17 - Figli del cuore

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Toc-toc-toc!

«Avanti.»

Merlino entrò nelle stanze del re di tutta fretta con un vassoio di cibo tra le mani.

«È pronta la cena!» annunciò, poggiando il portavivande sullo scrittoio, dove intanto Artù cercava invano di districarsi tra mille fogli di pergamena.

«Grazie.» replicò questo di rimando, guardando poi il ragazzo con stupore. «Ma sei già tornato? Non ti aspettavo prima di domani.»

«Sì. Gaius ha terminato in fretta di visitare i cacciatori attaccati dal Leviatano. Dato che nessuno di loro aveva niente che non andava, siamo ripartiti anzitempo. Così, eccomi qui!»

«Bene. Mi fa piacere sapere che sia ritornato tutto alla normalità.» asserì il re, spostando le pergamene e afferrando il piatto di cibo ancora fumante.

Quando andò ad annusarlo, tuttavia, emise una specie di conato e lo allontanò subito.

«Ma cos'è?!» chiese, nauseato.

«Stufato di maiale.» rispose Merlino prontamente.

«E si può sapere chi lo ha preparato?»

«La cuoca Audrey. È tornata oggi dopo il suo malanno.»

«Ma... gli è stata data la ricetta che ci ha lasciato Elora prima di ripartire?»

Merlino scrollò le spalle, titubante.

«Sì, ma... non l'ha voluta. Ha fatto sapere che non ha bisogno dell'aiuto di nessuno per fare il suo lavoro e che preferirebbe essere impiccata piuttosto che utilizzare la ricetta di qualcun altro.»

Artù sbarrò gli occhi, poi si accasciò contro lo schienale della sedia, demoralizzato.

«Capisco.»

«Mi dispiace.»

«Non importa.» ribatté Artù, scansando il piatto di lato e indicando la sedia di fronte allo scrittoio. «Piuttosto, siediti, per favore. Ho bisogno un attimo della tua completa attenzione.»

Merlino sussultò sbigottito. Che ricordasse, il re non aveva mai usato con lui le parole "per favore". Doveva trattarsi di qualcosa di serio, quindi obbedì senza farselo ripetere due volte.

«Cosa... dovete dirmi?»

Artù sospirò in difficoltà. Squadrò con lo sguardo l'intera stanza, eccetto il suo servitore.

«Volevo parlare del tuo operato.» disse a mezza bocca.

«Del "mio operato"?» ripeté Merlino, sempre più preoccupato.

«Sì, esatto. Ci tenevo a farti sapere che, oltre a considerarti un servo pigro, maldestro e incapace... apprezzo sinceramente i tuoi sforzi nello svolgere le tue mansioni.»

Merlino soppesò per un istante quello che aveva appena ascoltato.

«Un momento, sire. Non ho capito bene se mi state rimproverando o lodando.»

Artù sospirò di nuovo.

«Nessuna delle due.»

«Allora spiegatevi meglio, perché siete strano. Molto strano, a dire il vero. Cosa sta succedendo?»

«Assolutamente niente, Merlino.» ribatté il re, in imbarazzo. «Vedi... ho ripensato a una conversazione avuta ieri con la principessa Kit e... mi sono reso conto che il più delle volte non riesco a trattare come dovrei le persone che mi sono accanto.»

Il destino di due regniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora