𝑪𝑨𝑷𝑰𝑻𝑶𝑳𝑶 7

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| 𝗡𝗲𝘄 𝗬𝗼𝗿𝗸 𝗖𝗶𝘁𝘆,
New York.


Da Grab: 11:30 pm, Capannone.

*

Non ho visualizzato il messaggio, non l'ho nemmeno chiamato. Grab non sa neanche se mi presenterò mai a quella gara.

Sono seduta in un locale mentre fisso un bicchiere colmo di limonata e un piatto con una porzione di patatine fritte. Mi trovo qui da un'ora e devo aspettare circa quaranta minuti prima di poter andare al Capannone.

Sono uscita alla nove, così da non avere problemi; ho gironzolato per un po', vagando per le strade di Manhattan, Queens e Brooklyn. Ora mi trovo nel Bronx, in uno dei locali di Carlos, all'apparenza tranquillo ma che nasconde segreti nella cantina che pochi sanno.

Purtroppo non ho mai avuto la possibilità di poterla visitare, ma sono sicura che sarebbe uno spasso lì sotto...

Fisso il vuoto, mescolando con una cannuccia la bevanda che ormai si sta annacquando a causa dei cubetti di ghiaccio che lentamente si sciolgono.

Non ho sete.
Non ho fame.

Ho solo tanta voglia di stracciare Lieky Foster e poi tornare al dormitorio e riposarmi. Dormire fino a quando i miei pensieri intrusivi non si calmeranno.
Ho sempre pensato molto, assillandomi di continuo e rovinando la mia stessa quiete.

«Che coincidenza...» mormoro affranta, mentre appoggio il gomito sul tavolo e il mento sul palmo rivolto in alto.

«Coincidenza o fato, usa il termine che più ti aggrada», risponde sfrontato Lieky mentre sposta una sedia dal tavolo di fianco al mio. I miei occhi rimangono fissi sul pavimento, cogliendo ogni piccolo dettaglio impresso per terra.

Appoggia sul ripiano il suo portafoglio e il casco nero opaco che, fino a poco tempo prima, teneva fra il busto e il braccio.

«Sei convinta? Altrimenti non ci presentiamo...» propone ghignando alla sua solita maniera. Antipatico e presuntuoso, oltre che dannatamente attraente.

Ma questo lui non lo sa. E mai deve saltare fuori.

Alzo le spalle verso l'alto, noncurante delle sue parole. Tanto le ha pronunciate solo per darmi fastidio, non perché le pensa veramente.

«Sai benissimo cosa ne penso: quei soldi mi servono e questa volta sono pronta a farti fuori, Foster!» esclamo alzando finalmente lo sguardo. Spalanco gli occhi.

Un livido violaceo copre gran parte dello zigomo attraversato da un taglio abbastanza fresco. Mi sporgo nella sua direzione, appoggiando con delicatezza il pollice sulla ferita. Accarezzo quel punto, fissandolo con insistenza e un po' preoccupata.

«Chi è stato?» Domando allarmata.

Lieky sorride, afferrando dolcemente il mio polso. Le dita calde lo avvolgono, riscaldandomi e facendomi sussultare.
«Piccole diatribe...» sottolinea, accennando un sorriso. Mi guardo intorno, fissando la cameriera che aveva un'aria estremamente nervosa. È così da quando sono arrivata, se non anche da molto prima.

Dal graffio di Lieky colava ancora un po' di sangue non stagnato.

«Ti fidi di me, Foster?» azzardo temeraria, non curante della risposta di Lieky. Quest'ultimo annuisce in modo impercettibile, afferrando la mia mano e seguendomi da dietro, pauroso e in ansia, ma seguendomi.

Quando arriviamo davanti al bagno delle donne, Lieky mi ferma, tirandomi verso di lui.

«Guarda cos'ho...» sussurra, alzando in aria un paio di chiavi. Fa un cenno verso una rampa di scale che vanno verso il basso, probabilmente nella cantina di Carlos.

The Devil's NightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora