8. Pace

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- Perché non vuoi credermi?! Siamo svenute solo per 5 minuti, non abbiamo finto un bel niente!

Quando Annabeth entrò a casa di Noah, vide i fratelli litigare in un'aspra discussione.

Lizzie insisteva nel farsi perdonare, ma Noah sembrava infuriato e non voleva sentir ragioni. Così intervenne lei, che entrò nella stanza interrompendoli.

Loro la guardarono con sguardo interrogativo e lei mormorò rivolta al ragazzo:

- Noah, posso parlarti un secondo?

Lizzie cercò di protestare, ma Noah la zittì e le diede il consenso con la testa. Lei strinse i pugni innervosita e si diresse verso la porta. Mentre le passava accanto, Annabeth le sussurrò:

- Noi due dobbiamo parlare dopo.

Lei la ignorò e si sbatté la porta alle spalle.

- Che ci fai qui? Come sei entrata? - le chiese secco Noah - È inutile che cerchi anche tu di darmi spiegazioni, perciò se sei venuta per questo puoi uscire all'istante da qua dentro.

Annabeth uscì un mazzo di chiavi dalla tasca e gliele mostrò:

- Sono cadute dalla tasca di tua sorella mentre si alzava dal lettino dell'ospedale.

Noah alzò le sopracciglia:

- Ah, bene, ora casa mia è un hotel aperto a tutti.

Annabeth cambiò argomento:

- Non sono qui per questo. Non mi interessa convincerti, tanto so bene che alla fine ognuno crede solo a ciò che vuole credere.

- E allora che vuoi? - chiese il ragazzo con aria sbrigativa.

- Stamattina, poco prima di svegliarmi dal mio stato incosciente, ho sentito un lieve contatto sulle labbra. Riconosco i tuoi baci. Perché l'hai fatto? Pensavo non volessi più avere a che fare con me.

Noah non le rispose.

- Pensavo a delle parole che mi hai detto un po' di tempo fa. Per me sono passati solo pochi giorni ma, beh... dato che sono passate cinque settimane è stato un bel po' di tempo fa.

Lui rimase in silenzio, in attesa.

- "Finché resteremo uniti non potrà succederci nulla". Me l'hai detto durante il terremoto, sotto le macerie del teatro. Mi hai detto che non ti saresti mai dimenticato di me e che io ti facevo sentire bene come nessun altro. Mi hai detto che non ci saremmo più separati, mai più.

Noah rimase ancora una volta in silenzio.

- Pensavo a queste parole quando hai cominciato a guardare solo tua sorella, senza pensare più a me. Pensavo a queste parole quando l'hai difesa e mi hai dato uno schiaffo dritto in faccia. E pensavo alle parole che ti ho detto quel giorno: "non fare promesse che non puoi mantenere". Ti avevo avvertito, eppure tu sembravi così sicuro che la nostra storia non avrebbe avuto una fine... - una lacrima ribelle scivolò fino a terra e Annabeth si asciugò subito l'occhio - Quel giorno mi hai detto che mi amavi. Più di quanto avessi mai amato nessun'altra. Ma mi hai mentito. La ragazza che hai sempre messo al primo posto... è tua sorella.

A quel punto Annabeth scoppiò in lacrime e non riuscì a fermarsi.

Noah la guardò:

- È vero. Ti ho mentito. Mia sorella è sempre stata l'unica cosa che avevo. Ma, da quando era morta, per me l'unico raggio di luce eri tu. E ora che posso di nuovo stringerla tra le mie braccia... non puoi immaginare le mie emozioni quando l'ho rivista quel giorno, al parco. Non posso negare che io tenga a lei più di quanto tenga a me stesso. E non mi sono saputo controllare quando gli hai detto quelle cose. Ma poi mi sono reso conto che avevi ragione. Elizabeth è una bugiarda egoista.

- Io non ti ho mai chiesto di trascurare tua sorella per me, ma non avrei mai pensato che trascurassi me per lei. Pensavo che ti saresti preso cura di entrambe, non che avresti scelto.

- Ma su una cosa non ti ho mentito, quella sera.

Annabeth sollevò per un attimo lo sguardo, puntando gli occhi su Noah.

- Non potrò mai dimenticarmi di te. Io non ti amavo... - Annabeth lo guardò sbalordita - ... Io ti amo.

La ragazza pianse ancora più forte, ma stavolta di gioia, con un grande sorriso sul volto.

- Non vedo perchè ti stupisci - le disse lui - Io non ho mai smesso di amarti da quando ti ho conosciuta. Lizzie è mia sorella, ma non riesce a capirmi come fai tu. Possiamo litigare mille volte, ma non servirà Annie. Pensavo lo avessi capito.

Annabeth era stupita dal comportamento di Noah. Si aspettava che dopo che avessero parlato avrebbero litigato ancora più di prima. E invece le cose stavano andando stranamente bene.

- Sai, quando mi hai detto quella frase, "Finché resteremo uniti non potrà succederci nulla", ho capito che avevi ragione: quando non siamo vicini e non respiriamo un periodo tranquillo tra noi, mi sembra sempre che tutta la mia vita vada a rotoli.

Lui si avvicinò.

- Vale lo stesso per me, An.

Le lacrime della ragazza cominciarono a ritirarsi. Noah la strinse in un abbraccio.

Lei lo avvolse tra le sue braccia e lo strinse a sé, quasi con avidità, aggrappandosi con una mano ai suoi capelli. Lui le stampò un bacio sulla guancia.

- Sono felice che abbiamo fatto pace, ora sto meglio.

Lui sorrise.

Poi Annabeth si alzò.

- Ora devo andare.

- P-perchè? Così all'improvviso?

- È urgente. Devo parlare con tua sorella.

- Oh ok... ma, Annie, prima che te ne vada, dimmi una cosa.

Annabeth si fermò a guardarlo curiosa e lui continuò.

- Per quanto riguarda noi due... cosa siamo? 

A quel punto fu Annabeth a sorridere. Si avvicinò al volto del ragazzo e gli stampò un bacio sulle labbra. Lui sorrise.

La ragazza si diresse verso la porta e uscì lanciando un ultimo sguardo al suo ragazzo.

Poi si diresse all'esterno della casa in cerca di Elizabeth. Le scrisse un messaggio:

"Dove sei? Dobbiamo parlare"

Stranamente, lei rispose subito:

"Non ho voglia di parlare ora. Non è un buon momento"

Annabeth sbuffò e digitò sulla tastiera:

"È importante. Non possiamo darla vinta alla Moyasamu. Ucciderà tutti quelli a cui vogliamo bene, non ci resterà più nessuno. Ma non possiamo permettere che continui a torturarci così"

Lizzie lasciò il visualizzato. Così Annabeth continuò a pregarla.

"Ti prego Elizabeth"

"Ti ho detto di non chiamarmi così"

Annabeth sorrise. Era proprio quello che aveva intenzione di fare.

"O scusa Elizabeth, ma continuerò a farlo se non mi dici dove sei" , la provocò.

Dapprima Lizzie non rispose. Poi le lasciò due sole parole.

"Wellington Gardens"

"Sii più specifica, quel parco è immenso",  le chiese Annabeth.

Ma lei non rispose. Oh beh, meglio di niente, almeno sapeva in che zona cercare.

Così Annabeth si diresse ai Giardini di Wellington, mentre cominciava già a formulare un piano per ingannare la Moyasamu.

Moyasamu 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora