"Would it be wrong, would it be right? If I took my life tonight"
Questo era un pezzo del testo di una canzone su cui Lizzie si era dovuta soffermare a pensare un bel po'. Aveva le cuffie alle orecchie e stava seduta su una panchina rossa dei Wellington Gardens ad ascoltare Last Resort, una canzone rock con cui era in fissa in quel periodo.
Le piaceva perchè nascondeva un significato profondo, ma veniva camuffato e reso più leggero dal ritmo veloce con cui scorrevano le parole. Più la ascoltava, più le piaceva, più si sentiva affine a quelle forti parole.
"Sarebbe giusto, sarebbe sbagliato? Se mi togliessi la vita stanotte"
L'aveva già fatto una volta. Non capiva perchè non poteva farlo di nuovo.
Ma ora era diverso. C'era Noah. Suo fratello c'era anche allora, sì, ma era troppo immatura per capire il suo stato d'animo. Lo aveva lasciato solo. Completamente solo. Era l'unico ad aver pagato le conseguenze della sua scelta. E Lizzie non voleva ferire di nuovo l'unica persona che tenesse a lei.
Da una parte il suo istinto le diceva di essere egoista, ma il suo cuore la pensava in modo diverso. Questa è sempre la scelta in cui tutti, prima o poi, in un momento imprecisato della vita, si ritrovano costretti a decidere. Testa o cuore?
E, come sempre, si preferisce trovare una scusa per distrarsi piuttosto che affrontare la situazione. E nel suo caso la scusa era una ragazzina viziata, insopportabile, altera, nonché la sua unica speranza di libertà.
Stronzetta fottuta: "Dove sei? Dobbiamo parlare"
Stava scorrendo in tutta tranquillità video su tiktok e quella notifica era apparsa in alto sullo schermo del telefono. Non aveva niente da fare a parte godersi la tranquillità di quel parco, ma di sicuro aveva di meglio da fare. E non le andava di interrompere quel momento con inutili discussioni.
Così rispose subito:
"Non ho voglia di parlare ora. Non è un buon momento"
Il "non è un buon momento" funzionava sempre. Faceva credere che fosse in una situazione delicata e la gente non si azzardava a indagare e insistere. Ovviamente, per quella rompipalle era diverso.
Annabeth tirò fuori il discorso della Moyasamu e continuò a supplicarla, ma lei si limitò a lasciarle il visualizzato per farle capire che non aveva intenzione di assecondarla. Poi, però, fece una cosa che non doveva fare.
Stronzetta fottuta: "Ti prego Elizabeth"
Lizzie odiava quando la provocavano. Oh, e sì, l'aveva memorizzata così.
"Ti ho detto di non chiamarmi così", rispose secca.
Lei ovviamente approfittò della situazione e continuò a provocarla di proposito. Lizzie non voleva accendere liti futili e rovinare quel momento di pace, così le diede quello che voleva: la sua posizione.
Dopodiché Elizabeth posò il telefono nello zaino, lasciando attivo solo Spotify per continuare ad ascoltare Last Resort. Non le interessava se quella ragazzina continuava a scriverle messaggi, aveva già detto anche troppo. Così prese il suo libro preferito, Il Fabbricante di Lacrime, e si immerse nella lettura immedesimandosi nei personaggi, accanto alla riva del lago.
- Fa' sentire - dopo circa mezz'ora, Lizzie sentì volare le sue cuffie all'improvviso e si girò a guardare. Annabeth era dietro di lei e ascoltava le sue canzoni facendo delle smorfie disgustate:
- Ma che roba è?! Perché ascolti queste canzoni deprimenti?
- Quella veramente deprimente sei tu - mormorò irritata in risposta.
- Ma fammi il piacere Elizabeth - sottolineò quest'ultima parola nella speranza di infastidirla ma, nonostante si sentisse ribollire dentro, Lizzie decise di ignorarla: non meritava le sue attenzioni.
- E va bene e va bene, passiamo al sodo. Che intenzioni hai? - le chiese Annabeth.
- Scherzi?! Sei tu quella che ha insistito per venire qua, dimmi tu "che intenzioni hai"!
- Come vuoi tu Miss "A me devono pensarci sempre gli altri"!
Lizzie sbuffò indignata, ma trattenne la calma.
- Prima di tutto, voglio sapere come conosci la Moyasamu. E soprattutto perché hai mentito dicendo di non saperne niente? - la interrogò Annabeth.
- Io non la conosco. Non ho idea di chi sia o di cosa sia - affermò lei.
- E hai pure la faccia tosta di continuare a mentire davanti all'evidenza!
- Senti ragazzina, io non ho idea di chi ti credi di essere per insinuarti così nella vita delle persone e non mi interessa saperlo, ma ora è troppo. Non puoi accusarmi di cose che non sai.
Lei fece accenno a una risata.
- Ok, forse non hai ancora capito bene in che situazione siamo, il che mi stupisce dato che sembri avere più esperienza di me - Annabeth la afferrò per le spalle - Quella bambola è un demone. Il suo scopo è solo uno: ucciderci tutti. Cerca di ingannarci con la storia della "nostra libertà", ma cos'è la libertà se tutte le persone che ti sono care non ci sono più? Cosa faresti se ti trovassi da sola in una casa vuota, in una scuola piena solo di persone che non conosci? Come ti sentiresti sapendo che per la tua "libertà" tuo fratello e tutti i tuoi amici hanno sacrificato la vita? Ti sentiresti sola nel mondo e le persone intorno a te sparirebbero con un puff. Cominci a capire di che stiamo parlando? Ora, per favore, apri gli occhi e dimmi: perchè non sei morta?
Elizabeth si fermò un attimo a pensare.
- Ti aiuterò - affermò alla fine - Ma ad una condizione.
Annabeth rimase in attesa.
- Devi aiutarmi a fare pace con mio fratello...
- Non c'è alcun problema - esclamò Annabeth interrompendola.
- E... devi smetterla di chiamarmi col nome intero, dico sul serio - Lizzie la guardò supplichevole.
Annabeth scoppiò in una risata e lei si aggregò.
- Beh, devo ammettere che questo sarà davvero difficile... - rise Annie - Cerchiamo di andare d'accordo, ok?
Lizzie annuì, anche se suo malgrado.
- Non hai ancora risposto alla mia domanda - insistette Annabeth.
- Non lo so.
- In che senso non lo sai?! Non sai perché sei ancora viva dopo esserti buttata dal quinto piano di un edificio?!
- No... cioè, sì... Ricordo solo di essere morta, ma non ricordo il momento in cui ho ripreso la vita. So solo che a un certo punto mi sono ritrovata in mezzo all'oceano.
- Oh, beh... interessante...? - esitò Annabeth confusa - Ad ogni modo, ci serve un piano.
- E che piano? Sai pure tu che la Moyasamu controlla ogni nostro passo, ci sta ascoltando anche in questo esatto momento.
Annabeth rimase qualche minuto con lo sguardo a terra, pensante.
- Non so come faremo, ma conosco qualcuno che può aiutarci.
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Moyasamu 2
Paranormal⚠️Prima di leggere questo libro è necessario leggere "Moyasamu"⚠️ "Fa più male quando un sogno viene infranto, più che quando non viene realizzato" Annabeth pensava di aver finalmente raggiunto la felicità, ma un nuovo imprevisto piomba inaspettatam...