Capitolo 3

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Scese, evitando di guardarla a lungo, come si fa col sole, ma vedeva lei, come si vede il sole, anche senza guardare. -Lev Tolstoj, "Anna Karenina"

Il rumore delle auto era l'unica cosa che interrompeva il silenzio di quel piccolo abitacolo, mentre la mia gamba tremava facendo tamburellare il mio piede sui tappetini. Un forte senso di ansia mi assaliva, come una morsa, attanagliandomi lo stomaco. Quel suo invito mi aveva messa in soggezione, mentre la mia mente si crogiolava nell'idea di una sera con lei. Il mio cuore mi urlava di dirle tutto, di confessare quei sentimenti profondi come un abisso ma la mia mente e le mie paure erano in disaccordo. Non volevo rovinare quella ventennale amicizia, ne volevo perderla per uno stupido capriccio. Sapevo però che i miei sentimenti per lei non sarebbero terminati tanto presto, anzi sapevo che non sarebbero terminati affatto. Nessuna distanza, che fosse fisica o emotiva, interposta tra noi aveva mai anche solo scalfito il mio amore per la romana. 

Venni destata dai miei pensieri da un leggero tamburellare sul finestrino e, alzando di scatto gli occhi, mi accorsi che era lei. Apri lesta la portiera della macchina catapultandomi fuori da quell'angusto spazio. Mi persi ad osservare il suo corpo stretto in un paio di pantaloni a palazzo neri, mentre una camicetta bianca lasciava che le si intravedesse il seno. All'idea che qualcun'altra potesse bearsi di quella vista venni invasa da una forte gelosia, e dalla voglia si spaccare qualcosa. 

"Ma come siamo belle sta sera Ferilli" le dissi io agguantando la sua mano, cosicché potessi farla volteggiare su se stessa ed ammirare interamente quel corpo mozzafiato. Il sorriso le risplendeva in volto, mentre i suoi capelli cadevano in morbide onde sulla schiena e sulle spalle. 

"Anche tu sei molto elegante Mary" mi disse lei analizzando attentamente i miei abiti. Avevo scelto di indossare un tailleur blu scuro ed una camicetta in pizzo bianca, ai miei piedi il mio solito paio di décolleté. Allungai le mie braccia avvolgendo il suo corpo minuto e spingendolo contro il mio. Il calore del suo corpo mi riscaldava l'anima, mentre sentivo il suo respiro infrangersi contro il mio collo. 

"Andiamo Bri, che dici?" le chiesi io separando i nostri corpi e lasciando che le mie mani si posassero sui suoi avambracci. Accennò una risposta affermativa con il capo, e si incamminò verso la portiera del lato passeggero. Salì anche io in macchina e, dopo essermi accertata che lei avesse allacciato la cintura, partì verso la nostra meta. Il viaggio in macchina fu piuttosto breve mentre un silenzio piacevole era calato tra noi, che ci beavamo della compagnia delle canzoni che casualmente pausavano in radio. 

Una volta arrivate e parcheggiata la macchina scesi velocemente e, con passo svelto, mi sporsi ad aprirle la portiera. 

"Ma come siamo galanti sta sera De Filippi" mi disse lei ironicamente facendo si che un sorriso morbido spuntasse sulle mie labbra e afferrando la mano che le avevo porto cosicché scendesse dall'auto. Ci incamminammo verso il ristorante ancora con le mani intrecciate, mentre il mio cuore batteva all'impazzata al contato delle nostre dita. 

Il locale era molto belle ed elegante, Sabrina aveva prenotato una saletta tutta per noi in modo che nessuno potesse disturbarci. L'intimità di quella stanza mi metteva in subbuglio, mentre i miei occhi continuavano a perdersi nella sua figura. La cena scorse tranquillamente, accompagnata da chiacchiere e buon cibo, ed anche qualche bicchiere di vino che rese il tutto più tollerabile. 

"Mi è piaciuto tanto questo posto Sabri" dissi io ormai fuori al locale, cercando di rallentare la mia camminata per permettere ad entrambe le nostre figure di camminare allo stesso passo. 

"È il mio posto preferito e mi fa piacere che tu lo abbia gradito. Anche se avresti potuto lasciar pagare me Marì" mi rispose lei accentuando quell'ultima frase con tono ammonitorio, mentre nella mia mente si susseguivano le immagini di una lei imbronciata. Le avevo, infatti, fatto credere di essere andata in bagno mentre invece ero scappata al bancone a pagare la cena per entrambe. Sapevo bene quanto lei ci tenesse, a maggior ragione quando era lei l'artefice dell'invito, ma a me piaceva comunque prendermi cura di Sabrina, e quello era per me il modo migliore per non dare nell'occhio. 

Non le risposi e mantenni il mio capo basso continuando quella camminata che, in una tiepida sera di Roma, ci avrebbe condotte alla macchina. Quel mio momento di quiete venne però destato dalla sua mano che agguantava la mia, mentre lei si stringeva forte al mio avambraccio.

Rimanemmo così fino alla macchina dove l'inevitabile separazione dei nostri corpi causò in me un forte senso di vuoto. Mi sentivo persa senza la mano di Sabrina guidarmi, e mi sentivo nuda se lei non mi stava appiccicata.  

Salimmo entrambe in macchina, ognuna al proprio posto, mentre lei fece nuovamente intrecciare le nostre dita. Mi voltai nuovamente di scatto verso di lei e nostri occhi si incrociarono, unendosi in un districo indissolubile. Nacque in me la voglia di baciarla, mentre il mio sguardo continuava a saettare dai suoi occhi alle sue labbra. 

"Fallo" mi disse lei flebile, interrompendo il silenzio che era calato in quel piccolo abitacolo. Puntai i miei occhi su di lei guardandola interrogativamente, e lei si sporse avvicinando il suo viso al mio lasciando però un po' di spazio a separare le nostre bocche. Sentivo il suo respiro infrangersi sulla mia pelle, mentre il mio corpo veniva mosso da piccoli fremiti. Mi avvicinai ancora di più, lasciando appena lo spazio per respirare. 

"Posso?" le chiesi io incerta, mentre lei fece un breve accennò col capo ed allungo la sua mano ad accarezzare la mia guancia. Mi feci coraggio e finalmente unì le nostre labbra in un bacio casto. Fu come se quel contatto mi avesse fatta rivivere, quasi mi avesse liberata dalla mia perenna apnea. Lei schiuse leggermente la bocca approfondendo quel lieve contatto, ed io allungai le mie braccia, prima immobili lungo il mio corpo, a cingerle i fianchi. Presi ad accarezzarle la pelle coperta, mentre le nostre labbra si lasciavano e si riprendevano di continuo. Feci scivolare fuori la mia lingua chiedendole un accesso maggiore e, quando finalmente si scontrò con la sua, il mio copro fu percorso da un brivido intenso. Mi lanciai con foga su di lei, stringendola, se fosse possibile, ancora di più con il mio corpo quasi temevo scappasse. Ci separammo per mancanza di fiato ma le nostre fronti si poggiarono una sull'altra, mentre sulle nostre labbra spuntava un grosso sorriso. 

"Marì" sussurrò piano lei facendomi aprire finalmente gli occhi. Studiai il suo viso notando che le sue gote si erano arrossate, mentre un sorriso non lasciava mai le sue labbra. 

"Cosa significa questo Bri?" le chiesi io mentre spostavo le mie braccia dai suoi fianchi e intrecciavo una delle sue mani tra le mie. Lei alzò il suo sguardo su di me, mentre le sue dita libere cominciarono a giocare con le ciocche dei suoi capelli. 

"Che mi piaci Marì" mi rispose lei visibilmente imbarazzata, e a me fece una tenerezza immensa mentre lei abbassava nuovamente il suo sguardo per evitare di incrociarlo con il mio. 

"Anche tu mi piaci Bri" le dissi lei spostando una delle mie mani per permetterle di alzare il viso sul mio. Non le diedi il tempo di ribattere e mi avventai nuovamente sulle sue labbra, catturandole in un bacio meno casto del primo. I nostri respiri si fondevano così come le nostre bocche, mentre le nostre mani studiavano le nostre figure. Mi persi al tocco della sua pelle, stringendo le sue forme sinuose con le mie dita. 

Ciao ragazzi, ecco un nuovo capitolo per voi spero tanto che vi piaccia. Fatemi sapere cosa ne pensate. a presto, vostra Lady <33


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