Non erano fatti suoi. Davvero non lo erano. Ma Jimin non poteva fare a meno di pensare che quella casa sembrava piccola per ospitare due persone. Insomma! Anche il letto era piccolo, sicuramente un materasso con due piazze a malapena. E poi, una sola poltrona, quella su cui era lui in quel momento. Jimin si sarebbe aspettato un'altra poltrona vicino al camino, così da poter stare insieme davanti al fuoco del camino quando fuori c'era la bufera. La camomilla era calda nelle sue mani e gli stava facendo davvero passare leggermente il mal di testa, il pulsare costante che si riduceva a un leggero fastidio lì dove aveva impattato sulla pietra. Sorseggiò leggermente dalla tazza, le dita che tamburellavano per non scottarsi con l'acqua bollente. Guardava il modo in cui la schiena di Yoongi tirava i suoi muscoli sotto la maglia, mentre maneggiava il fuoco per fare sì che la fiamma fosse viva ma non troppo, l'altezza adeguata a fare sì che lambisse bene la pentola ma non la bruciasse.
«Posso dirti una cosa?»
Yoongi lo guardò oltre la spalla, continuando a girare il brodo. Jimin si nascose dietro la tazza per sorridere.
«Sembri davvero una streghetta.»
Alzando gli occhi al cielo, Yoongi si rigirò verso la pentola e Jimin ridacchiò, il movimento che gli fece muovere involontariamente la caviglia sotto le coperte e portò la sua risata a morire. Yoongi sbatté leggermente il mestolo sul bordo della pentola prima di lasciarlo appoggiato sopra di essa. Jimin rimase a guardare fisso il fuoco, i suoi giochi di prestigio e scoppietii che lo ipnotizzavano. C'era qualcosa, nel modo in cui il fuoco danzava, che lo aveva sempre portato ad eclissarsi dalla realtà in favore di seguire la loro strenua tendenza al cielo. Era sempre incapace di accontentarsi di un fuoco che moriva, per questo evitava di usare i suoi camini, nonostante avesse legna a sufficienza per diversi mesi stipato sul lato di casa sua e stanze che, illuminate e riscaldate da un camino, gli avrebbero fatto risparmiare una fortuna sul costo del riscaldamento.
«Dov'è tua moglie?»
Jimin non si rese neanche conto di averlo detto, in trance mentre guardava il fuoco, l'odore della camomilla che gli riempiva il naso. Fuori il vento era violento e si portava dietro innocenti fiocchi di neve per ricoprire di bianco il mondo. Prometeo se ne stava allungato al caldo del camino, la coda che a volte si muoveva a prova della sua costante veglia. Yoongi lo guardò confuso, sedendosi sulla sedia vicino al camino.
«Chi?»
«Tua... moglie? Fidanzata? Chiunque sia che vive qui con te.»
«Vivo da solo.»
Le sue parole, un mero mormorio, caddero su Jimin come un macigno. Quel ragazzo viveva da solo, sperduto fra le montagne e nessuno con cui parlare. Ovvio che non si era presentato, non era abituato a parlare. Ovvio che era sorpreso di sentire il suo nome, nessuno lo diceva. Era strano, perché Jimin pensava che a viverci con sua moglie, Yoongi doveva essere isolato. Che viverci in due, in mezzo al nulla, potesse essere noioso, solitario e anche angosciante. Ma viverci da solo? Senza nessun contatto con il mondo?
«E le voci, prima, quando parlavi...?»
«Ah-»
Yoongi ridacchiò, grattandosi il retro del collo, come in imbarazzo, posando sul tavolino basso la ciotola. Tirò su con il naso una volta, evitando il suo sguardo. Jimin sbatté le palpebre, le gambe aggrovigliate sotto le coperte, aspettando.
«Parlavo con Teo.»
«Il cane?»
«Beh, sì.»
«Ah. E lui risponde, di solito?»
Jimin si beccò l'occhiataccia di Yoongi, a cui rispose con una risatina male trattenuta. Anche il moro sorrise, ma la cosa non lo fermò dall'alzare gli occhi al cielo. Jimin lasciò sul tavolino vicino alla poltrona la tazza, massaggiandosi le tempie. Stava meglio, ma si sentiva ancora come se lo avesse investito un treno.
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snowfall
Fanfiction𝖒𝖎𝖓 𝖞𝖔𝖔𝖓𝖌𝖎 + 𝖕𝖆𝖗𝖐 𝖏𝖎𝖒𝖎𝖓 Jimin è prossimo al suo trionfo olimpico. Scia da quando ne ha memoria e nessuno più di lui merita l'oro nella discesa libera, la regina degli sport invernali. Ma un incidente imprevisto in un fuoripista com...