13 - La battaglia della foresta di Balor

18 3 27
                                    

Artù si guardò intorno, disorientato. Cos'era successo? Perché si trovava accasciato dietro a un cespuglio? Non se lo ricordava.

"Magari sono inciampato." pensò, credendo fosse l'unica spiegazione plausibile.

Dopo quel breve momento di riflessione, osservò il campo di battaglia. Il Leviatano era sospeso in aria a una decina di metri di distanza da lui. Così, estrasse la spada e gli andò incontro. A vederlo più da vicino, si accorse che era leggermente diverso da come gli era sembrato quando era sbucato dalla voragine. Probabilmente, però, era solo una sua impressione. Non l'aveva visto che di sfuggita, d'altronde. Senza contare che la situazione era critica e non c'era un secondo da perdere.

«Circondiamolo!» ordinò a Kit, Jade e Boorman, che nel frattempo erano già pronti a respingere un'eventuale offensiva.

«Perché rimane lì impalato, senza attaccarci?» chiese Jade preoccupata.

«Ci sta studiando.» rispose Artù sicuro.

Il Leviatano si stava comportando esattamente come un predatore. Ma il giovane Pendragon sapeva bene come agire in quei casi. "Attacca, prima di essere attaccato!" gli diceva sempre suo padre da piccolo. Un dubbio, però, lo fece esitare.

«Siamo certi che tagliargli le ali lo priverà dei suoi poteri?» domandò d'un tratto, incerto.

«Beh, secondo Willow sì.» disse Jade, senza distogliere lo sguardo dalla creatura. «Ed io mi fido di lui.»

«Anche io.» aggiunse Kit, sicura.

«Per me, sire, c'è solo un modo per scoprirlo.» intervenne Boorman, grattandosi la barba. «Provarci!»

Così dicendo, iniziò a sventolare il cristallo che aveva in mano.

«Ehi!» gridò all'indirizzo del Leviatano. «Che c'è?! Non hai più fame?! Non vuoi papparti un po' di questa magia?! Coraggio! Vieni a prenderla!»

«Ma sei impazzito?!» lo redarguì Kit. «Non è il caso di farlo innervosire!»

«Troppo tardi.» ribatté l'uomo, sorridendo ed impugnando più saldamente lo spadone.

Il Leviatano infatti aveva abboccato alle provocazioni di Boorman e si apprestava a volare in picchiata verso di lui.

«Fa' attenzione!» lo avvisò Artù, preoccupato.

«"Attenzione" è il mio secondo nome!» replicò Boorman scherzoso. «Cioè, in realtà no. Però...»

«Tappati quella bocca e pensa a combattere!» sbottò Kit, zittendolo.

L'uomo annuì teso, quasi più agitato per averla fatta arrabbiare che per dover affrontare il Leviatano. Nel frattempo la creatura si era avvicinata pericolosamente. Ma prima che potesse colpirlo con i suoi artigli, Boorman schivò agevolmente l'attacco.

«Sei più lento di prima, eh?!» notò, assestando senza indugio un fendente su una delle sei ali.

«Gyaaarrr!» ruggì la bestia dal dolore.

L'ala cadde al suolo, emettendo un tonfo sordo. Poi, si rinsecchì fino a dissolversi come polvere. Una era andata. Ora ne mancavano cinque.

«Adesso vado io!» esclamò con impeto Jade, approfittando di quel momento di distrazione per colpire.

«Vengo anch'io!» disse Kit, unendosi alla corsa.

Entrambe scattarono in direzione del Leviatano, una verso destra e l'altra verso sinistra. Poi, quasi simultaneamente, si avvicinarono al loro bersaglio e calarono con fermezza le proprie spade, falciando di netto un'ala a testa.

Il destino di due regniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora