Capitolo 3- Simone

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Mi sveglio il giorno dopo con un gran mal di testa.
Vado per afferrare il cellulare e mi accorgo che è morto, completamente scarico, lo metto a caricare.
Stanotte ho sognato il giorno che Mimmo se ne è andato.
Era da tanto che non sognavo quel giorno. Mi lascia sempre con l'amaro in bocca e tanta voglia di piangere.

Si fa tardi pomeriggio e accendo il cellulare, anche oggi a lezione non ci sono andato.
Trovo 4 chiamate perse da mio padre e lo richiamo, non sono in vena ma non voglio farlo preoccupare.
"Simone mi hai fatto prendere un colpo stavo per prendere l'auto e venire su" mi dice di getto.
"Scusa pa' mi è morto il cellulare" mi giustifico "e stamattina non mi sentivo molto bene e ho dormito fino a tardi".
"La prossima volta però avvertimi o mi prenderà un colpo, ho dovuto anche mentire a tua nonna per non farla preoccupare" poi continua "come stai?"
Vorrei dirgli bene ma non ci riesco. "Sinceramente? Un po' scombussolato" dico.
"Lo posso capire e scusami se mi sono impicciato degli affari tuoi, ma non potevo vederti così un giorno di più"
"Lo so" sospiro, e vorrei ringraziarlo  perché nonostante l'imbarazzo e tutto ho potuto ritrovare Mimmo.
"Come lo hai trovato?" Chiedo
" Non al telefono" mi dice "quando ci vediamo".
"Certo scusa hai ragione"
"Avete una seconda occasione, non la sprecate, non tutti hanno questa possibilità."

La sera passa tranquilla, alla fine mi faccio coraggio e gli scrivo; prendo il pezzo di carta che mi ha dato e lo salvo. Michele, quel nome sullo schermo non mi sembra giusto.

-Ciao sono Simone-
Scrivo

Attendo per venti minuti ma niente.
Decido quindi di fare qualcosa per occupare la mente e vado sul sito dell'università per vedere quali lezioni mi sono perso oggi.
Inizio a recuperare le lezioni perse e cerco di farmi un piano per la settimana, magari Mimmo non mi vuole neanche vedere, e allora devo cercare di tenermi occupato o potrei impazzire.

Passano tre ore e ancora nulla.
Alle 20 mi arriva un messaggio e mi fiondo sul telefono, ma è solo Manuel che mi chiede come va, lui è rimasto a Roma e ha deciso di studiare filosofia. Nessuno puntava sul fatto che avrebbe fatto l'università e invece ci ha stupito.

Dopo un'oretta arriva il messaggio di Mimmo
-Ciao Simone sono Michele il ragazzo del bar-
Rimango un po' interdetto dalla risposta ma vedo che sta ancora scrivendo.

- Scusami non ho risposto prima ma ero a lavoro- continua -ti va di vederci uno di questi giorni?-
Mi chiede e la tensione che avevo accumulato un po' si scioglie.
-Domani pomeriggio al ponte di Rialto? - continua -sai arrivarci?-
-si-rispondo e so che salterò un'altra lezione.

Il giorno dopo lo aspetto vicino al ponte di Rialto dalla parte dell'hard rock cafè.

Arriva per le 17, lo vedo avvicinarsi e rimango a guardarlo incantato, i capelli biondo chiaro sono tirati indietro, indossa una maglietta nera con delle cuffie disegnate sopra e ha una giacca di pelle,le mani inserite comodamente dentro le tasche; i pantaloni che solitamente portava larghi gli fasciano le cosce in modo quasi osceno. Ai piedi ha un paio di Vans bordeaux.

Porta due orecchini a cerchio uno per lobo e gli occhiali neri di due giorni fa.
Mi vede, sorride e mi raggiunge.
"Ciao" dice e sento che nella sua voce c'è un po' di emozione.
"Vieni con me" aggiunge e io arrendevole lo seguo. Ci infiliamo in una delle calli e dopo 5 minuti arriviamo a destinazione. Mi aspettavo un bar e invece è un portone.
"Saliamo?" Dice incerto e io annuii.
L'appartamento è piccolo ma accogliente, all'entrata c'è un divano rosso e un tavolo con delle sedie.
Lui si gira e dice "Ciao Simò" "quanto tempo".
E io lo abbraccio, inaspettatamente visto il suo comportamento di ieri anche lui ricambia l'abbraccio, i suoi occhi diventano un po' umidi.
"Troppo" rispondo.

"Scusa per ieri ma doveva sembrare il più possibile come se non ci conoscessimo, anche se ho un po' fallito nell'impresa" dice "sono contento di vederti, sei cresciuto" continua.
"Anche tu" dico e sento gli occhi pizzicare le lacrime che minacciano di uscire.
Anche Mimmo sembra nelle mie stesse condizioni.
Mi invita a sedermi, " ti preparo qualcosa di caldo" dice e dopo pochi minuti mi trovo una tazza fumante di tè davanti.
"Dobbiamo aggiornarci" mi dice "come sta il professore".
"Bene" dico " dopo l'operazione di è ripreso completamente" e vedo che fa una faccia sorpresa, mi ricordo che lui non sa nulla di quello che è successo nel periodo in cui stava collaborando con la polizia. Allora gli racconto tutto e vedo lo shock nei suoi occhi.
"Mi dispiace, non ho potuto esserci ne per te né per lui" mi dice amareggiato.
"Non è colpa tua" dico perché è vero, è colpa del fato, della situazione, di molosso ma non sua.

"Come te la sei cavata in questi anni qui?" Chiedo, vorrei sapere tutto di lui, tutto.
"Ma insomma, all'inizio è stata dura, senza nessuno, però poi è andata meglio" dice "ho preso il diploma e l'anno scorso mi sono iscritto all'università. Mi tengo occupato altrimenti impazzirei.

E vorrei tanto chiedergli se ha qualcuno, se è andato avanti o è rimasto incastrato ancora nel passato.

"Lo stato mi paga questa casa ma per il resto preferisco fare da me, cerco di tenere un basso profilo, ho qualche amico ma non esco molto" continua.
"Qualcuno di speciale?" Chiedo di getto per poi pentirmene "scusa non sono affari miei"
"No nessuno" e vedo dal suo sguardo che ci sono un sacco di parole non dette, forse per paura o forse perché mi ha lasciato nel passato.
"Come mai sei venuto qui a Venezia Simò? " Chiede, ma non sembra un'accusa solo una curiosità.
" Mio padre ha detto che la facoltà di economia è buona" dico sorridendo.
"Si, dice che lo è " mi risponde ricambiando il sorriso.

Poi prende la sua tazza e si siede vicino a me.
"Ti ho portato qui così da poter parlare liberamente, senza preoccuparci che qualcuno ci ascolti" dice, ci guardiamo e io dico.
"Mi sei mancato"

"Anche tu" risponde lui e mi prende una mano tra le sue.

Non ci siamo detti altro, siamo rimasti in silenzio per un po', poi si è fatta ora di cena e abbiamo ordinato una pizza.
Abbiamo chiacchierato del più e del meno senza andare troppo nello specifico sulle questioni più spinose.
Nessuno dei due voleva rompere quella bolla di felicità

Ci salutiamo a notte fonda, promettendoci di vederci il giorno seguente.
Sono felice e timoroso allo stesso tempo.

Note:
E niente questi due si sono fermati finalmente a parlare.
Spero vi sia piaciuta la storia fino a qui.
Fatemi sapere
Nooks.

E siamo ancora quaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora