«Bene. Solo nel mezzo del nulla. Fantastico.»
Cosa fare? Jimin si guardò intorno. La casa era impeccabile, decorata tutta in legno, ordinata e pulita. Nulla sembrava fuori posto, nulla sembrava lasciato a prendere polvere anziché sostare nel suo posto predefinito. Di sicuro Yoongi teneva la casa rassettata. Per fare colpo sulle signorine che porta qui?
Jimin scacciò il pensiero, scendendo con attenzione dallo sgabello. Come era possibile che fosse davvero successo a lui? Lo stavano cercando, giù, nel mondo reale, dove tutto scorreva veloce e confusionario? La neve era già abbastanza alta per smettere di cercarlo e darlo per morto? Jimin fece passare gli occhi sull'ambiente intorno a lui, ma niente rimase nella memoria. Si immaginò il suo funerale, suo padre dritto vicino alla sua tomba vuota e Jeongguk che faceva un discorso idiota e strappalacrime. Si immaginò le persone che cosa avrebbero detto, la promessa dello scii che moriva, disperso fra le montagne. E poi proprio prima delle olimpiadi. Aveva faticato così tanto e per cosa? Essere lì, impossibilitato a muoversi, nel mezzo del nulla e senza via d'uscita? E se non fosse stato per Yoongi, cosa ne sarebbe stato di lui? Con la neve che cadeva fitta lì fuori, probabilmente sarebbe stato già sotterrato da un metro scarso di neve fresca. Girò per la stanza saltellando, i muscoli che servivano a renderlo agile dopo aver tanto faticato a formarsi con i suoi allenamenti. Scoprì tanti monili, qualche figurina in legno, dei libri su uno scaffale. C'era una cassapanca che nascondeva delle coperte e, toccandole, Jimin si stupì di quanto morbide fossero al tatto. Non erano seta, come quelle del letto a cui era abituato d'estate, ma scivolavano sotto le dita come burro. Scoprì degli scarponi in un mobiletto basso e delle giacche appese con delle grucce in legno. Tutto in quella casa sapeva di vissuto, ma non di vecchio, come fosse una casa che ospitava una persona ordinata e abitudinaria. C'era poi un mobile alto che Jimin aprì, rivelando la sua attrezzatura da scii. C'erano i suoi scarponi, le sue bacchette e, su un piccolo ripiano in alto, i suoi occhiali. Mancavano il suo cappello e uno dei suoi scii, di cui il rimanente attirò l'attenzione di Jimin, che lo prese fra le mani, appoggiandosi al muro.
Scivolò con le dita sul materiale flessibile. Come aveva fatto a non vedere l'insenatura? Era una domanda che lo tormentava. Come aveva fatto un futuro atleta olimpico a sbagliare così clamorosamente? Così stupidamente, infilandosi in un buco che quasi gli aveva rotto una caviglia. Jimin guardò la fascia che Yoongi aveva fatto al suo piede. Sarebbe guarita prima delle olimpiadi e lui sarebbe tornato ad allenarsi e avrebbe preso l'oro che si meritava. Era il suo anno, e lo sapeva, come lo sapeva suo padre e Jeongguk e ogni atleta del momento.Posò lo scii per continuare a curiosare in giro, tentato di usare una delle sue bacchette per girare per casa, ma preoccupato di graffiare il pavimento. Guardò fuori dalla finestra e notò che la neve non era migliorata con il tempo ma sembrava solo voler peggiorare, gettando stormi di fiocchi a posarsi sul suolo senza pietà. Chissà cosa faceva Yoongi. Il silenzio era quasi disarmante. L'unico rumore che si sentiva era il vento, e Jimin si girò intorno per vedere traccia di qualcosa che facesse qualche suono. Yoongi non aveva televisione, né radio né telefono. In un angolino nascosto, Jimin vide dei dischi da vinile e, non lontano, poggiato con cura su un ripiano di una libreria, un giradischi nero. Zoppicò nel mezzo del salone, ma proprio nel centro il suo unico piede sano decise di aggrapparsi con tutte le sue forze al bordo del tappeto, e lui capitombolò per terra. L'impatto avvenne principalmente con i gomiti, che mandarono una scia di dolore per tutto il corpo. Tenendosi il gomito destro, più colpito dell'altro, Jimin rotolò leggermente sul pavimento, il corpo che si accartocciava come a proteggersi. Alcuni lontani guaiti arrivarono al suo orecchio, mentre tenendosi il gomito vide che le dita si tingevano di rosso.
«Cazzo...»
Non fece in tempo a rialzarsi perché la porta da cui Yoongi era uscito si riaprì d'improvviso, mentre Prometeo piombava su di lui e guaiva verso Yoongi, sulla porta, lo sguardo allarmato. Trovò facilmente Jimin, allungato proprio di fronte al legno di quell'uscio da cui entrava un leggero vento freddo.
STAI LEGGENDO
snowfall
Fanfiction𝖒𝖎𝖓 𝖞𝖔𝖔𝖓𝖌𝖎 + 𝖕𝖆𝖗𝖐 𝖏𝖎𝖒𝖎𝖓 Jimin è prossimo al suo trionfo olimpico. Scia da quando ne ha memoria e nessuno più di lui merita l'oro nella discesa libera, la regina degli sport invernali. Ma un incidente imprevisto in un fuoripista com...