappati, rovinati dalla candeggina e da un uso fin troppo frequente.
Il mio viso era spesso ricoperto di fondotinta ad alta coprenza. Ero troppo giovane per indossare trucchi, ma il cosmetico in questione serviva esclusivamente a nascondere i lividi che cominciavano ad accumularsi, nei periodi in cui la signora Smith era particolarmente stressata. Era evidente il distacco della tonalità del mio viso rispetto a quella del mio collo, dato che la mia pelle fosse troppo chiara per trovarne un prodotto adatto.
Non importava, mia madre me lo dava a solo scopo di nascondere gli abusi che subivo.
La gente spesso mi evitava, considerandomi strana, quindi fu insolito quando mi ritrovai ad osservare la bambina che avevo davanti, con le sopracciglia aggrottate, mentre mi rivolgeva un sorriso a trentadue denti.
I suoi vestiti erano di marca, la pelle ben curata e le unghie ricoperte di smalto colorate risaltavano in contrasto coi vestiti, di colori semplici.
<<Scusami?>> Chiesi, con una confusione evidente.
Forse fin troppo perché lei aggrottò le sopracciglia, un po' a disagio.
<<Tra tutti i tavoli, hai scelto l'unico vuoto>> mi fece notare.<<Oh...>> mi schiarii la voce, facendo per alzarmi <<Scusa, vuoi sederti qua, lo capisco, nessun problema..:>> borbottai.
La bambina seguì i miei movimenti cercando di capire cosa stessi facendo.<<No, no, no.... puoi stare seduta, è solo che... sono nuova in questa scuola, non conosco nessuno, posso sedermi qui?>> Chiese, nel sorriso notai delle fossette, che si fecero sempre più evidenti.
Annuii cercando di improvvisare un espressione di piacere, fallendo miseramente nella mia naturalità.
Era la prima volta da anni che una persona della mia età si faceva avanti per fare amicizia. Non sapevo bene come comportarmi, la situazione era strana, soprattutto perché dall'aspetto esteriore era chiaro che la bambina provenisse da una famiglia benestante.
Perché sedersi con una stracciona come me? Gli altri bambini l'avrebbero accolta volentieri nei loro gruppi d'amici.<<Piacere, Clarisse Jones, ma puoi chiamarmi Clare, mia madre ha appena ricevuto una promozione a lavoro, per questo sono qui>> la mora mi porse la mano, con un sorriso che le attraversava il volto da parte a parte.
La strinsi con insicurezza, poi mi resi conto che lo sguardo della bambina era su di me, in attesa che mi presentassi a mia volta.
<<Abigail Smith>>
Clare annuì.
<<Posso chiamarti Abby?>>Mi lasciai scappare una risata, facendo cenno di sì con la testa.
<<Che lavoro fa tua mamma?>> Domandai.
<<L'assistente sociale>>La mia mente elaborò velocemente la risposta della bambina. Una piccola sfumatura di eccitazione mi invase, mentre dentro di me si accese una piccola luce, in mezzo al buio, una speranza che, forse, dopo tutti gli anni di sofferenza sarei riuscita a chiedere aiuto.
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Cercando Giglio.
FantasyE se un giorno ti svegliassi e scoprissi di essere morta, senza però ricordare nulla della tua vita passata, nemmeno il tuo stesso nome? E' questa la situazione in cui si ritrova Angel, completamente svuotata della sua personalità, una terribile sen...