8: milk and honey

34 8 34
                                    

«Sei proprio sicuro? Sicuro sicuro?»

Jimin si stropicciò le mani poggiate sul suo grembo, insicuro se accettare o meno la proposta di Yoongi. Era in imbarazzo, ma non poteva negare che era sicuramente un'ottima idea e gli avrebbe fatto bene. Di sicuro si sarebbe rilassato. Yoongi sorrise leggermente, i suoi occhi che si alzavano giocosamente verso il cielo.

«Sì. Altrimenti non te lo avrei proposto.»

Fissando l'orlo della sua manica (della maglia di Yoongi, ovviamente), Jimin si mordicchiò le labbra. Cosa fare? Non voleva dire di no a Yoongi, lo voleva anche lui. Ma allo stesso tempo, non sapeva se accettare la sua proposta per ritrovarsi in una situazione scomoda. O comoda, perché prendersi il suo letto sarebbe stato davvero molto più comodo che dormire sul divano di Yoongi. Sulla sua poltrona, anzi.

«Davvero. E poi di sicuro aiuterà con tutto lo stress di questi giorni.»

Non che Jimin non fosse davvero sotto stress, tra il fatto di essere bloccato lì, suo padre, Jeongguk e la neve (evitò di pensare a Yoongi e al fatto che fosse davvero molto, molto propenso al contatto fisico). Però, forse appunto per questo, non voleva approfittare della proposta di Yoongi. Era una cosa molto personale, e anche se già ci aveva dormito, non voleva entrare nella vita di Yoongi e scombussolargliela così, senza motivo, solo per i suoi comodi ancora di più di quanto non stesse già facendo. Prese un respiro, evitando di guardare negli occhi Yoongi mentre sussurrava la sua risposta, le guance calde.

«Okay, allora. Va bene.»

Yoongi sorrise, e aspettò con una mano tesa verso di lui che Jimin la prendesse. Guardando avanti e dietro fra il suo volto e il palmo della sua mano, Jimin deglutì, accettandola riluttante. Si appoggiò ad essa solo fino a quando non ebbe di nuovo in mano la stampella di legno, limitandosi a usare quella per camminare verso le scale in legno. Vide Prometeo che si agitava sotto il camino, e pensò che doveva star facendo un brutto sogno. Sperò che quello che stavano per fare non lo avrebbe svegliato.

«Vai avanti tu, ti seguo sul gradino così posso prenderti se cadi.»

Jimin gli lanciò un'occhiata, sperando che Yoongi smettesse di trattarlo come fosse fatto di porcellana, soprattutto dato che da lì a breve lo avrebbe fatto di nuovo. Alzò la stampella, facendola appoggiare al primo gradino, mentre si spingeva con la gamba verso l'alto. Sentì che le mani di Yoongi che sfarfallavano vicine ai suoi fianchi, e deglutì mentre si girava verso Yoongi. Da lì, dall'alto, i suoi occhi scuri erano assottigliati, la sua bocca un bocciolo rosa mentre la tirava in una linea dritta. Jimin deglutì.

«Non puoi solo farti portare, vero?»

«No.»

«Sei peggio di un mulo. E ne ho conosciuti diversi.»

Trattenendo a malapena un sorriso, Jimin si spostò leggermente sul gradino, così Yoongi gli fu a fianco subito dopo. Nella luce fioca del camino che si irrorava per le scale, i suoi occhi erano lucidi specchi di acqua, il suo volto così vicino che Jimin poteva vedere la leggera presenza di lentiggini sulle sue gote biancastre. Era vicino, davvero troppo vicino, come al solito, e non sembrava esserne turbato, le sue mani ancora a sfiorare i fianchi di Jimin, il suo odore che era ovunque, attorno a loro, sui vestiti di Jimin, troppo vicini al suo volto perché non fosse evidente, e persistente, e confusionario. Confusionario era la parola più vicina alla realtà per la sua testa in quel momento.

«Quanti?»

«Tre. Forse quattro, con te.»

I loro erano sussurri, troppo vicini, troppo complici, così Jimin, gettando un ultimo fugace sguardo sulle labbra del maggiore, alzò la stampella per fare un altro gradino. Quando ci fu sopra, Yoongi fu veloce a seguirlo. Jimin girò il volto verso di lui per un attimo.

snowfallDove le storie prendono vita. Scoprilo ora