L'amicizia femminile ha «sempre una tinta amorosa» -Virginia Woolf
La pioggia scendeva scrosciante battendo violentemente sui vetri, mentre un forte vento faceva tramare le foglie degli alberi e passava tra gli spifferi delle finestre gelando quella grande stanza. Io me ne stavo appollaiata sul divano, un libro stretto tra le dita e gli occhiali poggiati sul naso. Quella era l'atmosfera perfetta per concedermi un po' di riposo, sopratutto dopo la lunga ed estenuate settimana che era appena passata. I miei occhi era concentrati ad analizzare le righe di quell'ennesimo capitolo, quando la mia attenzione fu catturata dalla suoneria del mio cellulare, che giaceva abbandonato al capo opposto del divano. Mi mossi dalla mia posizione allungandomi in modo da raggiungere quel dispositivo elettronico che stava disturbando il mio momento di quiete. Lessi il nome sullo schermo, cosi da vedere se valeva la pena o no interrompere quell'idillio, e appena vidi chi era mi affrettai a rispondere.
"Hei Sabri" dissi io, subito dopo aver premuto il tasto verde, mentre un sorriso si faceva largo sul mio volto.
"Ciao Maria" rispose lei con voce tuonante di allegria, "Non credevo fosse ancora sveglia" proseguì la voce dall'altro capo del telefono, mentre io cercavo inutilmente di risistemarmi sul divano e di riacquistare la posizione comoda di poco prima. Ma ormai l'agitazione aveva preso pieno possesso di tutte le cellule del mio corpo, come spesso accadeva in presenza di Sabrina.
"Ma perché che ore sono?" chiesi interrogativa, ero stata talmente catturata da quella lettura che non mi ero resa conto del tempo che trascorreva e delle ore notturne che avanzavano.
"Eh Marì sono quasi le tre, perché non o' sai? Infatti non sapevo manco se m'avresti risposto, poi me so detta vabbè provamo" mi rispose lei con ilarità, mentre la mia voce si perdeva in una risata. Non mi ero resa conto fosse tardi ne, un a volta ricevuta la chiamata, mi ero preoccupata di controllare l'orario perché troppo occupata a pensare all'emittente di quella telefonata.
Io e la mora non ci sentivamo, ne vedevamo, spesso ma lei era sempre nei miei pensieri, sarà che ero innamorata di lei. Assolutamente no, certo ero innamorata di lei, ma mi ripetevo che il mio costante pensiero su quella donna era dovuto ad un forte senso di protezione che provavo nei suoi confronti e non di certo perché l'amavo o perché l'avrei voluta sempre al mio fianco. No no assolutamente. La mia mente si perse in quel viaggio pensando a Sabrina, al suo viso dolce e al suo sorriso luminoso. Pensavo ai suoi occhi così malinconici, ma che nascondevano una sussurrata felicità.
"Ah Marì ce sei ancora?" la sua voce interrogativa mi destò dai miei pensieri, catturando nuovamente la mia attenzione.
"Si si ci sono" le risposi piano io, riprendendomi lentamente da quel momento di tranche, che aveva riacceso in me sentimenti contrastanti.
"Come mai mi hai chiamata?" le chiesi io, curiosa di sapere se ci fosse un reale motivo o se anche lei, come spesso accadeva a me, non riusciva a dormire perché persa nella sua inevitabile malinconia.
"Ma niente, non riuscivo a pija sonno" mi rispose semplicemente lei, ed io me la immaginai mente stringeva le spalle e abbassava il capo, scuotendolo appena in un cenno di negazione come era solita fare. E sapevo anche che dietro le sue parole si celava un profondo senso di solitudine, una mancanza sia fisica che, sopratutto, emotiva. Conoscevo bene quelle sensazioni che, più spesso di quanto uno fosse disposto ad ammettere, ti potevano portare a commettere gesti che se fatti con un minimo di lucidità avrebbe richiesto coraggio, oppure una buona dose di follia. E sapevo anche perché Sabrina si sentiva in quella maniera, perché quella solitudine le pesasse così tanto, nonostante lei fosse sempre stata la donna più indipendente e, a tratti, solitaria che mai avessi conosciuto.
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Amanti e Regine
FanfictionFRUTTO DELLA MIA FANTASIA Due Regine, una delle televisione e una del cinema, amiche da tempo ormai immemore. Legate profondamente l'una all'altra da un filo rosso e da un sentimento destinato a rimanere nascosto, almeno agli occhi degli altri.