Capitolo 9-Mimmo

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Entriamo in casa e appoggio le chiavi sulla mensola allentrata

Simone è visibilmente turbato e quando l'ho chiamato e ho sentito la sua voce spezzata e affannosa mi si è fermato il cuore.

Ho provato un' impulso irrefrenabile di correre da lui e lasciare tutto lì.
Poi però mi ha chiesto di rimanere al telefono e sentivo il suo respiro affannoso e avrei voluto essere lì con.

Simone mi segue come un'anima in pena, lo sguardo serio rivolto leggermente verso il basso, che mi ricorda tanto il me di qualche anno fa.

Gli appoggio una mano sul braccio e cerco di entrare nel suo campo visivo.
"Simò ne parliamo?"
"No" mi dice subito e vorrei urlare, e strapparmi i capelli.
"Mi dici almeno come stai?"
"Meglio" dice e sento che ha la voce un po' roca.
"Hai mal di gola?" Gli chiedo stupidamente.
"Un po'"
Purtroppo ho solo delle caramelle alla menta che gli porgo e che lui accetta volentieri.
"Se non vuoi parlarne allora cosa vuoi fare?" chiedo e spero che non la prenda come un rimprovero "Vuoi sdraiarti? Vuoi qualcosa da bere?"
" Hai qualcosa di caldo" e mi dirigo in cucina, tiro fuori una scatola con una migliardina di bustine di tè differenti.
Non avrà le medicine ma di certo ha un'ossessione per il té, non aiuta che vicino casa ci sia una sala da tè che vende anche bustine sfuse, alimenta la mia ossessione.

Simone incuriosito si mette a cercare tra le bustine, sorride leggermente e dice "posso supporre che ti piace il té"
"Non è che mi piaccia è che lo amo" dico con fare scherzoso.
E lui accenna un piccolo sorriso e poi sceglie una tisana rilassante.
Metto a scaldare l'acqua e poco dopo riempio due tazze fumanti, opto per un te ai frutti rossi perché è super profumato.
Con le tazze a scaldare le mie mani perennemente fredde guardo Simone, lui è intento ad ammirare la bustina all'interno della tazza, l'acqua che si colora di un tenue caramello.
Sembra quasi incantato, quindi mi stupisco quando, senza distogliere lo sguardo dalla tisana, mi dice: "Mi dispiace che hai dovuto lasciare il lavoro per venire da me"
Io un po' mi arrabbio perché la sua abnegazione in questo momento non sta aiutando.
"Non ti preoccupare Simò, sono sempre stato un dipendente modello, ho detto di avere un'emergenza a casa e non hanno fatto storie. E io volevo essere con te quindi l'ho fatto perché volevo. Io ci sarò sempre per te, mi dispiace che non abbia potuto esserci gli anni passati, ma ora sono qua e non me ne vado." Dico allungando una mano e stringendo la sua.
Prendiamo il tè e ci mettiamo sul divano, prendo il tablet e ci vediamo film, è una commedia romantica non troppo impegnativa. Simone si accoccola leggermente a me come se avesse paura di disturbare, io con una mano gli accarezzo i capelli.

Lui si avvicina un po' di più, ci sono ancora delle questioni irrisolte ma non me la sento di farlo agitare. Decido di andare il vago:
"Simò, tu sai che mi puoi dire tutto vero?"
"Lui si gira e mi guarda, la consapevolezza nei suoi occhi"
"Ti fidi di me?" Gli chiedo

"Mi fido" mi dice e poi continua "ho avuto un mezzo attacco di panico, mi capita spesso da quando.." si interrompe "da papà e dalla tua partenza" e mi si spezza il cuore per quanto gli ho fatto male.
"Mi dispiace" dico involontariamente, è una frase così stupida la mia.

"Non è colpa tua"
"Ma un po' lo è" rispondo
"Se vogliamo dirla tutta è colpa mia che ti ho convinto a collaborare" controbattere.
"Tu mi hai salvato la vita Simone" dico " Probabilmente non sarei più uscito dal carcere se non avessi collaborato con le guardie, mi avrebbero preso prima o poi o Molosso mi avrebbe fatto fuori" dico "ho odiato ogni istante che ho passato senza di te ma adesso non ha importanza perché sono qui, sono finalmente una persona degna di questo nome e sono fortunato perché ho potuto rincontrare l'amore della mia vita ed è il regalo più bello che io abbia mai ricevuto dalla vita" dico arrossendo un po'.
Simone mi guarda rosso come un peperone anche lui, e mi accorgo di quello che ho detto solo dopo qualche minuto che ci guardiamo, lui con la bocca leggermente aperta e gli occhi sorpresi.
Non risponde, e un po' ci rimango male.
"Non devi dirlo per forza anche tu" dico incerto.
"Provo la stessa cosa" dice come se si fosse risvegliato da un coma, "l'ho sempre provata, avrei voluto dirtelo quando ci siamo detti addio, avrei voluto ma non avevo il coraggio, pensavo che dopo tutto questo tempo tu ti fossi dimenticato di me o che comunque fossi andato avanti e sono stato malissimo perché io non riesco ad andare avanti, e non voglio. Per me sei e sarai sempre importante Mimmo, sei la prima persona che mi abbia accettato e amato per come sono. Ti amo anche io. Ho solo paura che questi tre anni ci possano aver portato su binari differenti."dice con fare triste.
"Ne dubito Simò però possiamo andarci piano, se vuoi, possiamo frequentarci e vedere come va, possiamo conoscerci di nuovo riscoprirci." Dico speranzoso.

"Scusa" dice sono felice, ma una parte di me è schifata da me stesso per il mio egoismo, perché sonk di nuovo qui ad incasinarti la vita"

"Non c'è persona meno egoista di te Simo, la vita tu me la rendi più bella".

Gli toccò delicatamente la guancia con la mano destra e poi mi spiego a baciarlo. Il bacio si trasforma in una pomiciata bella e buona e ci stendiamo sul divano. I baci sono dolci soffici e vellutati, le labbra di Simone sono una droga.

Siamo lì accoccolati nel calduccio della casa lo guardo e penso a quanto sia bello.
Simone mi guarda con occhi sognanti e poi li chiude e fa un respiro profondo. Inizia a parlarmi di quello che è successo all'università, delle sue preoccupazioni

Degli attacchi di panico della depressione di tutto, e senza accorgermene inizio a piangere.
"Capisci perché non volevo dirtelo?" "Non volevo farti star male"
Ma io sto male per lui perché lo amo e adesso capisco quando mi disse "se sei innamorato lo capisci" in una panchina di Roma.

" Voglio che mi dici tutto Simò, sei la persona più importante, solo a te tengo" gli dico.
Qualche lacrima esce dai suoi bellissimi occhi e non so se sono lacrime di felicità o di tristezza. Nel dubbio con un bacio gliele lavo via.

Note:
Scusate il ritardo ma sono stata male e poi c'è stato il rientro a lavoro.
Ho cercato di ricontrollare il capitolo ma di sicuro qualche errore ci sarà.

E siamo ancora quaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora