𝑪𝑨𝑷𝑰𝑻𝑶𝑳𝑶 3

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| 𝗡𝗲𝘄 𝗬𝗼𝗿𝗸 𝗖𝗶𝘁𝘆,
N

ew York.


Nella borsa custodisco gelosamente una seconda copia del manuale sulla meccanica delle moto che avevo comprato in libreria da Carlos.

Mi guardo in torno.

Cerco di scovare con lo sguardo il mio amico Grab. Il suo unico compito, oltre a quello di occuparsi delle scommesse, sarebbe quello di portare in pista la mia moto. Quest'ultima era di proprietà di mio padre. L'aveva lasciata nel garage dove fino a poco tempo fa la custodiva come un diamante.
Fu strano per me vederla lì dentro, talmente forte fosse la sua ossessione per quella moto.

A tratti mi sembrava che tenesse più a lei che alla sua figliola. Mia madre giustificò la sua "uscita di scena" dicendomi che fosse andato in un posto lontano per una gara con le moto.

E io ci credetti.

A ripensarci mi sento così stupida. A mia discolpa posso giustificarmi con il fatto che avessi dieci anni. Sono esattamente nove anni, quasi un decennio, che io e lui non facciamo più le nostre escursioni. Lo odio per questo? Un pochino. Lo scuso o perdono? Sì, anche io l'avrei fatto vedendo com'è diventata mia madre ora.

Quando se ne andò, portò con sé solo I documenti e un borsone contenenti una dozzina di indumenti. Sul comodino della camera da letto giacciono ancora alcuni dei suoi effetti personali, come l'orologio, il suo profumo preferito e la fede con inciso all'interno il nome di mia mamma.

Ogni tanto mi sembra di sentire ancora il suo profumo quando entro nella loro stanza. Forse mia madre lo spruzza nell'aria per ricordarselo e lasciarlo inciso nel suo cuore.

La moto è l'unica cosa sua a cui tengo sul serio. Penso di aver preso da lui questa mia passione. Ogni domenica andavamo io e lui in escursione sul fiume Hudson. Credo la usasse come scusa anche per scappare dalla furia di mamma. Passavamo un paio d'ore sdraiati sul terreno, mentre mi raccontava aneddoti sulla sua esilarante vita.

Papà mi manchi da morire.

Torna da me, altrimenti sarò persa per tutta la vita. La sera, prima di salire in sella alla moto, un vuoto mi divora il cuore, mentre penso a come tu mi abbia abbandonato per un'esigenza egoista. Mi potevi portare con te, darmi una vita migliore, invece ho dovuto lottare con le unghie e con i denti per non morire di fame mentre mamma sfasciava famiglie intere.

Ti penso sempre papà, e avrei tanto da raccontarti. Ogni sera ti scrivo una lettera, la imbusto e la conservo in una scatola per biscotti, nella speranza che un giorno ti possano giungere in quella che adesso è la tua casa.

Rimpiango moltissimo quei tempi, ma oggi vincerò.

Vincerò per te, papà.

«GRAB! Grab, sono da questa parte!» mi sbraccio, cercando di attirare l'attenzione del Biondo. Mi sorride, camminando con la moto al suo fianco. La lascia adiacente linea di partenza, dove io lo raggiungo poco dopo. Vengo affiancata da Lieky e anche dal Direttore di gara, dove ci rammenda le solite regole che ovviamente Foster non rispetterà neanche sotto le peggio torture.

«Ragazzi, ormai ci conosciamo e conoscete come si corre, ma devo come sempre ricordarvi il regolamento da seguire a tutti i costi, mi raccomando.» afferma, tirando fuori una penna e il foglio rosso.

«Intanto firmate il foglio rosso, nella quale si afferma che Io e il Comitato non rispondiamo di nulla, nel caso qualcuno si dovesse fare male.»

Molti ragazzi hanno fatto appello nonostante la loro firma, ma ovviamente il Consiglio non si è esposto in merito alla questione e non ha accolto la richiesta dei corridori.

The Devil's NightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora