- An! Annie!
Qualcuno la prese per le spalle e la scosse con violenza, sovrastando le sue urla. Si risvegliò e improvvisamente riuscì a vedere tutti intorno a lei che la guardavano preoccupati. Poi guardò la tazza: il latte era di nuovo dentro, mescolato con il caffè come una normalissima tazza di latte macchiato.
Si guardò intorno. La tovaglia era tornata come prima, non c'era traccia di piatti rotti, né di fette di pane con la marmellata sul pavimento. La sua maglietta era perfettamente pulita, nessuna macchia di latte.
Sembrava non essere successo nulla di ciò che aveva visto. Ma non era un sogno. Lei sapeva che quello non era stato un semplice sogno.
Si girò verso Noah, che le stringeva le spalle dietro di lei.
- L'ho vista
- L'hai vista? Di cosa parli An? Perché stavi urlando? Cosa hai visto?
- La bambola
All'improvviso un silenzio orribile calò nella stanza.
Tutti la guardarono atterriti e si scambiarono degli sguardi preoccupati.
Quel silenzio fu spezzato solo dal rumore di un piatto che si rompeva cadendo a terra dalle mani di nonna Rose, che sembrava ancor più spaventata dei ragazzi.
In mezzo a quella tensione e a quegli sguardi fuggenti, Elizabeth era l'unica a non capire:
- La... bambola?
Gli altri continuarono a stare in silenzio, così insistette:
- Qualcuno mi può dire cosa sta succedendo? Cos'è questa bambola di cui parlate?
- È una storia molto lunga - concluse secca Annabeth.
- Bene, perché abbiamo tutto il tempo del mondo. Prego vi ascolto - li incitò curiosa Lizzie.
Sembrava non stare più nella pelle, ma Annabeth non aveva né la voglia né il coraggio di parlare. E dedusse che fosse così anche per gli altri, dato che nessuno osava aprire bocca.
Dopo tutto quello che era successo, Annabeth non voleva far altro che rimuovere quei ricordi dalla sua testa. Era passato solo un giorno sì, ma ormai apparteneva al passato e non voleva più averne a che fare. Voleva solo andare avanti e vivere una vita normale e felice come tutti gli altri, voleva pensare solo al presente. Non avrebbe più pronunciato, e neanche più pensato a quella parola che continuava a rimbombare nella sua testa e a tormentarla, persa da qualche parte nel suo inconscio.
Si alzò e filò dritta verso la porta di uscita cercando di evitare lo sguardo di Lizzie, che era rimasta lì seduta, ancora speranzosa che qualcuno le spiegasse tutto.
Tuttavia rimase delusa, perché tutti gli altri seguirono l'esempio di Annabeth, presero il loro zaino e si chiusero la porta alle spalle.
La sorella di Noah li seguì insistente fino a scuola, continuando a esortarli:
- È da ieri sera, quando sono arrivata, che mi nascondete qualcosa. Ho resistito alla curiosità, ma ora ho diritto di sapere! Sono stufa di sentirmi dire "lunga storia"!
Dopo un quarto d'ora a sopportare le lamentele di Lizzie, Annabeth si seccò, si voltò improvvisamente e si irrigidì:
- Ah e così ora sei tu che hai diritto di sapere! Torni improvvisamente dopo aver fatto credere a tutti di esserti suicidata come se niente fosse e, non solo non ci hai ancora dato alcuna spiegazione e ti sei intrufolata nel nostro gruppo, ora pretendi pure una spiegazione da noi! Perché invece non ci racconti tu della tua farsa di "ragazza morta" eh?
La ragazza era diventata tutta rossa. Si sentì da lontano la campanella dell'istituto Camred suonare per dare il via alle lezioni e lei ne approfittò per uscire da quella situazione imbarazzante.
- Oh no, stanno per cominciare le lezioni! Sbrighiamoci dobbiamo andare!
Fece per correre verso la scuola, ma Annabeth la bloccò afferrandole lo zaino:
- Tu non vai da nessuna parte se prima non ci spieghi tutto. Ti rendi conto di quanto hai fatto soffrire tuo fratello? La verità è che sei solo una bugiarda egoista!
Quella frase fu l'inizio di una guerra.
Annabeth non sopportava quella ragazza. Sin dal primo momento che l'aveva vista le aveva inspirato una profonda antipatia. Per quanto avesse cercato di andare d'accordo con lei, continuava a mostrarsi fastidiosamente ingiusta e insistente. Quando le veniva in mente tutto il dolore che aveva provocato al suo ragazzo, le veniva un'incredibile voglia di staccarle la testa.
Noah si infiammò e, per un momento, Annabeth pensò che stesse per difenderla e darle ragione. Ma non fu così.
Una manata le arrivò dritta in faccia. Annabeth urlò di dolore e si accarezzò la guancia, dove era rimasta un'impronta rossa.
- Non azzardarti a chiamare così mia sorella!
Annabeth guardò scioccata Noah, che le stava puntando un dito contro, mentre con l'altro braccio avvolgeva le spalle della gemella.
- Io... tu... - la ragazza non sapeva che dire. Noah non si era mai comportato così nei suoi confronti, neanche nelle loro più grandi litigate.
Gli occhi le si riempirono di lacrime.
E così ora quella strega le portava via anche il ragazzo! Annabeth non poteva crederci. Non era passato neanche un giorno e quella ragazza le aveva già portato via tutto quello che le era rimasto. Le sue amiche. Il suo ragazzo. La felicità. Quella felicità che tanto aveva impiegato a guadagnare, lei se la portava via prima ancora che potesse percepirla.
Ora basta. Questa era guerra.
Urlò di rabbia e girò i tacchi diretta verso la scuola, mentre cercava di nascondere le lacrime, che però si facevano sempre più spazio sul suo viso.
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Moyasamu 2
Paranormal⚠️Prima di leggere questo libro è necessario leggere "Moyasamu"⚠️ "Fa più male quando un sogno viene infranto, più che quando non viene realizzato" Annabeth pensava di aver finalmente raggiunto la felicità, ma un nuovo imprevisto piomba inaspettatam...