Capitolo 7

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Se, come il viso, si mostrasse il core.  -Ariosto, Orlando Furioso

La sua figura longilinea saettava da quella porta color mogano, invitandomi ad entrare. Mi feci spazio in quell'enorme casa, attraversando a passo breve ed incerto, la distanza che mi separava dal salotto. Lei era dietro di me, e mi seguiva, ed a me pareva fossi io a mostrarle la strada. La quiete del divano venne mossa dal nostro peso, ed un silenzio assordante si faceva vivo tra noi.

"Quindi, che devi dirmi?" le chiesi io diretta, per la troppa attesa che avevo dovuto sopportare. Un ansia mi mangiava le viscere, necrotizzando i tessuti della mia anima. La vidi alzare il suo sguardo su di me, e mi persi nelle sue iridi color nocciola.

"Non avrei dovuto reagire così, l'altra sera" ribatté lei, la voce le tremava così come le sue mani, che dal mio arrivo si inseguivano per torturarsi vicendevolmente. Sposto i suoi occhi dal mio viso, mentre li lasciava vagare in punti estranei alla mia figura.

"Sabri, non..." tentati di dirle io, ma venni interrotta bruscamente dalla mora.

"No t'ho detto che te dovevo parlá, quindi mo parlo io e tu ascolti" continuò lei, il tono severo e la postura rigida. Mi sembrava tanto una ballerina di classico, con la schiena ritta e i muscoli tesi per lo sforzo, una di quelle che catturavano l'attenzione della Celentano. Rievocai quella figura nella mia memoria, ed in me si palesò nuovamente quel bacio, il più sbagliato che avessi mai dato. Mi torturavo ancora sul da farsi, non volendo eventualmente rovinare quello che tra me e la mora sarebbe potuto essere. Mi ripetevo che forse sarebbe finita prima ancora di cominciare, e a quel punto la mia macchia sarebbe scivolata via.

"Ho esagerato quella sera, ma è che io...io provo qualcosa di vero per te. E temevo che a te non importasse nulla, che...che non provassi niente e che me volevi solo scopá. E visto che non avevi ottenuto niente te ne eri annata. Queste so le paure mie, perché tu per me sei troppo" proseguí lei, la voce ferma costellata da titubanze. Ma come poteva pensare che io, che l'amavo dal primo istante in cui il mio sguardo aveva incrociato il suo, non provassi niente per lei. Lei che era la mia Lolita, la mia dannazione eterna, ma anche eterea beatitudine. Se solo avesse saputo quanto, quei giorni di lontananza da lei, mi avevano distrutta, logorandomi il cuore, che quasi pareva fermarsi alla sua assenza.

"Posso parlare ora?" le chiesi io, un sorriso bonario si fece spazio sul mio volto, mentre lei perse la sua tensione. Mi fece un breve accenno con il capo, permettendomi di ribattere a tutte le assurdità che le mie orecchie avevano appena udito.

Mi avvicinai a lei, catturando le sue mani tra le mia cosicché smetterò di torturarsi. Presi un profondo respiro, cercando di trovare le parole adatte per rimettere in ordine quel fiume di pensieri, che ora stava innondando la mia mente.

"Allora..." cominciai io, attirando così la sua attenzione, e guadagnandomi il suo sguardo su di me.

"Mi dispiace che tu abbia pensato quelle cose, ho sbagliato quel giorno e farò in modo che non accada di nuovo. Io provo tanto per te, non solo qualcosa. Sin dal primo giorno che ti ho vista, il mio cuore ha cominciato a battere solo per te. Quel bacio mi ha stravolta, ed ora è come se non potessi fare a meno delle tue labbra sulle mie. Mi hai stregato Bri, completamente. Perché io...io ti amo. E non sono parole affrettate, né devi dire che mi anche tu, almeno che non sia così, solo perché io l'ho fatto. Ma è la verità, io ti amo Bri con tutto il mio cuore" le risposi io cercando di mantenere la calma, e non lasciare che il caos che mi portavo dentro fluisse nei miei pensieri, e trasparisse dalle mie parole.

Incastrai il suo sguardo nel mio, ed i nostri occhi si unirono in un districo indissolubile. Sì allungò verso di me, catturando il mio viso tra le mani che si erano liberate dalla mia presa. Tiro il mio viso verso di lei, congiungendo le nostre bocche. Le nostre labbra danzarono, così come poco dopo accadde con le nostre lingue, e dai miei occhi cadde una lacrima, che venne catturata dalla sua pelle olivastra.

"Anche io ti amo Marí" disse lei staccandosi leggermente, per poi catturarmi nuovamente nel vortice della sua persona. Quelle parole mi avevano sbloccata, e così le mie mani avvinghiarono i suoi fianchi. Mi persi nel tocco delle sue forme sotto i miei polpastrelli, lasciando che il suo respiro si fondesse con il mio, per poi infrangersi sui nostri visi.

Il bacio si fece via via più passionale, mentre le sue mani si incontrano dietro la mia nuca. I nostri corpi erano avvinghiati, donandosi calore l'un l'altro. Azzardai una mossa, allungando una delle mie mani sotto la sua maglietta leggera. Toccai la sua pelle rovente, avvinghiando i suoi fianchi in una presa salda. Un gemito si liberò dal profondo della sua gola, ed a me parve di non aver mai sentito niente di più bello. Le nostre lingue danzavano, rincorrendo un dominio insistente.

Le sue mani si allungarono verso bottoni della mia camicia, liberandoli dalle asole. Tirai su i lembi della sua maglietta e, aiutata da un suo movimento repentino, gliela sfilai rimanendo incantata davanti al suo seno stretto in un reggiseno di pizzo rosso.

Mi guardò in modo famelico, studiando il mio stupore. Sapevo quante meraviglie Sabrina nascondeva sotto i suoi abiti costosi, ma mai avevo immaginato di poterli toccare. Scesi a baciare la sua pelle nuda, lasciando piccoli morsetti che le causavano ansiti leggeri. Chiusi a coppa una dei suoi seni tra le mie mani mentre, a causa dell'eccitazione crescente, le sue si avvinghiarono ai miei avambracci. Mi persi nel calore della sua pelle, beandomi del suo sapore sulla mia lingua.

"Marí, poterteme de la" la senti sussurrare con tono appena percettibile e carico di eccitazione. La squadrai, cercando nel suo volto un solo segno di titubanza.

"Sei sicura?" le chiesi io, cercando di rafforzare quello che le sue parole ed il suo corpo ormai palesavano. Mi persi nei lineamenti del suo volto, cercando di imprimere la sua immagine nella mia memoria.

"Si so sicura, andiamo de là" continuò lei, catturando nuovamente le mie labbra in un bacio passionale. La sollevai dal divano, permettendole di legare le sua gambe dietro la mia schiena. Il suo corpo era premuto contro il mio, che ora era l'unica cosa che impediva alla gravità di fare effetto. Mentre guidavo entrambe verso la camera da letto. 


Hei ragaz, ho fatto il più in fretta possibile. Spero vi piaccia anche questo capitolo, fatemi sapere e grazie ancora per tutti i commenti. Ve se ama, Lady <333

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