Won't you please spare me indignity?

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"Cam, forza, è ora di andare a scuola," mi sussurra dolcemente all'orecchio mia madre, mentre mi accarezza delicatamente i capelli.

Non sono mai stata una persona mattiniera; detesto essere svegliata di colpo, soprattutto quando mi trovo nel bel mezzo di un sogno.

Mi giro lentamente verso di lei e, con la voce ancora impastata dal sonno, cerco di articolare qualche parola che abbia un senso.

"Mamma, oggi non vado. È per il piano di Olivia," balbetto goffamente, suscitando in lei un'espressione di perplessità.

"È una lunga storia, mamma. Te la spiegherò più tardi, ma ti prego, lasciami dormire ancora un po'," la imploro, voltandomi di nuovo dall'altra parte.

Lei mi lascia un bacio sulla testa, accompagnato da una risatina. "Voi due ne combinate sempre una," dice, prima di uscire dalla stanza con un sorriso appena accennato.

Non c'è niente da fare: dormire è una delle mie attività preferite. Il calore accogliente del letto e la morbidezza del cuscino mi avvolgono, richiamando insistentemente la mia attenzione. Non posso fare altro che abbandonarmi di nuovo al sonno.

11:00

Mi sveglio lentamente, crogiolandomi nel piacere di aver potuto dormire di più. La curiosità di sapere come stia procedendo la mattinata di Olivia mi spinge a uscire dal letto. Per quanto lei sia loquace, anzi, spesso logorroica, non ha mai avuto il coraggio di rivolgere la parola a quell'Evan. Non nego che il suo aspetto possa risultare intimidatorio, tanto da mettere in soggezione. A scuola, ha fatto piangere diverse ragazze che nutrivano una cotta enorme per lui. Tuttavia, mi sembra eccessivo lasciarsi intimorire da un semplice ragazzo, sebbene sia più affascinante della media.

Forse quella strana sono io.

Ancora in pigiama, mi dirigo verso la cucina, dove mia madre, seduta al tavolo, è intenta a digitare qualcosa sul suo computer. Non appena si accorge della mia presenza, si affretta a rialzarsi, manifestando quel consueto atteggiamento apprensivo che, lo so bene, deriva dalla mia malattia.

Clara è sempre stata una madre straordinaria, e mi considero fortunata per il rapporto speciale che ci unisce. È comprensiva e mai invadente; si fida di me e, forse, è anche un po' troppo permissiva. Tuttavia, questa sua innata bontà è diventata ancora più evidente da quando ha scoperto della mia condizione.

"Buongiorno, tesoro. Cosa ti andrebbe di mangiare?" mi chiede con un sorriso affettuoso.

"A dire il vero, non ho molta fame..." rispondo, aggiungendo subito dopo, "Sai che oggi Olivia parlerà per la prima volta con Evan?"

Lei mi guarda sorpresa, poi mi invita a sedermi accanto a lei, desiderosa di ascoltare tutto nei minimi dettagli.

Sapevo che non mi avrebbe chiesto nulla in merito alla conversazione di stamattina, quando ho accennato al famoso "piano" di Olivia che mi ha trattenuta a casa. Non è nel suo stile; per principio, mia madre aspetta che siano gli altri a decidere se e quando confidarsi con lei, senza mai invadere gli spazi altrui.

Come tutte le madri, mi rivolge le domande di rito: "Com'è andata a scuola?" "Come hai trascorso la giornata?" Ma si accontenta sempre delle mie risposte brevi: "Bene," "Normale," "Tutto okay." Sa aspettare, lasciando che sia io a decidere se approfondire o meno certi argomenti.

"Comunque, la mia assenza di oggi è dovuta al fatto che l'altra sera mi sono accidentalmente scontrata con Evan, rovesciandogli addosso della Coca Cola," inizio a raccontarle. "Così, mi ha chiesto di ripulirgli la camicia e riportargliela lavata a scuola."

"Che pretenzioso questo Evan!" esclama mia madre, spalancando leggermente gli occhi.

"Assolutamente, mamma. Infatti, non ho mai avuto intenzione di lavargliela; naturalmente, gli ho chiesto scusa. Tuttavia, mi è sembrata l'occasione perfetta per spronare Olivia a parlargli."

Until spring: a love that bloomsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora