Capitolo 5- Mimmo

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Quando torno a casa ho il cuore a mille, e un sorriso ebete sul viso. Dopo il bacio ne sono seguiti altri ma tutti molto casti. Quando ha iniziato a fare freddo ci siamo salutati e siamo andati ognuno a casa propria. Avrei voluto invitarlo nuovamente a casa mia ma, visto il bacio, non volevo pensasse che il mio unico intento fosse portarlo a letto.

Mi metto il pigiama e prendo il libro che sto leggendo in questo periodo. Si tratta di un libro thriller non troppo avvincente ma che voglio finire, perché mi sento troppo in colpa a lasciare i libri a metà.

Il suono di una notifica mi porta a fiondarmi sul cellulare. È Simone "bellissima giornata, grazie" e dovrei ringraziarlo io perché non ero così felice da anni.Prendo il cellulare e me lo avvicino al petto, e ringrazio silenziosamente chiunque abbia permesso di rincontrarci.

 Lascio il libro sul comodino e metto le cuffie, mi perdo nei miei pensieri e un po' fantastico anche su Simone. Mi ricordo la prima volta che ci siamo incontrati, allo stupore che qualcuno mi salutasse quando in quella scuola ero quasi invisibile.Ripenso alla dia gentilezza, a quegli occhi grandi e marroni che mi fecero battere il cuore. Ed ora siamo a pochi chilometri di distanza. La musica ha un suono dolce e melodico e pian piano scivolo nel sonno.


Nel sogno siamo io e Simone tre anni fa,Simone mi ha appena etto di non voler stare lontano da me io gli rispondo non aver capito ed effettivamente è così. Presa la metro per tornare in carcere non riesco a a togliermi quelle parole e il viso di Simone dalla testa. Era andato via, forse avevo detto qualcosa di sbagliato? Avrei tanto voluto abbracciarlo e dirgli che andava tutto bene, che io volevo solo proteggerlo e che era unicamente per quello che gli avevo detto di starmi lontano. I pensieri si susseguono, affollandomi la testa.


Poi pensai a quanto eravamo vicini, ai suoi sorrisi, alla sua gentilezza, al  modo in cui mi guardava e mi appoggiava la sua mano sulla spalla per darmi conforto e provo una stretta al petto e le farfalle nello stomaco. Avrei voluto mi baciarsi, confesso a me stesso, avrei voluto accarezzargli il viso guardarlo negli occhi e trasmettergli tutti queste sensazioni. Le cose iniziano ad acquisire senso. Mi piace Simone. Ma a me non era mai piaciuto un ragazzo, solo ragazze, solo Dalila.Quindi cosa significava? Mi arrovello il cervello fino all'arrivo in carcere e quando entro queste domande si mischiano al casino di Molosso.Mi sdraio sul letto con le cuffie come sempre e il pensiero va a Simone, capelli color cioccolato ricci, occhi da cerbiatto, sorriso dolce, sempre cordiale e gentile, pronto ad aiutarti, pronto a confortanti. La sua pelle liscia con un piccolo accenno di ricrescita sul mento.Le sue dita longilinee sulla mia spalla.Quando ha cercato di rassicurarmi al parco o il fatto che mi abbia protetto con la polizia per la storia del ragazzo in palestra. Quando si è fermato a parlare con me e mi ha portato il pranzo. Quando mi ha salutato per andare in palestra mi ha poggiato una mano sulla spalla si è allontanato, sono rimasto imbambolato un bel po' a pensare a lui. Il mio cuore si riscalda sempre un po' di più ripensando ai nostri incontri. Vorrei poter stare più tempo con lui andare al cinema, alle feste, ai concerti a cena. Ma non mi sono concesse queste cose perché qualche anno prima feci l'errore più grande della mia breve vita, ed ora sono in carcere per questo, tra malavitosi e persone con problemi di rabbia.E capisco che Simone mi piace un sacco e che è la ragione per cui ho speranza un giorno di uscire definitivamente dal carcere. Mi piace, mi sto innamorando e va bene così perché non mi importa se è un ragazzo fino a che si tratta di Simone; del''amore che mi dimostra ogni giorno, mi fa sentire felice ed eccitato ogni volta che siano insieme,ogni cosa è bella con lui. Decido che farò qualcosa a proposito. Cerco di dormire, il giorno sarebbe arrivato prima e io lo avrei rivisto.


E siamo ancora quaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora