14. Ricordo

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Crash

- Non c'è nulla neanche qua - disse Lizzie buttando a terra un'altra pila di libri impolverati dell'orfanotrofio, dove avevano trascorso le ultime 3 ore - Si può sapere cosa stiamo cercando esattamente?

- Non ne sono sicura, credo qualcosa di insolito o che riguarda la Moyasamu. Il mio istinto mi dice che qua dentro c'è qualcosa che può servirci... - rispose Crystal.

- Beh, di' al tuo istinto di sbrigarsi!

- Magari dobbiamo cercare di sopra - ipotizzò la mora.

Elizabeth si pietrificò:

- D-di sopra?

- Sì, è l'unico posto in cui non abbiamo neanche dato un'occhiata. Stai bene? Sembri un po' pallida...

- S-sì, sto... sto bene. Andiamo.

Detto questo imboccarono le scale un po' cigolanti dell'orfanotrofio abbandonato, mentre fuori calava la notte. Quel posto era chiuso da poco più di un anno, eppure sembrava che nessuno entrasse là da secoli.

Lizzie deglutì non appena mise piede in quella stanza. Crystal si guardò intorno e cominciò a rovistare tra gli oggetti. Ammucchiati in un angolo c'erano vestiti strappati buttati alla rinfusa, il letto era disordinato e per terra giaceva una cornice rovesciata con migliaia di pezzi di vetro sparsi intorno. La ragazza prese la foto, sotto lo sguardo nervoso di Lizzie.

- Ora capisco perchè non volevi tornare qua sopra - dedusse infine osservando l'immagine, che mostrava Elizabeth e Noah da bambini insieme alla madre.

Lizzie non si mosse.

- Ma magari ritrovarti qua può aiutarti a ricordare il motivo per cui sei morta.

- Non sono sicura di voler rivivere questo momento - mormorò Lizzie con la voce spezzata.

- Non dico che sia facile, ma non ti piacerebbe capire il tuo passato?

La bionda fece lentamente un passo avanti, riesaminando la stanza. Sfiorò con la punta delle dita il lungo specchio rotto sull'armadio e un'immagine le attraversò la mente come un lampo. 

La stanza era molto luminosa, lei aveva gli occhi gonfi e singhiozzava, guardava disgustata la sua immagine riflessa sullo specchio davanti a lei, poi prendeva la cornice sul comodino e la scagliava contro quello stesso specchio, rompendolo.

Si voltò, si sedette sul letto e aprì d'istinto un cassetto, dove trovò un ciondolo a forma di barca a vela.

Era nello stesso punto, ma le lacrime le solcavano di nuovo il viso. Portava il ciondolo al collo, ma lo strinse in una mano e lo strappò via, gettandolo distrattamente nel cassetto.

Un altro ricordo, molto più remoto, le riaffiorò nella mente.

Aveva all'incirca 5 anni, sua madre era in ginocchio davanti a lei e le stava scostando i capelli per metterle quel ciondolo.

- È un regalo, perchè tu ricorda sempre che fin quando il vento soffierà nella tua vela, ci sarà sempre la speranza a mandarti avanti. Fai in modo che la tua vela resti sempre spiegata, amore mio - le sorrise dolcemente la donna.

Poi tornò nella stanza, aveva di nuovo 16 anni. Stava piangendo in ginocchio, stringendosi i capelli fra le mani. Scostò le lenzuola che cadevano ai bordi del letto e guardò al di sotto. Ne estrasse una bambola molto malconcia e le si rivolse disperata:

- Cos'altro posso fare? Cosa mi rimane?

- La verità è crudele, Lizzie. Gli uomini sono crudeli. Tu puoi cambiare le cose, devi solo accettarlo. Sai che anche tuo fratello diventerà così, puoi impedirlo prima che sia troppo tardi. Uccidilo.

- NO! Mio fratello mi vuole bene, non è come gli altri!

- Sul serio credi che tua madre non pensasse la stessa cosa di suo fratello? Gli uomini ti deluderanno sempre Lizzie, ma tu sei più forte: tu hai me. Io ti aiuterò a vendicarti, prima con tuo zio e poi con tuo fratello. Devi solo accettare.

- No, io risolverò le cose, ma lo farò a modo mio! Non mi serve il tuo aiuto, strega!

Lizzie aprì la finestra e lanciò fuori la bambola, ma una scossa la spinse da dietro, facendo cadere anche lei.

- Pagherai per questo, Elizabeth Anderson - furono le ultime parole che udì dire alla bambola, mentre entrambe cadevano verso la morte.


Lizzie spalancò gli occhi, riprendendo il respiro.

- Cosa è successo? - chiese Crystal confusa - Sembravi essere entrata in coma!

La bionda la ignorò e si abbassò a guardare sotto il letto.

- A quanto pare il tuo istinto aveva ragione - disse, estraendo la testa di una bambola di porcellana - Ora ricordo tutto.

Moyasamu 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora