Make it seem like we're a million miles away

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"Complimenti, signorina Davies, ha svolto un ottimo lavoro," mi dice la professoressa Allan restituendomi il mio compito. In alto a destra del foglio, un'ardente A scritta con penna rossa fa brillare i miei occhi.

Mi giro immediatamente verso Ryan, che sta a pochi banchi di distanza dal mio, mimando un "grazie" con il labiale. Se sono riuscita a evitare una predica e un giudizio negativo, è stato solo grazie a lui.

Dopo aver restituito i compiti a tutti, la professoressa torna alla cattedra, e l'aula si riempie del rumore dei suoi tacchi che battono sul pavimento. Si siede, accavallando le gambe e inizia a spiegare la lezione.

La finestra in fondo alla stanza è spalancata, lasciando entrare il freddo autunnale. Settembre sta ormai per concludersi e il cielo inizia a ingrigirsi. Se prima gli alberi erano adornati solo da qualche foglia scolorita, ora sono completamente spogli, e le loro cortecce assumono un marrone intenso. L'erba ha perso il verde brillante tipico della stagione estiva.

La mia mente, catturata da un'improvvisa distrazione, mi trascina inevitabilmente a riflettere sulla sera precedente. Mi sento come la protagonista di un film d'azione. Quell'uomo... mi chiedo se tornerà a darmi fastidio. I rumori delle moto, gli sguardi avidi di quelle persone, pronte a vedere le ruote graffiare l'asfalto, e poi quegli occhi... i suoi occhi. Iridi colme di odio, intrise di una sete insaziabile di redenzione. I muscoli tesi, le nocche sanguinanti, l'espressione feroce. Ripensandoci, non vorrei mai trovarmi faccia a faccia con quell'Evan. Non era il solito esaltato che parla a vuoto: era un uomo che avvertiva il bisogno di riscattarsi. Le parole che ha usato per difendermi, minacciando quell'altro, sono arrivate al mio cuore come meteore incandescenti, pronte a bruciare ogni parte di me.

Ad un certo punto, una pallina di carta mi colpisce la testa e rimbalza sul mio banco. La prendo e, con delicatezza, ne leggo il contenuto senza spezzare la fragile carta.

«A cosa pensi?» leggo, mi giro verso chi me l'ha lanciata e scopro che è stato proprio Ryan, il quale mi fissa in attesa di un riscontro da parte mia.

Rifletto un po' e dopo aver scritto la mia risposta, gli rimando indietro la pallina di carta, facendo attenzione a non farmi scoprire dalla professoressa.

«Penso che vorrei essere al mare in questo momento.» Poco dopo aver letto il mio pensiero, Ryan sorride e mi lancia un'altra pallina di carta.

«Andiamoci.» Lo guardo confusa, e subito dopo mi lancia un'altra pallina senza darmi il tempo di rispondere.

«Non importa se non è più estate: andiamo a vedere il mare.» Mi giro verso di lui con un ampio sorriso, che lui ricambia subito. L'idea di andare al mare fuori stagione mi entusiasma molto. Inoltre, dopo la pessima serata trascorsa ieri, che ha contribuito a rovinare il mio sonno, una giornata diversa dalle solite potrebbe solo giovarmi. Distrarmi ascoltando il rumore delle onde e respirando l'aria salmastra dell'oceano.

Appena suona la campanella di fine lezione, lasciamo la classe e continuiamo la nostra conversazione davanti al mio armadietto, mentre gli studenti si disperdono nei corridoi.

"Davvero andresti al mare? È quasi autunno" gli chiedo ridacchiando, assicurandomi che la sua proposta sia ancora valida.

"Perché no? Non fa ancora così freddo, siamo pur sempre in California," mi risponde, e non posso che concordare con lui.

"Sai che ti dico: facciamolo," dico decisa, mostrando un ghigno soddisfatto.

"Facciamo cosa?" chiede Olivia, avvicinandosi con curiosità, mentre tiene stretti tra le mani alcuni libri e la cartella appoggiata su una spalla.

"Io e Camellia pensavamo di andare al mare," risponde Ryan.

"Al mare? In autunno?" chiede Olivia, visibilmente sorpresa.

Until spring: a love that bloomsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora