11: deer's meat

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Jimin stava ispezionando da lontano la libreria di Yoongi, annoiato sulla poltrona. Il pomeriggio sembrava lento, lentissimo quando non aveva nulla da fare, soprattutto perché Yoongi sembrava così contento di fare nulla.

«Come fai a leggere così tanto?»

Con la voce lamentosa che si trascinava le vocali, Jimin guardò Yoongi con la testa appoggiata al muro. Davvero Yoongi faceva solo quello? O lo faceva come passatempo? Jimin non era mai stato un tipo da libri. Troppo, troppo tempo perso.

Yoongi alzò lo sguardo dal suo libro, dedicandogli attenzione. Jimin si sistemò meglio vicino al camino, aspettando, le mani che giocavano fra loro per fargli perdere un po' di tempo.

«In che senso?»

«Non sei annoiato?»

«No?»

«Ma stai leggendo da un sacco di tempo!»

Ridacchiando, Yoongi si sistemò meglio sulla poltrona, dedicandogli uno sguardo divertito.

«Un'ora?»

«È tanto tempo, Yoongi. Smettila di farmi sentire stupido.»

«Non sei un tipo da libri, ne deduco.»

«No, preferisco i film.»

«Penso di averne visti un paio al villaggio, da piccolo.»

Jimin si trattenne dallo spalancare la bocca, stupito. Ancora una volta, si chiedeva come aveva vissuto Yoongi la sua vita, se davvero viveva in quella casa da sempre, solo, e la sua curiosità era sempre più insistente. Ma si sentiva già in debito con Yoongi, e le piccole informazioni che ricavava da lui sarebbero bastate, almeno per un po', a calmare le domande nella sua testa.

«Quali film?»

Yoongi scosse la testa, scrollando le spalle.

«Non ne ho idea, Jimin. Sai quanti anni fa ero un bambino? Più di cinque.»

«Non ti ho mai chiesto quanti anni hai, in effetti.»

Jimin si rigirò la manica fra le mani. Era il suo momento per capire di più su Yoongi, e non se lo sarebbe perso per nulla al mondo. Yoongi tese una mano verso Prometeo, che spinse verso di lui il muso per un secondo.

«Passiamo ai fatti personali? Cosa fai, cerchi di capire come fare a denunciarmi una volta che sarai andato via?»

C'era un qualcosa, nei suoi occhi, che Jimin non riusciva a decifrare, sepolto sotto il suo sorrisetto. Mentre accarezzava il pelo morbido di Prometeo, Yoongi aspettava la sua risposta, quasi a mo' di sfida.

«No, non serve anche quello. Mi basta sapere dove abiti, così spedirò quassù i miei uomini spie con il mio elicottero privato e ti farò prelevare.»

«Chi era quello con le spie, scusa?»

Jimin rise, portandosi una mano al volto e nascondendolo dietro le dita, cercando di cancellare dalla sua memoria i pensieri febbricitanti del suo primo giorno con Yoongi.

«Va bene, okay. Quindi, quanti anni hai?»

Roteando gli occhi al cielo, Yoongi si girò con un sorrisetto verso Prometeo, che alzò gli occhi verso di lui.

«Che me lo hai fatto vedere a fare in mezzo alla neve, Teo? Mh? Non potevi salvare qualcuno di meno...»

Con la mano puntò verso Jimin, un gesto vago che fece spalancare la bocca del biondo dall'offesa.

«Scusami? Come ti permetti? Io posso portarti fama e soldi, signor Yoongi.»

«Ti ho già detto, a poco mi serve. E se vivo quassù, è perché la fama non fa per me.»

Arricciò il naso, e Jimin si trattenne dal pensare che era adorabile. Perché non lo era. Non lo era per nulla.

«Mai provata?»

«Nei miei trent'anni di vita, no. – sottolineò la parola – Ma non mi entusiasma l'idea, devo essere onesto. Mi piace vivere nella mia bolla.»

«Non cercherò di venderti la mia come una vita facile, Yoongi. Nei miei ventotto anni di vita, non mi ha mai molto entusiasmato viverla.»

Yoongi rimase a guardarlo un secondo, un'espressione che si addolciva nei suoi occhi. Jimin evitò il suo sguardo, una risatina amara che gli lasciava le labbra.

«Non dobbiamo farne un dramma, ora. Era una battuta. Sai, per-»

«Sì, ho capito. Tranquillo.»

Un minuto di silenzio a metà fra il rassicurante e il teso calò su di loro, e Jimin si ritrovò a sperare di poter riprendersi le parole che aveva già cacciato.

«Sai, potremmo cominciare a cucinare.»

«Oh, okay.»

Yoongi si alzò, e Jimin stava per fare lo stesso, ma se lo trovò davanti, una mano tesa verso di lui e un sorriso sul volto. Spostò fra i suoi occhi e la sua mano lo sguardo, incerto.

«Dai, non fare sempre le cose più difficili di quanto non siano.»

Alzando gli occhi al cielo scherzosamente, Jimin accettò la sua mano, alzandosi e impugnando saldamente la stampella fra le mani. Era quasi inutile ormai, se avesse dovuto giudicare dal dolore della sua caviglia, e la cosa lo rassicurava e spaventava allo stesso tempo. C'era una strana sensazione di pesante fastidio nel fondo della sua gola quando pensava al fatto che sarebbe dovuto tornare alla sua vita normale, a breve. In quella casa nel mezzo della neve, degli alberi, del silenzio interrotto solo dallo scoppiettio del fuoco e dalla voce calma di Yoongi, il tempo sembrava non scorrere, congelato sotto uno strato soffice di neve, che attutiva la ferita dei minuti che correvano l'uno sull'altro. E il pensiero di dover ritornare ad una vita frenetica come la sua lo riempiva di un'ansia che, per il suo lavoro, Jimin pensava di non poter mai provare. Eppure.

«Che ne dici di un po' di selvaggina, dato che sei così scettico al riguardo?»

Jimin si sistemò sullo sgabello, la sua stampella appoggiata al bancone vicino a lui. Passando attorno al bancone per andare verso i fornelli, la mano di Yoongi scivolò sulla sua schiena, come al solito, leggerissima, lasciandosi una scia di brividi dietro.

«Non sono scettico, Yoongi, è solo che devo capire ancora come si abbia un legame con un animale che di solito la gente mangia. Non ne ho mai avuto uno, non è una cosa a cui sono abituato.»

Yoongi trafficò nei suoi sportelli, ridacchiando.

«Puoi sempre conoscerli, se vuoi. I miei animali. Sono intelligenti, sai?»

Jimin lo osservò prendere varie stoviglie e sistemarle sul bancone dove lui stesso poggiava i gomiti, proprio di fronte ad essi. Yoongi aprì una porta al lato della cucina ed uscì e rientrò velocemente. Un rivolo di freddo penetrò nelle ossa di Jimin, e si tenne le braccia per scacciarlo. Yoongi tornò con quello che sembrava un normale pezzo di carne.

«Mi auguro ti piaccia la carne.»

«Sì, la mangio.»

«Anche quella di cervo?»

Jimin deglutì, annuendo.

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