How many secrets can you keep?

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È giunto, purtroppo, il temuto giorno: questa sera dovrò partecipare alla festa di Evan Moore. La sua presenza sembra ormai essersi stabilita come una costante nella mia vita, e il pensiero che, a causa di Olivia, io sia costretta ad accettare questa situazione mi fa ribollire il sangue.

A differenza mia infatti, lei sembra davvero entusiasta mentre si prepara accanto a me. Si applica delicatamente un po' di ombretto sugli occhi e definisce le sue labbra con una matita di una tonalità quasi identica al loro colore naturale. Un tocco di rosa sulle guance e una passata di mascara che le dona ciglia nere e voluminose. Un velo di gloss trasparente sulle labbra, e infine mille spruzzi del suo profumo preferito, che presto inonda la stanza di una fragranza avvolgente.

"Non inizi a prepararti?" mi domanda con aria perplessa. In effetti, dovremmo essere lì tra un'ora, e io non ho nemmeno iniziato a vestirmi; sono ancora comodamente seduta sul letto in pigiama. L'idea di dovermi vestire e preparare per quella festa insensata mi lascia un senso di oppressione sul petto. Preferirei di gran lunga restare a casa, avvolta nel tepore delle mie lenzuola.

"Tra poco mi preparo," rispondo con un sospiro annoiato, mentre scorro distrattamente il dito sullo schermo del telefono. Dopo alcuni minuti, riesco finalmente a trovare la forza di alzarmi e aprire il mio armadio.

Questo no, è troppo corto. Questo è troppo scollato. E questo... no, è troppo appariscente: fantastico, non ho nulla da indossare.

"Non ho la minima idea di cosa mettere," confesso incrociando le braccia sul petto e fissando le ante spalancate, sperando che il vestito perfetto possa magicamente apparire proprio davanti ai miei occhi.

"Lascia fare a me," dice Olivia, alzandosi e avvicinandosi. Scorre velocemente tra gli appendiabiti e infine tira fuori un vecchio vestito nero: un tubino piuttosto aderente con maniche a sbuffo.

"È troppo corto," dico, cercando di prenderlo per riporlo, ma lei è più veloce e lo allontana rapidamente.

"Invece è perfetto per il tuo fisico" riflette squadrandomi attentamente, come se mi stesse scannerizzando.

Senza obiettare, lo prendo dalle sue mani e vado in bagno a provarlo. Appena esco, lei mi osserva con un sorriso soddisfatto.

"Te lo avevo detto, stai divinamente."

"Se lo dici tu," rispondo, avvicinandomi alla sua trousse e prendendo in prestito qualche trucco per rendermi più presentabile: nascondo le occhiaie con un po' di correttore, fisso il tutto con la cipria, coloro le guance di rosso, applico un po' di mascara e un balsamo labbra leggermente rosato.

Indossiamo entrambe dei tacchi: io neri, mentre lei opta per un paio argentati, che si abbinano perfettamente al suo abito in raso verde smeraldo. Quest'oggi sarà mia madre ad accompagnarci alla festa, mentre sarà il padre di Olivia a riportarci a casa.

Ci presentiamo davanti a lei, raggiungendola in cucina, dove è ancora indaffarata a sparecchiare la tavola dopo la cena consumata poco prima. Il suo sguardo si posa su di noi, con un'espressione sognante. "Siete pronte?" ci domanda, sorridendo. Olivia, radiosa, annuisce entusiasta. "Nata pronta," esclama portando la mano alla fronte in un saluto militare, suscitando un risolino sia sulle labbra di mia madre che sulle mie.

"Cam?" mi richiama, notando la mia mancanza di reazione. Annuisco appena, cercando di abbozzare un sorriso tranquillo, ma i miei muscoli facciali sembrano rifiutarsi di collaborare. Tuttavia, come al solito, lei non insiste.

Saliamo in macchina e, mentre osserviamo le luci della città scorrere dai finestrini, noto che Olivia continua a muovere nervosamente la gamba. Appoggio la mia mano sul suo ginocchio per rassicurarla. "Va tutto bene," le dico. La sua espressione si distende, e finalmente smette di muoversi con tanta frenesia.

Until spring: a love that bloomsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora