7 - Uniti nella salvezza

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«Yawn!» sbadigliò Artù per l'ennesima volta. Non aveva dormito affatto quella notte ed ora la stanchezza iniziava a farsi sentire. La riunione con i cavalieri era durata più del previsto, ma almeno era riuscito nell'intento di assegnare una pattuglia a ciascuna zona della cittadella e della città bassa. Anche il castello era stato messo sotto protezione, con diverse guardie che perlustravano a turno ogni angolo della fortezza. Date le circostanze, non ce ne sarebbe stato bisogno, visto che il mostro sembrava attaccare le persone solo all'aperto; tuttavia, non aveva voluto correre rischi. Sapevano troppo poco di quella creatura per essere certi di come si sarebbe comportata.

Quest'ultimo pensiero lo riportò alla realtà e a quello che stava per fare mentre scendeva la scalinata che lo avrebbe condotto nei sotterranei. Doveva assolutamente parlare con la ragazza che lo aveva avvisato della minaccia. Inoltre, voleva anche constatare di persona chi fosse l'altra giovane che era stata catturata quella stessa notte. Da una parte, era determinato a vederci più chiaro riguardo a quella situazione, ma dall'altra non voleva ignorare il suo istinto. Ci aveva riflettuto per ore ed era giunto ad una conclusione, giusta o sbagliata che fosse.

Una volta arrivato di fronte alle due celle, però, si ritrovò di fronte ad una scena che lo fece tentennare: le due ragazze dormivano profondamente, ognuna sulla propria branda, stringendosi per mano attraverso le sbarre di ferro. Quella visione lo intenerì molto, ma lo fece anche sentire in imbarazzo. Era un momento talmente personale che per un attimo pensò perfino di andare via e tornare più tardi. Poi, però, si ricordò del motivo che lo aveva spinto fin lì e si decise a proseguire con le intenzioni iniziali.

«Ehi, ragazze... sveglia.» disse, a voce forse un po' troppo bassa. Infatti, nessuna delle due si accorse di nulla. Allora, Artù si schiarì per bene la gola e tentò di nuovo.

«Ragazze! Su, in piedi!»

Niente, ancora. L'unica reazione che ottenne fu che Kit iniziò a russare più forte. Se già prima Artù si sentiva a disagio, ora lo era oltremodo. Avrebbe potuto provare ad urlare più forte, ma non voleva allarmare le guardie che attendevano subito fuori l'anticamera. Così, rifletté per un attimo finché non gli venne in mente un modo a suo avviso "pratico" per attirare la loro attenzione.

«L'avete voluto voi.» disse, sguainando la spada dal fodero e colpendo con una buona dose di potenza le sbarre della prigione.

Un sonoro clang metallico riecheggiò tutto intorno, facendo scattare in piedi entrambe le ragazze. Jade, nel tentativo di alzarsi, scivolò anche a terra.

«Buongiorno.» le accolse Artù, in tono un po' ironico.

«Eh?» chiese Kit, ancora mezza addormentata. Dopo un secondo di riflessione, però, si rese conto dove si trovava e si ricompose subito.

«Allora, ho la vostra attenzione?»

Entrambe le ragazze annuirono, anche Jade che si era appena rialzata e si stava massaggiando la testa con una smorfia di dolore.

«Bene.» disse, rivolgendosi a Kit. «Innanzitutto, volevo dirti che avevi ragione riguardo al mostro. Ti chiedo scusa per non averti creduto quando me lo hai raccontato, ma adesso ho capito che dicevi la verità.»

«Era ora! Ma, aspettate un momento: come mai avete cambiato idea?» domandò lei, confusa.

Artù sospirò mesto.

«Il mostro da cui stavate scappando ha attaccato diversi sudditi del regno. La descrizione di chi è riuscito a vederlo coincide perfettamente con quella che mi hai fornito tu.»

«Oh, no!» esclamò Jade preoccupata. «Quindi, ci ha seguiti fin qui!»

«Questo non ci voleva proprio!» commentò Kit, scambiando uno sguardo allarmato con l'altra.

Il destino di due regniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora