Una parola le riaffiorò alla mente, all'improvviso.
Un nome che aveva completamente dimenticato, cancellato dalla sua testa.
Una sola parola, quattro lettere.
Rick.
Lui conosceva la Moyasamu, più di quanto facesse credere. Lui l'aveva uccisa, lui l'aveva liberata dal suo corpo materiale. Non poteva essere sparito così, doveva avere qualcosa a che fare con la bambola, doveva sapere qualcosa che loro non sapevano.
Gli occhi di Annabeth si allargarono rapidamente, si alzò di scatto dalla panchina del parco, mentre Lizzie la guardava confusa. Con il viso illuminato dichiarò:
- Conosco qualcuno che può aiutarci.
Si voltò e si allontanò di corsa. "Che deve aiutarci" pensò.
Senza neanche accorgersene gli alberi intorno a lei sparirono e furono sostituiti da alti palazzi grigi e lunghe strade, così costeggiò la recinzione e girò accanto al Museo della Funivia (sì, a Wellington c'è un inutile museo per le funivie vicino al parco), arrivando alla fermata B dell'autobus vicino alla Victoria University.
Aspettò 4 fermate e poi scese nella Aro Street, arrivando all'indirizzo numero 11 e bussando con forza. Pochi secondi dopo Noah spuntò dietro il battente della porta, guardandola curioso.
- Hey Annie, che ci fai qua?
- Ho bisogno di una mano, sai dove abita Rick? Dobbiamo parlare - chiese tutto d'un fiato.
Lui fece un cenno confuso con la testa.
- Sì, ti posso portare a casa sua ma... puoi dirmi perchè?
- Te lo dirò strada facendo, andiamo - lo incitò lei.
- Come mai tutta questa fretta? È domenica, rilassati! - disse Noah stropicciandosi gli occhi.
- Ho paura di avere molto meno tempo di quanto immagino... ora basta con le domande, guidami - rispose decisa, con una nota di paura nella voce.
Noah mise il giubbotto, prese le chiavi e si chiuse la porta alle spalle.
- Andiamo, ma alla condizione che mi spiegherai tutto quello che sta succedendo.
- Promesso - annuì Annabeth.
Il ragazzo aprì il garage e uscì una moto abbastanza grossa, porgendo un casco ad Annabeth e infilandosi il suo.
- Cosa... dobbiamo andare con quella? - chiese la ragazza un po' spaventata - Non hai ancora 18 anni, sei sicuro di poterla guidare legalmente?
Lui sorrise:
- Uff, ancora con queste "regole" tu. Su, smettila, sto già studiando per la patente e poi compio 18 anni la settimana prossima! Non mi lascio mica sfuggire l'occasione di sfoggiare un gioiellino come la moto di mio zio, solo per qualche giorno di anticipo!
Annabeth lo guardò incerta:
- E se ci fermano per strada e tu non hai la...
- Monta su!
Noah sovrastò le sue parole facendo rombare il veicolo.
- Ti fidi di me? - la guardò facendo l'occhiolino.
- Dai smettila, sembri solo un cretino che cerca di imitare Titanic (in modo veramente pessimo aggiungerei) - ridacchiò l'hawaiana - Oh e, per la cronaca, mi fido di te. Non farci ammazzare però, mi deluderesti... - disse a voce un po' più bassa, montando in sella dietro al suo ragazzo.
Lui abbassò la visiera del casco e partì:
- Non lo farei mai, lo sai Miss hawaian.
Annabeth si aggrappò stretta ai fianchi del ragazzo e lo abbracciò riparandosi dal vento. Non avrebbe mai immaginato di ritrovarsi su una moto con lui alla guida, la coscienza le diceva che stava sbagliando e che sarebbe dovuta scendere da lì all'istante. Ma il suo cuore frenava i pensieri da ciò che era giusto e ciò che era sbagliato, facendole godere il momento con spensieratezza.
Purtroppo o menomale, questo non sapeva dirlo, quel momento finì in fretta.
Noah parcheggiò in una stretta stradina e la aiutò a scendere e a togliersi il casco.
- Eccoci arrivati: Rick abita qui - disse guardando una porticina rossa lì vicino.
Annabeth salì sui gradini e bussò.
Ad aprire fu un ragazzo incappucciato, di cui non si riusciva a vedere il volto.
- Ehm... ciao, cerchiamo Rick. È in casa? - esitò la rossa.
- Mio fratello è andato a fare surfing stamattina, quando torna gli farò sapere che siete passati - disse quello facendo per chiudere la porta, ma poi sentirono una signora gridare da un'altra stanza:
- Ricky, tesoro! Dove hai messo le mie pantofole?
Lui sbottò arrabbiato:
- Vai al diavolo, mamma! Perché non riesci mai a starti zitta? E ti ho già detto che ho 18 anni, devi smetterla di chiamarmi come se fossi un bambino!
Quello che evidentemente era Rick (e non suo fratello) si tolse il cappuccio della felpa e si rivolse a noi, ignorando la madre che si accaniva contro di lui.
- Su, che volete? Non ho tutto il tempo del mondo - sbuffò seccato.
- Dovrei parlarti Rick. Si tratta della Moyasamu, lei è... - Annabeth non riuscì a finire la frase, che si ritrovò la porta chiusa in faccia.
- Cosa?! Rick! Apri! - bussò forte, irritata.
Quello riaprì solo uno spiffero:
- Ho chiuso con questa roba, addio - stava per richiuderle la porta in faccia, ma stavolta, pronta, Annabeth lo impedì bloccandola con un piede.
- Mi devi delle risposte, non puoi farla franca. So che tu sai già tutto, c'entri qualcosa in tutta questa storia e io devo scoprire che cosa! - disse Annabeth decisa.
- Ti stai sbagliando, io non so proprio nulla - insisteva Rick facendo forza per chiudere la porta.
- Ah sì? Se stessi dicendo la verità non saresti così nervoso!
- Nervoso? Che dici, non lo sono affatto!
- Certo, come no, ti conosco meglio di quanto immagini, so che quando sei nervoso ti parte un tic al naso - rise Annabeth furba - Lo facevi anche a 7 anni!
Lui rimase senza parole e a quel punto si arrese.
- Ti aiuterò, ma tu dovrai dirmi tutto quello che voglio sapere. E dovrai essere sincera.
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Moyasamu 2
Paranormal⚠️Prima di leggere questo libro è necessario leggere "Moyasamu"⚠️ "Fa più male quando un sogno viene infranto, più che quando non viene realizzato" Annabeth pensava di aver finalmente raggiunto la felicità, ma un nuovo imprevisto piomba inaspettatam...