Capitolo 14

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Broken like me, tried to believe

That I could fix you, but you're broken like me -Broken Like Me, Jennifer Lopez 

Il silenzio che permeava quella stanza pesava come un macigno ed il sorriso, nato sulle mie labbra, si perse alla mancanza di parole del mio interlocutore. Non avrei mai permesso a nessuno di portarmi via l'amore, che mi rendeva viva e che faceva somigliare il mio sangue a fuoco, che ardeva nelle mie vene. Ma Mara era comunque una persona importante per me, e il suo giudizio avrebbe, in qualche modo, scalfito il mio pensiero.

"Non è facile da metabolizzare...non credevo, sai, che a Sabri potessero piacere le donne. Ma sono felice per voi, davvero" riprese la parola la bionda dai capelli lunghi, ed io tornai a respirare non essendomi nemmeno resa conto di aver trattenuto l'aria nei miei polmoni. La donna davanti a me si allungò verso la mia figura, stanziata dall'altra parte, e prese ad accarezzarmi piano il ginocchio in modo confortante.

"Ecco in realtà ho fatto una cazzata, quindi non stiamo insieme...in questo momento" le dissi allora, una punta di dispiacere traspariva dal mio tono di voce, senza che io potessi in qualche modo controllarlo.

Uno sguardo interrogativo, e che implicitamente mi spinse a continuare, si fece spazio sul suo volto mentre lei, pronta ad ascoltare, si sistemava meglio sul divano.

"Ho baciato la Celentano...avevamo litigato e, ho fatto una cazzata" dissi io, mentre una singola lacrima mi solcava il volto.

"Non volevo dirglielo...ma poi Alessandra è venuta a parlarmi e lei lo ha scoperto. Mio dio mi sento così in colpa, io la amo ma non so cosa fare Mara" continuai io, tentando di trattenere un pianto d'ira che, ad ogni parola, minacciava di liberarsi battendo velocemente dietro i miei occhi, che parevano essere una prigione di emozioni.

"Oh Maria mia.." disse appena lei, allungandosi per asciugare il fiume che mi solcava il volto, e mi inumidiva la pelle. Le sue braccia mi strinsero a se, catturandomi in un abbraccio materno che fece cedere le barriere che tentavo, in tutti i modi, di tenere insieme.

Il mio corpo era scosso da fremiti violenti, mentre io premevo il mio viso contro la spalla di Mara, le sue mani mi accarezzavano la schiena, in modo confortante, mente i miei muscoli si rilassavano piano piano.

Solo quando il mio respiro si fece regolare riuscì a riacquistare la facoltà di parola, mi scostai piano dall'abbraccio in cui l'altra donna mi stingeva, mettendo tra me e lei uno spazio.

"La devi riconquistare Marì, non rimanere con le mani in mano aspettando che lei torni da te. Devi farle sentire che la vuoi, che si hai sbagliato ma che comunque lei è l'unica ad essere nei tuoi pensieri" disse la donna bionda prendendo l'iniziativa, parlava talmente veloce che io non ebbi nemmeno il tempo di un'esitazione. Mi limitai annuire, prendendo conoscenza delle sue parole che mi fecero sentire, contemporaneamente, leggera come una farfalla e pesante come uno scoglio.

"Io ora devo andare, tu tieni aggiornata mi raccomando" proseguì lei, alzandosi lesta dal divano per poi allungarsi a recuperare le sue cose, abbandonate sciattamente su una poltrona che si stanziava di fianco a un basso tavolino in legno.

L'accompagnai vero la grande porta in legno massello e, dopo averla salutata, la vidi scomparire giù per le scale, seguita solamente dal rumore delle suo scarpe che battevano sul pavimento in marmo del palazzo.

Chiusi nuovamente la porta, ed un silenzio assordante mi avvolse lasciando che i miei pensieri fluissero nuovamente liberi.

Decisi che era giunto il momento di prendere in mano la situazione, permettendo alle mie azioni di parlare per me. Perché si sa, volere è potere.

Mi affrettai a raggiungere il mio cellulare, rimasto abbandonato sul divano dove poco prima sedevo confortata da Mara.

Cercai svelta il suo contatto e, anche se con un po' di titubanza, spinsi il tasto per la chiamata e attesi che quegli squilli lasciassero spazio alla sua voce soave.

"Marí..."Il suo tono di voce era freddo, quasi arrabbiato e le mie intenzioni vacillarono, prima di erigersi nuovamente come il muro della mia volontà. Non importava quanto le sue parole, o le sue azioni, potessero contrastarmi, ferendomi come una lama io non avrei mollato quello che avevamo, per nulla al mondo. 

"Sabri, ascoltami e basta, so di aver fatto una cazzata e so che, sopratutto dopo quello che ti è successo, questo mio sbaglio sembra imperdonabile. Ma ti prego, dammi, anzi dacci, una seconda possibilità. Dammi modo di mostrarti davvero quanto conti per me, quanto sei importante. Non lasciare che tutto si rovini, non rimanere con il rimorso di quello che saremmo potute essere. Ti prego amore mio, ricominciamo." le dissi io, tutto d'un fiato, temendo che le parole mi sfuggissero come vento dalle mani. 

"Va bene" mi rispose soltanto lei, ed io non udì veramente quello che lei mi stesse dicendo, impegnata com'ero a recuperare tutta l'aria che avevo consumato. 

"Sabri ti prego..." continuai io, ma venni immediatamente interrotta dalla voce della mora, che arrivava alle mie orecchie scocciata ma divertita. 

"Ho detto va bene, che c'è sei diventata pure sorda mo". 

Le sue parole mi colpirono dritta al cuore, e mi tolsero quel poco di respiro che arduamente avevo conquistato poco prima. Feci un breve cenno con il capo, mentre le mie gote si coloravano di un rosso vivido, per poi ricordarmi poco dopo che lei non poteva vedermi, e così mi lasciai sfuggire una piccola risata.

"Quindi, ricominciamo?" le chiesi io, consapevole di star mettendo a dura prova la, già poca, pazienza della bruna. 

"Si Marì ricominciamo, ma con calma" disse lei, il tono di voce divertito che però  trascinava con se malinconia e dolore.

"Si con calma, quindi accetta di venire ad un appuntamento con me venerdì sera Signora Ferilli?" continuai io, supplicando l'universo purché accettasse quell'invito. Avevo bisogno di ammirare il suo volto, di perdermi in quei profondi occhi nocciola, di sentire, senza barriere, la sua voce infrangersi nelle mie orecchie. 

"Si accetto, ora devo andare scriviamoci in questi giorni eh, un bacio" rispose lei, ed io sentì il mio cuore fare una capriola per poi fermarsi poco dopo. 

"Ciao, un bacio anche a te Bri" le dissi io premendo,  anche se svogliatamente, il tasto rosso per interrompere la chiamata. 

Ammirai lo sfondo del telefono, una foto che Rudy ci aveva scattato qualche anno prima ad un delle cene con tutti i colleghi di Tu Si Que Vales. Sabrina se ne stava appoggiata con la testa sulla mia spalla, un sorriso giocoso che adornava i nostri volti, mentre le nostre mani erano intrecciate, quasi che non si distinguevano tra loro. 

Un sorriso si fece spazio sul mio volto, ed io mi allungai verso la camera da letto per prendere il libro che, la mattina stessa, avevo sgraziatamente abbandonato sul letto. Mi lasciai cadere sul divano, mentre un espressione che Sabrina avrebbe definito "da innamorata" ancora mi incorniciava il volto. Mi persi tra le pagine del libro, con la dolce idea che di li a pochi giorni avrei rivisto la mia testa di rapanello. 


Ciao people, spero possiate perdonare i miei grossi ritardi nella pubblicazione di questo capitolo tenterò di essere più costante ma la mia salute mentale non me lo consente. Mi sto riprendendo piano piano, e non senza ricadute, da un periodo buio in cui mi veniva difficile scrivere. vi amo, grazie per essere ancora qui. vostra, lady <33

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 03, 2024 ⏰

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