Capitolo 11

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Ma non so spiegarti 

che il nostro amore appena nato è già finito. 

-Se Telefonando, Mina 

Il pomeriggio scorreva tranquillo, costellato da una miriade di persone che entravano ed uscivano dal mio ufficio, ponendogli una certo somiglianza ad un porto di mare. Le scartoffie riempivano la mia scrivania, mentre io, che ascoltavo le lamentele della mia collaboratrice, giravo distrattamente sulla sedia cambiando costantemente posizione. 

Di tanto in tanto il mio sguardo si posava sulla figura di Sabrina, seduta in modo composto sul divano rosso di quella grande stanza. Tra le mani reggeva un libro, ed i suoi occhiali dalla sottile montatura se ne stavano poggiati sul suo naso. Non una sola volta, da quando aveva preso posto, l'avevo vista distogliere l'attenzione da quelle pagine. 

Un leggero bussare mi distolse dalla conversazione con Raffaella, così come fu in grado finalmente di sviare la mora dalla sua lettura. Mi alzai lesta dalla sedia in pelle bianca, muovendomi verso quella barriera che pareva separarci dal mondo esterno, gli occhi delle due donne nella stanza mi bruciavano come un marchio sulla pelle. 

Abbassai lentamente la maniglia, rivelando la figura di Alessandra che se ne stava appoggiata con una mano sullo stipite della porta. Uno sguardo severo le incorniciava il volto, mentre il piede tamburellava distrattamente sul pavimento. Mi spostai leggermente di lato, invitandola ad entrare. Osservavo attentamente il viso della donna dai capelli grigi, tentando di catturare anche  la sua più piccola espressione. Il senso di colpa per le mie azioni del giorno precedente cresceva in me, e la paura di rovinare ciò che io e Sabrina tentavamo di costruire mi attanagliava lo stomaco. 

"Ciao Alessandra" dissi io con tono di voce stridulo, mentre gli occhi della mora saettavano dalla mia figura a quella della donna che ora si trovava di fronte a me. 

"Maria, posso parlarti...in privato" rispose lei, senza ricambiare il mio saluto,  mentre faceva scorrere gli occhi ad indicare le due figure nella stanza, ed un brivido mi percorse la schiena. Raffaella era già sull'uscio della porta, ed io vidi con la coda dell'occhio la mora alzarsi lesta dal divano. 

"Io ti aspetto fuori Marì" disse lei con tono di voce calmo, ed io la vidi sparire dietro la porta bianca. Fu solo allora che concentrai tutta la mia attenzione sulla donna che aveva appena compiuto un'irruzione in quella stanza, e anche nella mia vita. 

"Dimmi tutto" dissi io rivolgendomi ad Alessandra, ed accomodandomi di nuovo sulla mia sedia. Tamburellavo distrattamente le mie dita sulla superficie dura della scrivania, attendendo che l'insegnante di danza esternasse il motivo della sua presenza. 

"Volevo parlarti di ieri, quello che è successo..." cominciò lei, muovendosi freneticamente in un movimento ripetitivo, senza mai posare il suo sguardo su di me ma concentrandosi distrattamente sugli anelli che usualmente portava sulle dita. 

"Non è successo niente ieri" la interruppi io, senza permettere di continuare quell'insulso discorso. Non avevo intenzione di rivangare quel mio sbaglio, soprattutto in vista degli eventi che erano succeduti dopo. Non avevo intenzione di perdere Sabrina a causa di un mio momento di debolezza. 

"Non puoi far finta che non sia successo niente" disse lei alzando il tono della voce, chiaramente innervosita dalle mie affermazioni. 

"Si..si ch-"tentai di ribattere io, ma sta volta fu lei ad interrompermi. 

"È successo Maria, mi hai baciata e poi sei corsa tra le braccia della tua amata. Ma è comunque successo, e non si può ignorare" proseguì lei, sta volta urlando. Una rabbia inusuale mi pervase, e le mani cominciarono a prudermi per l'eccessivo afflusso di sangue. 

Venni distratta da un tonfo alle mie spalle e, voltandomi di scatto, notai che la mora aveva aperto la porta ed ora stava facendo nuovamente ingresso nella stanza. Ero sicura che avesse sentito tutto, data la scarsa insonorizzazione.. 

Il suo sguardo era fermo, austero. La sua figura traspariva delusione, ed io sentì il mio cuore pervaso da un dolore mai provato prima. 

"Potevi esse' chiara ieri sera Marì, vedi ora abbiamo tutti le informazioni necessarie" parlò lei chiudendosi la porta alle spalle. Avanzava felina nella stanza, evitando il mio sguardo così come quello di Alessandra. 

"Sabri, lasciami spiegare ti prego" ribatte io con tono implorante, mentre mi alzavo lesta dalla sedia per avvicinarmi alla sua figura. Tentai di catturare le sue mani tra le mie, ma venni immediatamente fermata dalla mora che, con uno scatto, sia allontanò da me, rifugiandosi in un angolo della stanza. 

"Vai, parla" disse allora lei, incrociando le braccia sotto il seno e poggiandosi con le spalle contro il muro bianco. Un nodo mi si strinse la gola, ed io mi sforzai di non lasciare che questo fermasse le mie parole, bloccandole in fondo alla gola. 

"Ieri..l'ho baciata ma non è stato niente di che, non volevo dirtelo per non rovinare le cose. Mi dispiace anche per te Ale, ma è stato un errore...un terribile errore" risposi io, tentando di sbrogliare la matassa dei miei pensieri. La mora mi rivolse uno sguardo truce, per poi abbassare lesta il capo, permettendo così ai suoi capelli di nascondere gli occhi lucidi. 

A piccoli passi mi avvicinai alla figura della donna in piedi vicino al muro, portando due dita sotto il suo mento e accompagnando i movimento del suo capo. I suoi occhi si scontrarono con i miei, e il suo dolore mi colpì in pieno viso. Le avevo fatto male, ed io questo non me lo sarei mai perdonato. 

"Sabri..." sussurrai appena io, mentre una lacrime scorreva libera sulla mia guancia. Mai mi sarei aspettata che questo accadesse, che i miei errori mettessero un punto ad un amore appena iniziato. 

"Vaffanculo Marì" mi urlò quasi lei, sposandosi violentemente dalla mia presa. La vidi muoversi lesta per la stanza, raccogliendo le sue cose. Tentai di fermarla, mentre il mio cuore batteva all'impazzata, ma lei era sempre in grado di sgusciare via dalle mie mani, quasi fosse un serpente. 

"Non ti voglio vedere mai più, e trovati un altro giudice" continuò lei, il tono di voce ancora alto, prima di aprire violentemente la porta e scappare via. Un dolore, mai provato prima, mi invase tutte le cellule ed il mio cuore parve fermarsi. 

Feci appena in tempo a girarmi nella direzione di Alessandra, che se ne stava ancora seduta sul divano e si reggeva il capo con le mani, per mimarle una scusa con le labbra, non essendo in grado di proferire una singola parola. Ad un certo puntò un dolore sordo mi colpì in pieno petto, causando ad un piccolo urlo smorzato di liberarsi dalla mia gola, per poi essere accolta dal buio più totale. 


Ciao a tutti, grazie come al solito per i commenti. Spero che questo capitolo vi piaccia, aspettatevi un pò di drama nei prossimi capitoli. Vostra, lady <333


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