Capitolo 7 Mimmo

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La mattina dopo mi suona la solita sveglia delle sette e per una volta non mi sveglio prima della sveglia.
È una sorpresa, ho sempre sofferto un po' di insonnia ma da quando sono andato via da Roma la situazione è peggiorata, e oggi è la prima volta dopo anni che dormo serenamente e otto ore filate.

Sento fiato caldo all'altezza del collo e mi torna in mente la sera precedente, Simone ubriaco sotto casa mia, noi sul divano ansimanti e mi sento arrossire.
Simone è ancora profondamente addormentato, mi sfilo delicatamente dal suo abbraccio e vado in cucina, preparo un po' di caffè e metto nel forno i cornetti surgelati.
Una volta pronta la colazione mi accingo a raggiungere la camera, ma mi blocco sulla porta a guardarlo dormire. E' così bello mentre dorme, tutto rannicchiato con la bocca leggermente aperta e  i ricci disordinatamente sparsi sul cuscino. Appoggio la colazione sulla scrivania e mi avvicino al letto per svegliarlo, lo scuoto leggermente e lui mugugna qualcosa, mi avvicino e gli deposito dei piccoli baci sulla guancia, poi sulla bocca e pian piano lui riprende conoscenza. Strizza gli occhi e protesta.

Si mette una mano davanti agli occhi e fa per girarsi dall'altra parte, gli sussurro paroline dolci all'orecchio e pian piano aggiungo parole come caffè e colazione a letto.
Con difficoltà ma attirato dalla parola colazione, ritorna al mondo reale, si stropiccia gli occhi e mi dice:"Buongiorno"
"Ho un mal di testa atroce" continua.

Sento un tuffo al cuore pensando che ieri avevo ragione, e maledico me stesso per aver permesso di sprecare un momento di intimità; era ubriaco e sicuramente non avrà memoria di quello che abbiamo fatto.

Devo aver fatto una faccia strana perchè lui mi guarda e dice :" Mimì che succese, ti sei rabbuiato"

Quel soprannome mi colpisce, lo stesso di ieri sera, non mi chiamava così quando eravamo a Roma. Faccio per dire qualcosa ma poi cambio idea; e lui mi guarda e dice "Dai dimmi".

"beh ieri eri ubriaco e beh noi...e tu forse non te lo ricordi però..." continuo in uno sproloquio di parole senza connessione logica alcuna.

Ma per qualche miracolo lui sembra aver capito le mie farneticazioni e mi rassicura :"Mi, me lo ricordo, è stato bellissimo,intenso e nuovo." dice sorridendo, "e potrebbe entrare a mani basse tra i miei sogni erotici" dice scherzando, ma vedo le sue orecchie diventare rosse, ed è così tenero.
Mi lancio sul di lui e lo bacio, e lui ricambia il bacio, poco dopo fa un verso di dolore.
"Che succede?" chiedo allarmato "ti ho fatto male?"

"No no Mi, è la testa, mi sa che ieri ho esagerato, ma non ti ho sentito per tutto il giorno e ho temuto fosse successo qualcosa, che magari si potesse ripetere quello che è successo tre anni fa" dice e gli occhi si fanno lucidi.

Lo abbraccio e cerco di rassicurarlo "Ma no no, non succederà più, il destino ci ha fatto rincontrare e adesso non ci separerà più, non lo permetterò" aggiungo sicuro di quello che dico.

Ci accoccoliamo sul letto e guardiamo un film al pc, perchè non ho ancora comprato una televisione,
Il mal di testa di Simone però peggiora e mi propongo di andargli a prendere un analgesico, la farmacia si trova a pochi passi da casa ed io non ho alcun medicinale qui. Fa un po' di storie dicendo di non voler stare lontano da me, fa un po' il melodrammatico ma alla fine lo convinco. Mi preparo, mi metto un paio di jeans aderenti una maglietta verde con una frase buffa e prendo la mia giacca di pelle. Deposito un bacio sulla fronte del mio ragazzo, ma è il mio ragazzo? Mi domando tra me e me. Scaccio quel pensiero e mi concentro sul bellissimo uomo davanti a me.
Gli avevo detto anni fa che si faceva troppe domande ma adesso i ruoli a quanto pare si sono invertiti. Forse il dolore di averlo perso una volta in qualche modo ha alterato la chimica del mio cervello.
Lui mi guarda con gli occhi sbarrati e io rispondo con uno sguardo interrogativo.
"Scusami non volevo fissarti ma..sei uno schianto" risponde, e io mi sento lusingato e imbarazzato allo stesso tempo.
"Eri uno schianto anche quando ci siamo visti al ponte di Rialto" continua con un sorriso timido " ma non avevo il coraggio di dirtelo" è visibilemnte imbarazzato.
Non  gli chiedo come mai perchè posso immaginarlo, quando ci siamo incontrati di nuovo ad entrambi ha frenato il timore che l'altro fosse andato avanti con la propria vita lasciandoci  indietro.

Ci metto una mezz'ora in farmacia, quando si ha fretta trovi sempre una fila chilometrica e delle farmaciste molto lente.
Risalgo in casa,tolgo le vans e le lascio vicino alla porta, vicino alle scarpe di Simone, una cosa piccola ma che mi scalda il cuore e mi fa fantasticare su un futuro in cui avremo una nostra casa, in cui potremmo condividere la quotidianità.
Vado in camera da Simone, e lo trovo addormentato sul letto, probabilmente alla fine si è arreso al mio ritardo ed è crollato.
Appoggio le medicine sul comodino, e mi sdraio sul letto, prendo il libro affianco al letto e continuo a leggere, sono un po' distratto, lo sguardo viene sempre catturato da Simone, addormentato al mio fianco, con le braccia rannicchiate  vicino alla testa, sembra così sereno, chissà quanti anni avremmo potuto passare così se non avessi dovuto andare via da Roma. Avrei potuto vederlo diplomare, avremmo festeggiato insieme, sarei stato al suo fianco quando suo padre è stato male. Avremmo passato le feste insieme, ad essere felici e a fare l'amore.
Una fitta di dolore mi attraversa il petto. Cerco di ricacciare indietro la tristezza, di pensare che ora siamo qui insieme e che il passato non conta più. Lo guardo e come accadeva spesso la sua sola presenza, il fatto di sapere che è lì con me mi fa stare subito meglio.

NOTE:
Scusate il ritardo, sono stati giorni un po' particolari.

E siamo ancora quaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora